Una giornata segnata dal desiderio di libertà, dialogo e apertura al cambiamento. Spinte da un profondo senso di giustizia, alcune giovani reggine si sono ritrovate a Seminara per esprimere vicinanza e sostegno alle coetanee vittime di violenza di gruppo. Un momento forte e simbolico, nato dalla volontà di alzare la voce contro ogni forma di abuso e riaffermare il valore del rispetto. L’obiettivo: risvegliare le coscienze, rompere il muro del silenzio e dell’indifferenza. Il network LaC ha seguito e raccontato l’evento come media partner, dando rilievo alla mobilitazione. Questo appuntamento rappresenta solo l’inizio di un percorso: sono infatti previsti altri incontri in diverse città calabresi.

La manifestazione

Ci si è incontrati alle ore 17 presso il monumento commemorativo in onore dei giudici Falcone e Borsellino. Da lì, si è partiti alla volta della piazza antistante il palazzo municipale. Pochissime le presenze delle coetanee e delle famiglie del luogo.

Sul palco, contornate da cartelloni di protesta, le studentesse hanno interpretato monologhi coinvolgenti sul tema della violenza sulle donne ed esposto le proprie idee per contrastare il fenomeno.
«Avendo la stessa età di chi ha subito violenza possiamo immedesimarci e comprenderla meglio – ha affermato Samantha, una delle portavoce delle liceali -. Siamo qui per mostrarle che non è da sola». Le ragazze hanno avuto anche l’appoggio del consiglio studenti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Gli interventi

Il sindaco Giovanni Piccolo ha garantito sostegno alle vittime e ha ribadito: «No a ogni forma di violenza. Ciò che è accaduto non va dimenticato». L’Amministrazione comunale si è costituita parte civile nel processo che, nel primo troncone, ha inflitto pene pesanti (dai cinque ai 13 anni), a sei dei ragazzi coinvolti nello stupro di gruppo.

Il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria Stefano Musolino ha sollecitato una rivoluzione culturale «per recuperare una normalità coraggiosa e uscire dall’isolamento di schemi logori e negativi. La manifestazione ha colto nel segno in un luogo che ha bisogno di queste parole».

Il coraggio di cambiare è stato l’imperativo di Sergio Gaglianese, presidente dell’associazione “La tazzina della legalità”, che ha assicurato di essere presente da domani in poi con concretezza e ha sottolineato che: «Se si vuole un nuovo risveglio, Seminara deve prendersi delle responsabilità. È stato deludente passeggiare per le vie di un paese come se ci fosse il coprifuoco».
Hanno esternato la propria prospettiva sull’argomento i testimoni di giustizia Tiberio Bentivoglio e Raffaele Fazio.

Siria Scarfò ha raccontato la sua storia fatta di abusi da parte di un sacerdote, narrati in un libro, e ha affermato che «gli omertosi sono squallidi complici». Francesca Mallamaci del coordinamento del centro antiviolenza casa rifugio “Angela Morabito” dell’associazione “Piccola opera Papa Giovanni” di Reggio Calabria, ha rimarcato che si tratta di «un fenomeno di natura culturale».

Il giudice del tribunale di Palmi Viviana Piccione ha confermato l’impegno per «contribuire a sostenere le giovani donne nel percorso di denuncia, senza timore e vergogna».

Accorati appelli dal palco sono stati proclamati da Lidia Papisca dell’associazione “Grace”, da Rosanna Scopelliti della fondazione Scopelliti, da Domenica Imbesi di “Libera”. Si è invocata la fiducia nelle istituzioni, offrendo ascolto e pieno supporto alla comunità.

Presenti il sindaco del Comune di Villa San Giovanni Giusy Caminiti e il vicesindaco Ada Pavone; Saveria Cusumano presidente della rete calabrese delle cpo degli avvocati; la garante della salute della Regione Calabria Anna Maria Stanganelli e la garante regionale per i detenuti Giovanna Francesca Russo.
Supporto è stato confermato da Giovanna Roschetti rappresentante del Movimento 5 Stelle per Reggio Calabria e dalla senatrice Tilde Minasi membro della commissione femminicidi e antimafia, la quale ha scandito che «non bisogna più tacere».