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Tranquilli, ci pensa il fondo di riserva a pagare per il confronto tra Occhiuto, Tridico e Toscano. Dal giorno dello strappo del governatore si discute di quanto le traumatiche dimissioni possano incidere sul presente (lo fanno già) e sul futuro dei calabresi. La Calabria è una macchina che si è fermata e dovrà ripartire dopo il 7 ottobre, con tutto ciò che ne consegue.
La sanità è priva di vertici: la vacatio va dal commissariamento inaugurato 15 anni fa alle procedure per la realizzazione dei nuovi ospedali. È lo stesso in molti altri settori: il governatore uscente, per non farsi logorare dall’inchiesta per corruzione in cui è coinvolto, ha anticipato tutti. Lo ha fatto anche per non assecondare la ritrosia dei dirigenti a firmare gli atti.
Inevitabilmente, però, almeno per qualche mese, quella lentezza è diventata paralisi che ha confinato gli atti nel perimetro della gestione ordinaria. Impossibile determinare quanto questo passaggio abbia pesato sulla Calabria in termini di costi: materia da economisti politici.
Il prezzo politico e amministrativo delle elezioni convocate nel mezzo dell’estate resterà forse un’incognita. Di sicuro si sa, invece, quanto pagheranno i calabresi per la tornata del 5 e 6 ottobre: il conto è di 7 milioni di euro da pagare a rate, nel senso che saranno distribuiti su diverse annualità del bilancio regionale.