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Sul lungomare Falcomatà, cuore pulsante del Reggio Calabria Film Festival, il truck del Network LaC ha accolto due ospiti che hanno lasciato il segno nella rassegna: il regista Giulio Donato e l’attore Simone Iorgi, premiati per “Labirinti” come miglior film con il Bergamotto d’Argento 2025. Un riconoscimento che va oltre il valore artistico, perché sancisce la forza di una generazione di giovani calabresi capace di raccontare la propria terra con occhi nuovi.
Il film è una storia di formazione, radicata in Calabria ma universale nei temi. «Labirinti – ha spiegato Donato – vuole mostrare una Calabria lontana dai soliti cliché. Non solo cronaca nera o stereotipi ripetuti, ma i dilemmi veri dei giovani: restare o partire, crescere nella propria terra o cercare altrove la strada. È la vicenda di due ragazzi, Mimmo e Francesco, che vivono l’infanzia insieme fino al momento cruciale delle scelte adulte».
La pellicola è stata girata a Vazzano, paese in provincia di Vibo Valentia da cui proviene la famiglia paterna del regista. Nato a Roma ma cresciuto tra le estati calabresi, Donato ha trasformato osservazioni e ricordi in un racconto cinematografico. «Ho visto cose che volevo restituire al mondo – ha detto – per far capire che questa terra non è solo la narrazione che spesso viene imposta dall’esterno».
Il cuore del film è nell’interpretazione di Simone Iorgi, al suo debutto assoluto. Una scommessa vinta, come ha riconosciuto lo stesso regista: «Simone era alla prima esperienza, ma ha portato autenticità. La sceneggiatura era volutamente scarna, con ampi spazi per l’improvvisazione. Questo ha permesso a lui e agli altri attori di inserire tratti veri, personali, che hanno reso credibile il racconto».
Dal palco del truck, l’attore ha mostrato tutta l’emozione di chi vede realizzarsi un sogno. «È stata una delle esperienze più belle della mia vita – ha detto –. Ho sempre desiderato fare l’attore e grazie a Giulio ho potuto cominciare proprio nella mia terra. Era un sogno e si è trasformato in realtà. Ora vivo a Roma, studio e continuo questo percorso, ma porto dentro l’orgoglio di aver raccontato la Calabria».
La dimensione identitaria attraversa tutta la conversazione. «Il tema – ha aggiunto Iorgi – non è voler scappare da questa terra, ma il problema delle opportunità. Io amo la Calabria, ma spesso offre poche possibilità, soprattutto nel mondo del cinema. Questo film mi ha dato il coraggio di intraprendere la strada fuori, senza rinunciare alle mie radici».
Il percorso di Labirinti non si ferma al festival reggino. Dopo la prima a Venezia nel 2024, il film continua a viaggiare: Lucca, Milano e altri appuntamenti già in programma. «È emozionante – ha detto Donato – tornare in Calabria dopo un anno intenso, con questo riconoscimento che sento speciale. Avevo partecipato già nel 2018 con un cortometraggio, vincendo il premio del pubblico. Reggio Calabria porta bene».
Un premio che assume valore simbolico, perché ottenuto proprio nella terra che ha ispirato la storia. «Spesso i talenti calabresi vengono riconosciuti solo quando tornano da affermati – ha osservato il regista –. Qui invece c’è stata fiducia, ed è un segnale importante».
Non sono mancati aneddoti leggeri, come il ricordo di Iorgi del casting: «Dopo la selezione mi chiamò l’aiuto regista e la prima cosa che mi disse fu: “Non ti tagliare i capelli”. Ho capito che forse avevo qualche possibilità». Una nota di ironia che racconta la freschezza di un progetto nato dal basso e cresciuto con l’entusiasmo di un’intera comunità.
Ed è proprio la comunità uno degli elementi che più hanno sorpreso Donato. «In tanti si aspettavano difficoltà nel girare in Calabria, ma io ho trovato un’accoglienza straordinaria. Persone che non conoscevamo ci hanno aiutato, i ragazzi sono accorsi ai casting da tutta la regione. C’è stata partecipazione, apertura, desiderio di esserci. È la dimostrazione che qui si possono fare cose belle e importanti».