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La corte d’Appello di Reggio Calabria potrà presto contare su una nuova sede in aggiunta a quella storica presso il palazzo dei Tribunali di piazza Castello. Il relativo distretto comprende i circondari dei tribunali ordinari di Locri, Palmi e appunto Reggio Calabria e in esso, unitamente a quello di Catanzaro, si articola l’organizzazione della circoscrizione giudiziaria della Calabria.
Dal nuovo palazzo di Giustizia, che darà risposte alla stringente necessità di ampliamento e miglioramento delle sedi giudiziarie, restano infatti fuori gli uffici della Procura Generale e quelli della Corte d’Appello. Per questo motivo è in corso, in capo alla direzione regionale dell’agenzia del Demanio, un’operazione che contribuirà a sciogliere in parte l’annoso nodo dell’edilizia giudiziaria in città.

Sarà ristrutturato e rifunzionalizzato, con restauro, risanamento conservativo, interventi locali strutturali, adeguamento impiantistico e messa a norma, un immobile storico. Opera di Gino Zani durante il periodo della ricostruzione dopo il terribile sisma del 1908, esso è sito in via Biagio Camagna, nel primo tratto che dalla via Marina risale verso il corso Garibaldi. In questo palazzo sarà allestita una nuova sede della Corte d’appello. Essa darà respiro a quella storica di piazza Castello, con prospettive anche per qualche ufficio facente capo alla Procura.
L’intervento del Demanio
L’Agenzia del Demanio, Direzione Regionale Calabria ha previsto, nel suo piano di razionalizzazione, la realizzazione della nuova sede Corte d’Appello di Reggio Calabria (originariamente al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria), presso immobile demaniale proveniente dalla maxi confisca a Gioacchino Campolo, in qualità di ultimo proprietario. Ha proceduto nell’ambito delle attività volte all’abbattimento dei costi per le locazioni passive della pubblica Amministrazione.
L’intervento rientra tra le azioni di razionalizzazione degli spazi in uso alle Amministrazioni dello Stato attraverso la rifunzionalizzazione di altri immobili di proprietà statale, da destinare al soddisfacimento dell’esigenze allocative delle medesime Amministrazioni statali.
La conclusione positiva della Conferenza dei Servizi

L’iter è ormai avviato. Si è conclusa l’attività istruttoria nell’ambito della Conferenza dei Servizi. Registrati espliciti pareri favorevoli e pareri favorevoli con prescrizioni (del ministero della Cultura Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia). E pure l’assenza dell’espressione di pareri contrari.
Condizioni, valutazioni, osservazioni e prescrizioni indicate nei pareri e determinazioni degli Enti, delle Amministrazioni e dei soggetti privati coinvolti dovranno essere sviluppate nelle successive fasi della progettazione.
La determinazione della direzione regionale dell’agenzia del Demanio della Calabria di conclusione positiva della conferenza dei sevizi, regolarmente pubblicata sull’Albo Pretorio comunale, sostituisce a tutti gli effetti ogni autorizzazione, concessione, nulla osta o atto di assenso comunque denominato di competenza delle Amministrazioni coinvolte. Sono comprese quelle che non si siano espresse direttamente nella predetta Conferenza dei Servizi decisoria. In particolare sostituisce ed accerta la conformità edilizia ed urbanistica, la conformità geomorfologica, archeologica, ambientale e paesaggistica, in merito all’intervento in oggetto ed all’approvazione del relativo progetto definitivo.
Cenni storici
Prima di entrare nel patrimonio poi confiscato di Gioacchino Campolo, l’immobile ha vissuto una sua storia. Con la denominazione di palazzo Trapani-Genoese, esso insiste fin dal principio in uno dei lotti già più prestigiosi della città, prossimo a quello che sarebbe diventato il centro anche amministrativo della città, ossia piazza Vittorio Emanuele II oggi piazza Italia.

Il primo progetto contemplava lo stato di fatto dell’immobile, anteriormente al terribile sisma del 1908, e una prima progettazione del 1915 finalizzata solo alla parziale ricostruzione. Era stata presentata dal marchese Paolo Genoese Zerbi, per conto della moglie, Rachele Trapani ma poi non realizzata. A completare il percorso architettonico si era aggiunto in seguito il progetto definitivo per il palazzo. Sottoposto all’approvazione della Commissione Edilizia nel 1925, questo fu poi il progetto effettivamente realizzato.
Esso ancora oggi appartiene alle prime sperimentazioni in Italia del calcestruzzo armato (beton armè). L’ingegnere Zani, progettista dell’immobile, ne rappresentò un pioniere. Presenta una struttura intelaiata di cemento armato che non si limita alle sole travi e ai soli pilastri ma include anche gli architravi e gli stipiti delle finestre. Fregi, finestre e portone monumentali ne segnano ancora adesso, seppure con evidenti segni di decadimento strutturale, il prestigio e il valore storico e architettonico.
Palazzo dei Tribunali
Gli uffici del Tribunale, prima della costruzione del palazzo dei Tribunali, erano ospitati in via Osanna presso il Convento dei domenicani, dopo il terremoto del 1908 spostati in delle baracche nel centro cittadino.
La realizzazione del Palazzo rientrò nel grande progetto di riqualificazione urbana e di ricostruzione dell’ingegnere Pietro De Nava e fu affidato all’architetto napoletano Paolo Farinelli. Entrò in funzione nel 1926, un anno dopo la sua costruzione. È stato dichiarato bene di interesse storico-artistico dal Ministero nel 2011.
Lo stile architettonico è quello neoclassico e la struttura ha in origine una configurazione a doppia corte. Ciò che subito risalta è l’imponenza del fronte principale e della scalinata principale ad ordine unico sormontata da maestose colonne ioniche. Esse sono poste su un alto basamento che inquadra l’ampio ingresso sormontato da finestroni tripartiti e chiusi da inferriate artistiche. Attualmente il Palazzo, in fase di ristrutturazione dopo il grave incendio del 12 novembre 2020, ospita gli uffici giudicanti della Corte di Appello e della Corte di Assise di Appello.

