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C’è una generazione che ha deciso di non tacere più. Una generazione che sceglie il confronto, che accetta la sfida di guardarsi allo specchio e di riconoscere il dolore, anche quando arriva da un messaggio, una risata, un video condiviso. Lo speciale LaC Eventi, condotto da Elisa Barresi, vicedirettore de ilReggino.it, andato in onda su LaC Tv e ora disponibile su LaC Play, racconta una giornata diversa al Liceo Volta di Reggio Calabria, dove i ragazzi non si sono limitati ad ascoltare: hanno alzato la testa, parlato, riflettuto, reagito.
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Il progetto nazionale Generation Citroën Ami, unica tappa calabrese di un tour promosso da Citroën Italia in collaborazione con l’associazione Bulli Stop, è arrivato in città grazie alla concessionaria Auto Zeta, con il supporto attivo del CEO Alessandro Zagarella. L’iniziativa, nata per parlare ai giovani di educazione stradale e di sicurezza, ha saputo intrecciarsi con una delle tematiche più complesse e urgenti: la lotta al bullismo e al cyberbullismo.
«Non bisogna mai smettere di parlare con i nostri ragazzi» ha spiegato Andrea Marino, marketing manager di Auto Zeta. «Il dialogo è l’unico modo per costruire qualcosa di buono. Noi partiamo dai giovani, perché sono loro il futuro e vanno ascoltati».
Ma al Volta non si è parlato solo. I ragazzi hanno partecipato, reagito, fatto domande, condiviso esperienze. Il contributo di Fulvio La Palma, referente del Centro nazionale contro il bullismo Bulli Stop, ha acceso riflessioni importanti. «Offriamo assistenza legale, psicologica, pedagogica ed educativa gratuita alle vittime. Ma guardiamo anche ai bulli, perché dietro ogni violenza c’è quasi sempre un disagio profondo. Il nostro lavoro è dare strumenti, ascolto e possibilità di cambiamento».
A portare concretezza e coinvolgimento è stata anche l’esperienza di Gabriele Bagalà, giovane driver coinvolto nel test drive dei mezzi Citroën pensati per i 14enni con patentino AM: veicoli leggeri ma dotati di carrozzeria chiusa, simbolo di una mobilità sicura e accessibile. «I ragazzi li preferiscono alle due ruote. E le ragazze ancora di più: cercano protezione, responsabilità, autonomia».
Ma la voce più potente è stata quella dei ragazzi.
Martina Zagari, studentessa del Volta, ha scelto di parlare a nome di tanti: «È stata una giornata istruttiva. Dobbiamo imparare a distaccarci dal modello del bullo. Se iniziamo a fare la differenza, riusciremo a migliorare davvero le cose». Con lei, Sara Vidasi ha sottolineato l’importanza dell’ascolto: «Aiutare chi è in difficoltà, anche solo parlandone con qualcuno, può fare la differenza. A volte gli adulti non capiscono, ma ce ne sono anche tanti che sanno esserci davvero».
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Il confronto è stato diretto, sincero. Bruno Corigliano ha ammesso: «Magari all’inizio avrei riso anche io, ma poi mi sarei corretto. Capire è già un passo avanti». E Matteo Crucitti ha aggiunto: «Le parole fanno male. A volte anche più dei gesti. Bisogna pensarci bene prima di parlare».
Siria Spanò ha toccato un nodo cruciale: la chiusura in sé stessi. «Quando vieni bullizzato, la prima reazione è nascondersi. Anche davanti a chi vuole aiutarti. Ma bisogna trovare la forza di parlarne, e sapere che non si è soli».
Un ruolo centrale lo ha avuto la dirigente scolastica Maria Rosa Monterosso, che ha voluto con forza questo appuntamento al Volta. «La scuola è il primo presidio educativo, ma il bullismo spesso nasce fuori dalle aule. Il nostro compito è insegnare a riconoscere ciò che è giusto e ciò che non lo è, ad ascoltarsi e a manifestare i propri bisogni in modo sano. Questa società, oggi, non aiuta i nostri ragazzi: dobbiamo essere noi adulti i primi a metterci in discussione».
Anche Salvatore Borzacchiello, per Igers Italia, ha sottolineato la responsabilità di chi usa i social per comunicare: «Molti li usano per fare del male. Noi cerchiamo di promuovere bellezza e consapevolezza. Oggi è stato toccante ascoltare il racconto di Bulli Stop: c’è bisogno di rete, sinergia, spazi da aprire insieme».
Dalle parole ai fatti, dalle paure alle reazioni, dallo stigma al supporto reciproco: il messaggio più forte è che insieme si può. Se il bullo isola, il gruppo unito protegge. Se il silenzio ferisce, la parola condivisa guarisce.