venerdì,Aprile 19 2024

Lillo Foti: «Reggina, sono ancora felice per te. Derby col Cosenza del 1999 decisivo. Tornare al Granillo? Vi spiego perché ancora non l’ho fatto»

L’ex massimo dirigente amaranto si è raccontato, in esclusiva, ai nostri microfoni, con un occhio al passato e alle sfide con il Cosenza di Paolo Fabiano Pagliuso

Lillo Foti: «Reggina, sono ancora felice per te. Derby col Cosenza del 1999 decisivo. Tornare al Granillo? Vi spiego perché ancora non l’ho fatto»

di Matteo Occhiuto – Presidenti, per sempre. Lo ha detto Luca Gallo, attuale numero uno della Reggina, in riferimento a coloro che, prima di lui, hanno rivestito la carica di massimo dirigente della Reggina. Uno su tutti, Lillo Foti. Trent’anni con l’amaranto a scandire la propria vita, la propria carriera, le proprie gioie e le proprie sofferenze. Finora, è stato l’unico presidente in grado di condurre Reggio Calabria nell’Olimpo del calcio italiano, la Serie A. Un’esistenza incarnante la voglia di emergere di un popolo, quello reggino, a livello sportivo, sì, ma anche sociale. Un’esistenza che Lillo Foti ha scelto di raccontare ai nostri microfoni. 

Presidente (scegliamo di chiamarlo così, ndr), innanzitutto come sta? Cosa fa oggi?
Sta bene di salute (ride). Continua a divertirsi come ha sempre fatto. Mi ritengo fortunato.
Lillo Foti continua a seguire la Reggina?
Con simpatia, mi fa piacere vederne i risultati positivi e l’entusiasmo che è tornato a crearsi intorno a lei. Mi auguro siano centrati obiettivi ancora più importanti.

Qualche settimana fa, Luca Gallo ha detto che chi è stato Presidente della Reggina, lo rimane per sempre, alludendo anche a lei. Le ha fatto piacere sentire certe parole? Che rapporto ha con lui?
Sicuramente sono stati trent’anni importanti, che ci hanno coinvolto in una storia appassionante. Credo che tutti quanti siamo grati a tutto ciò che c’è stato, anni in cui la Reggina ci ha divertito, fatto sognare e dato un’identità in un contesto sportivo nazionale. Quei successi, con il quasi decennio ai massimi livelli, sono stati una storia importante.

Le manca un po’ essere Presidente della Reggina?
No, guardi, credo di essere arrivato all’addio al momento opportuno, doveva esserci la parola fine. La cosa non mi pesa. Sono molto grato di quello che la Reggina mi ha dato, credo di aver messo a disposizione tutte le mie capacità e le mie forze da tifoso prima e da massimo dirigente poi. È stato un rapporto paritario, non c’è rammarico, solo il piacere di ricordare tante belle cose e aver conosciuto grandi personaggi che mi hanno migliorato. Sono io che dico grazie alla Reggina.

Ha qualche rimpianto? Magari come si sia chiusa quell’avventura?
Il finale è stato umano, in cui la salute ha giocato un ruolo troppo importante. Le cose meno belle, però, vanno dimenticate, ripenso sopratutto alle famosi notti magiche, rivedendo qualche spezzone del passato e la gioia, non solo dei tifosi, ma di tutti gli sportivi. Io credo che la Reggina abbia rappresentato per un decennio l’intera Calabria, con tanti attestati di stima, anche da Cosenza e non solo. 

A proposito di Cosenza e a proposito del  derby in avvicinamento, come descriverebbe il suo amico Paolo Fabiano Pagliuso, suo collega ex Presidente dei rossoblù?
Un grande. Sono amico della famiglia e ho frequentato il papà prima e il figlio dopo. Mi legano a loro tanti episodi. Anche il Cosenza sotto la presidenza Pagliuso credo abbia fatto tanti campionati importanti, sfiorando anche palcoscenici superiori.

Avete vissuto grandi cornici di pubblico, condite anche da problemi di ordine pubblico. Come vivevate quei frangenti?
Sicuramente la tensione fa parte del gioco. Quando ci si confronta con una marea di gente non tutto sempre fila liscio, anche se Reggio ha dimostrato in diversi momenti d’essere un popolo civile e con grande sportività. Questo è stato riconosciuto da più parte anche a livello nazionale, sono stati tantissimi gli apprezzamenti per la calorosità dei nostri fans. Ricordo l’assemblea di Lega all’indomani di Reggina-Verona (lo spareggio perso che condannò gli amaranto alla B), una delle tante sconfitte poco digerite, ma che il pubblico con grande silenzio accettò. Ricordo come le riprese televisive all’epoca trasferirono l’idea di un pubblico composto e dispiaciuto per il risultato.

Dovesse scegliere un suo rappresentante in Lega, sceglierebbe Pagliuso? Se sì, perché?
Pagliuso è un tipo sanguigno, una persona che non ha mezzi termini, abituato a combattere. Sicuramente potrebbe, in un sistema un po’ appiattito, in cui le dinamiche sono legate sopratutto alla finanza, trovare gente con passione e voglia di lottare credo che possa rappresentare un confronto sempre interessante.
Chi avrebbe voluto rubare alla Reggina (al Cosenza) di quegli anni?
Uno che mi faceva impazzire era Urban, che credo abbia segnato a Cosenza un periodo abbastanza felice. Ma ci sono stati diversi calciatori rossoblù che hanno offerto prestazioni importanti. Ciò non significa che chi abbia vestito l’amaranto non lo abbia fatto in maniera altrettanto adeguata.

Il derby che ricorda con più soddisfazione e con più amarezza qual è?Quello più soddisfacente la vittoria del 1999. Era una delle nostre tre finali, oltre a Pescara e Torino, che poi ci condussero in A, una delle cinque partite di Bolchi. Quella vittoria ci diede la sensazione che potessimo realmente andare in massima serie, cosa che poi avvenne. Riguardo il ricordo più amaro, preferisco dimenticare, li ho un pò cancellati. Credo sia più bello sorridere che star lì a rammaricarsi. È il risultato finale che conta, pensiamo alle tante cose positive che la Reggina ha fatto. Da tifoso, per esempio, ricordo ancora uno storico gol di Camozzi negli anni 60, non credo di essere l’unico a ricordarlo.

In cosa oggi Cosenza-Reggina è diverso dai vostri Cosenza-Reggina?
È cambiato il calcio, nel suo complesso. Bisogna dare atto a Gallo e Guarascio di riuscire a mantenere una categoria importante. Sono molto contento dei risultati del Cosenza, che reputo oltre ogni aspettativa, una squadra messa su in pochi giorni dopo il ripescaggio e che sta facendo un gran bene.
Che giudizio date all’attuale proprietà delle “vostre” squadre?
La guardo, come detto, con simpatia. È una squadra classica di categoria, con degli ottimi professionisti. Credo che possa competere in questo campionato, giocandosi delle opportunità, magari negli eventuali playoff.

Chiosa finale: la rivedremo, prima o poi, al Granillo?
Deve scattare qualche molla. Sono stato sempre un uomo molto libero. È una cosa che debbo avvertire dentro. Anche a casa mi rallegro quando la Reggina ottiene risultati importanti. Ma il Granillo mi ricorda tantissima cose belle, la mia curva, tutto quello che si è fatto in quegli anni, il ricordo del timore degli avversari di scendere a fronteggiare i nostri 24-25mila tifosi. È indescrivibile. Sono cose che ti sono rimaste dentro, che ti hanno emozionato e dato tanto. E che, in maniera egoistica, preferisco tenere per me, senza avere la sensazione di trovarti in un posto che non ti trasmetta quella passione che è stata la molla principale di anni storici. 

top