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Una battaglia vinta con la forza del gruppo e il coraggio dei singoli. La Reggina espugna Pompei con determinazione, superando assenze e difficoltà. Decisivo Paolo Grillo, Barranco instancabile, Vesprini e De Felice in crescita. Dietro, l’urlo dei tifosi e la guida indomita di mister Trocini.
Vincere non è mai scontato. Reagire, ancora meno. Ma questa Reggina, la Reggina di Trocini, ha fatto dell’impossibile la propria consuetudine. A Pompei è arrivato un successo pesantissimo, figlio del carattere, dell’unione, della fede assoluta nei propri mezzi e nella propria missione: rincorrere il Siracusa fino all’ultimo respiro.
È stata una battaglia vera. Una di quelle in cui devi sporcarti l’anima, non solo la maglia. E gli amaranto l’hanno fatto. Con assenze pesanti, in un campo ostico, contro una squadra che ha provato a rovinare la festa, ma si è arresa di fronte a un gruppo che sta dando tutto, che sta andando oltre.
Barranco è stato un gigante silenzioso, una presenza che ha retto l’urto di ogni offensiva, un gladiatore che ha lottato fino all’ultimo pallone. Sulla fascia destra difensiva Vesprini, inizialmente imbrigliato, ha trovato la forza di rialzarsi nella ripresa, dimostrando maturità e solidità. De Felice cresce a vista d’occhio: corre, si propone, sempre alla ricerca della giocata.
E poi Paolo Grillo, l’uomo del destino. Entra, segna, corre sotto il settore amaranto con un urlo che racconta più di mille parole. Quel gol è un inno d’amore a questa maglia, un’esplosione di gioia che abbraccia tutta Reggio. Il Pompei aveva trovato un pari beffardo, nato da un’unica vera disattenzione. Ma la Reggina non ha tremato. Ha stretto i denti, ha lottato. Ha vinto. Come solo le squadre vere sanno fare.
In curva, 300 cuori amaranto. Mille chilometri in un giorno. Nove ore di viaggio. Fianco a fianco con i fratelli salernitani. Un popolo che canta, che sogna, che crede. Una cornice di passione che emoziona e trascina. Un pezzo di Reggio in terra campana. E al centro di tutto, mister Trocini. Un comandante fiero, deciso, instancabile. Ha plasmato un gruppo che non conosce resa, che combatte come una famiglia. Lo seguono tutti, perché in lui vedono il riflesso della loro stessa voglia di vincere. Di riportare la Reggina dove merita.
La lotta continua. Ma se è vero che il calcio è fatto di uomini prima che di numeri, allora questa Reggina ha già vinto. Perché ha riscoperto l’orgoglio, ha acceso la speranza, ha ridato voce a una città intera. Reggio Calabria lo sa, e lo urla forte: grazie Reggina, grazie uomini veri.