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È scomparso Kim Hughes, il gigante buono del basket neroarancio, il numero 8 della Cestistica Piero Viola che ha scritto pagine indimenticabili della storia cestistica reggina.
La notizia, diffusa da RAC Reggioacanestro.it, ha scosso l’intero mondo del basket calabrese. Hughes, centro mancino di 211 centimetri, è stato uno dei giocatori più impattanti e amati della Viola: un campione di tecnica sopraffina, fisicità devastante e spirito da uomo squadra.
Prima di arrivare in Italia, la sua carriera era già leggenda: 45ª scelta al Draft NBA 1974, sei stagioni nella lega più prestigiosa del mondo e un titolo ABA conquistato al fianco del mitico Doctor J, Julius Erving. Nel 1981 approdò in Italia, dove vinse uno scudetto con Roma, prima di legare indissolubilmente il suo nome a Reggio Calabria.
Con la maglia neroarancio restò cinque anni, totalizzando cifre da Hall of Fame: 4.325 punti, 17,7 di media, con il 62% al tiro da due e l’82% ai liberi. Numeri che però non raccontano fino in fondo il rapporto speciale costruito con la città: Hughes si innamorò di Reggio, della sua “America” fatta di Via Marina, Bronzi di Riace e Castello Aragonese, vissuti spesso in compagnia del compagno di squadra e di vita C.J. Kupec.
Terminata la carriera da giocatore, intraprese quella da allenatore, arrivando fino in NBA, dove sedette sulla panchina dei Los Angeles Clippers guidando campioni come Chris Paul e Blake Griffin. Poi tornò ancora una volta a Reggio, per dare un contributo al basket della sua seconda casa.
La sua avventura neroarancio nacque da una missione impossibile: il Giudice Viola, Mario Monastero e Benvenuti volarono fino a Denver per convincere quel talento, conteso anche da Knicks e Nuggets, a scegliere Reggio. E lui scelse la Viola. Oggi la città lo saluta con gratitudine e commozione. Alla moglie Christy, ai figli e agli amici, l’abbraccio di Reggio intera.