Il 6 giugno rappresenta la scadenza decisiva per l’iscrizione ai prossimi campionati, ma molte società navigano a vista. Tra penalità, esclusioni e bilanci in affanno, il calcio italiano si scopre sempre più debole. Anche la Reggina osserva da vicino, tra speranze di ripescaggio e un contesto che resta nebuloso.

Il calcio italiano si avvicina a uno dei suoi snodi più delicati: il 6 giugno, termine entro il quale le società dovranno depositare la documentazione necessaria per iscriversi ai campionati 2025/26. Una data diventata ormai uno spartiacque, ogni anno più drammatico, tra chi resta in piedi e chi rischia il baratro.

Le difficoltà economiche non risparmiano nessuno: si va dalle piazze storiche della Serie C fino alle retrocesse dalla B, passando per club blasonati che faticano a sopravvivere. Debiti fuori controllo, gestioni opache e risorse sempre più scarse sono diventati elementi ricorrenti di un copione che si ripete ogni estate.

Il termine “calcio”, oggi, sembra sempre più scollegato dalla realtà gestionale delle sue società. Il sistema si trascina tra penalizzazioni, deroghe, proroghe e salvataggi dell’ultima ora, mentre i tifosi restano ostaggi di una macchina inceppata che produce incertezza, delusione e precarietà.

In questi giorni si susseguono voci, comunicati ufficiali e smentite. C’è chi attende un acquirente, chi spera in un prestito provvidenziale, chi chiede tempo per sistemare conti che non tornano più. Ma il tempo, ora, è davvero agli sgoccioli.

La Triestina è già stata colpita da una penalizzazione, la Lucchese versa nel caos, il Messina dovrà scontare ben 14 punti nella prossima stagione tra penalità dirette e indirette. Nel frattempo, il calcio è già sparito a stagione in corso in alcune piazze: Taranto e Turris sono state estromesse dai rispettivi campionati e cancellate dalla geografia del professionismo nel giro di poche settimane.

Anche il Foggia si trova in una situazione delicata. Dopo una stagione travagliata, culminata con la salvezza ai playout, il club ha affrontato numerose difficoltà sia tecniche che societarie. Il presidente Nicola Canonico, nonostante l’annuncio di voler cedere la società, ha confermato l’iscrizione al prossimo campionato di Serie C, definendola un “gesto d’amore” verso la città. Inoltre, il Foggia è in attesa di una decisione del Tribunale Federale Nazionale riguardo a una possibile penalizzazione, con l’udienza prevista per il 19 giugno.

E ancora: ci sono club come Brescia e Cosenza, retrocesse dalla Serie B, su cui aleggia un clima di instabilità. Le società sono operative, ma le criticità economiche e gestionali restano sotto la lente d’ingrandimento della Covisoc.

In questo scenario incerto, la Reggina resta vigile. Dopo una stagione giocata in Serie D, il club amaranto guarda con attenzione all’evolversi del quadro generale.

Al momento, la Reggina figura al quinto posto nella graduatoria ufficiale dei ripescaggi, ma solo un numero consistente di esclusioni potrebbe realmente spalancare le porte del professionismo. Il club, però, è pronto: struttura solida, proprietà presente, città calorosa.

I prossimi giorni saranno decisivi per la Reggina: tutto dipenderà da quante società riusciranno a completare correttamente l’iscrizione e da quante verranno bocciate dalla Covisoc, che dal 9 esaminerà con rigore ogni documentazione. Solo dopo questo passaggio la Reggina potrà capire se ci sarà spazio concreto per un eventuale. Il calcio italiano è di nuovo sull’orlo di una crisi strutturale. Il sistema mostra le stesse fragilità di sempre: assenza di progettualità, controlli inefficaci, normative elastiche solo per chi può permetterselo.

Mentre i club arrancano tra le scartoffie, il rischio è che intere comunità perdano la loro squadra, la loro bandiera, la loro identità.

Servirebbero riforme profonde, regole chiare e sostenibilità reale. Ma intanto, ancora una volta, ci si affida al caso, alle esclusioni, ai tribunali sportivi. Il futuro del calcio italiano resta tutto da scrivere.