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Il lungomare Falcomatà, con il suo respiro di mare e la sua capacità di farsi agorà della città, ha ospitato una testimonianza che va oltre il perimetro di un’intervista. Sul truck del Network LaC, Mimmo Praticò ha aperto il cuore, mescolando ai nostri microfoni il racconto di una vita dedicata allo sport con la sua nuova missione di uomo impegnato nel sociale. Una parabola che non è solo personale, ma che parla a un’intera comunità.
Oggi Praticò guida il progetto Sport e Sociale dei Lions Club, un’iniziativa che lega i valori della pratica sportiva alla necessità di non lasciare soli i più fragili. «Con l’opportunità offerta dalla collaborazione tra i Lions, il Festival Scirubetta e l’associazione Rete Sociale – ha detto – abbiamo fatto qualcosa che ci riempie il cuore. Viviamo in un tempo in cui si corre senza sapere dove si vuole arrivare. Fermarsi a riflettere sui problemi seri della vita, anche attraverso lo sport, è ossigeno. Ci dà la forza di non abbandonare la strada del sociale, che io chiamo fango sociale, perché intorno a noi c’è un bisogno enorme, spesso invisibile».
La giornata ha avuto un filo conduttore speciale: l’incontro con CasaPaese di Cicala, il borgo calabrese diventato modello europeo nella cura delle persone affette da demenze. Una realtà capace di trasformare la malattia in una condizione condivisa, restituendo dignità e senso di appartenenza. «Quando siamo andati a Cicala – ha ricordato Praticò – non siamo rimasti solo colpiti, siamo stati toccati nell’anima. Era impossibile restare indifferenti. Ci siamo sentiti debitori, con la necessità di fare qualcosa. Oggi abbiamo compiuto un primo passo, ma deve essere un punto di partenza. Il sogno è che anche Reggio Calabria possa avere una CasaPaese, perché il bisogno è evidente e cresce ogni giorno».
Il racconto si è fatto ancora più intimo quando il Presidente Praticò ha intrecciato la dimensione pubblica con quella personale. Ha parlato del padre, colpito dal Parkinson, e della madre, che ha affrontato l’Alzheimer. Una storia di dolore che ha segnato profondamente la sua famiglia. «Mia sorella ha dormito dieci anni accanto a nostra madre. Non c’erano cure, non c’erano farmaci in grado di fermare il declino. Al cancro, in tanti casi, oggi si trova una soluzione. All’Alzheimer siamo ancora all’età della pietra. È devastante avere davanti chi ti ha dato la vita e non poter più comunicare. Ti senti inutile, parli e non ottieni risposta, come se la tua voce si perdesse nel vuoto».
Parole che non sono semplici ricordi, ma un atto di denuncia e di speranza insieme. L’Italia è un Paese che invecchia e con l’allungamento della vita crescono anche i casi di Alzheimer e Parkinson. Malattie che non colpiscono solo chi ne è affetto, ma l’intero nucleo familiare. «Un malato in casa – ha detto – fa soffrire tutta la famiglia. A Cicala ho visto che è possibile creare un afflato, un legame che restituisce normalità. È una lezione da cui dobbiamo imparare».
Da qui il legame con lo sport, non come semplice attività fisica ma come strumento di comunità e di resilienza. «Lo sport – ha spiegato – rallenta lo stato della malattia, migliora la qualità della vita, ma soprattutto unisce. Noi Lions, in Calabria, siamo più di 1500 soci. Il nostro distretto con Basilicata e Campania ne conta 3000. Immaginate questa rete: se ognuno donasse un euro al mese, raccoglieremmo 36mila euro all’anno. Non risolveremmo i problemi del mondo, ma daremmo un segnale concreto e faremmo riflettere. Perché le gocce, quando si uniscono, fanno il mare».
Il ragionamento si allarga e si intreccia con la filosofia di una vita. Praticò ha ribadito che la sua presenza non serve quando tutto funziona, ma quando ci sono difficoltà. «Quando lo sport va a gonfie vele, non ha bisogno di me. Io ci sono quando bisogna dare forza, quando serve vicinanza. È sempre stato così». Una visione che spiega perché il suo nome, per decenni, sia stato legato allo sport reggino e oggi sia associato a battaglie di civiltà.
Sul truck di LaC non c’è stata retorica, ma una testimonianza vera, sinceraa, che ha alternato memoria, dolore, speranza e impegno. «Mi sento dentro di poter trasmettere con serenità ma anche con il cuore in mano ciò che vivo ogni giorno. Vedo tanta miseria culturale attorno a noi, e proprio per questo credo che servano messaggi forti, che scuotano le coscienze».
Il progetto Lions, nelle parole di Praticò, diventa allora molto più di un programma associativo: è una chiamata alla responsabilità collettiva. Lo sport come argine al degrado, la solidarietà come allenamento alla vita, la convinzione che anche da un piccolo gesto possa nascere un cambiamento. Reggio Calabria, con la sua storia e le sue fragilità, ha bisogno di credere in questa possibilità. E figure come Mimmo Praticò, capaci di legare esperienze personali e impegno pubblico, ricordano che nessuna comunità cresce se lascia indietro i più deboli.