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Rigenerare i luoghi per governare i cambiamenti climatici già in atto e contribuire a contrastare gli effetti devastanti che produrrebbero in assenza di interventi e correttivi. Impegni che interrogano non da ora l’Ance, associazione nazionale Costruttori Edili.
La riduzione del consumo del suolo, della cementificazione e dell’asfalto, la creazione e la tutela di aree verdi, la salvaguarda della risorsa idrica. Questo sono solo alcuni dei punti chiave di una riflessione che ha avuto Reggio Calabria come laboratorio e come fucina di uno strumento di analisi e proiezione, flessibile e utile per prevenire e orientare la futura progettazione. Questo è ReKap, un atlante strutturato in 3 sezioni Know (conoscere), Act (agire), Project (progettare), frutto del percorso condiviso con Ance Reggio Calabria dal laboratorio AbitaLab del dipartimento di Architettura e Territorio dell’Università Mediterranea.
Un’attività di divulgazione e disseminazione pioniera in Italia, presentata in occasione della due giorni promossa da Ance Reggio sulla terrazza del Museo a Reggio Calabria e conclusasi stamattina.
La sinergia con la Mediterranea
«Il nostro posizionamento sul tema della rigenerazione urbana e sulle connesse tematiche della transizione digitale, ecologica ed energetica ha individuato come sua declinazione il rapporto sinergico con l’università Mediterranea. Frutto di questa sinergia è ReKap, uno studio scientifico sul Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato lo scorso dicembre, redatto dall’università in stretta collaborazione con Ance Reggio Calabria.
Si tratta di un atlante sui piani di adattamento climatico che, nel segno dell’atto rigenerativo e della sua capacità moltiplicativa di effetti, con un approccio scientifico, non solo proietta le nostre città nei decenni prossimi ma traduce questo principio flessibile di adattamento nella pianificazione urbana, nelle politiche territoriali, nella programmazione strategica delle città moderne del futuro. Si tratta di studi che guardano oltre il 2026, termine segnato dal Pnrr, per fornire ai territori uno strumento da declinare con le proprie specificità». Così ha spiegato Michele Laganà, presidente di Ance Reggio Calabria.
ReKap, l’atlante dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici
«Il tema delle costruzioni – ha spiegato la neo direttrice del dipartimento di Architettura e Territorio della Mediterranea di Reggio Calabria, Consuelo Nava – sembra quasi antitetico rispetto alle questioni ambientali, al concetto di adattamento climatico, al consumo del suolo, alla tecnologia con la capacità di dare risposta in un’epoca di grandi sfide lanciate a livello globale e anche locale. Le città sono, invece, chiamate a rispondere in maniera importante e incisiva attraverso le azioni di trasformazione urbana, quindi di rigenerazione. Questa due giorni di Ance ha messo in comunicazione, con un simposio ieri e una tavola rotonda oggi, la componente tecnico-scientifica e quella politica. Ha così coinvolto tutti gli attori della filiera delle costruzioni.

In questa occasione abbiamo presentato Repak, elaborato dietro sollecitazione di Ance Reggio dal gruppo di studenti molto promettenti di Abitalab della Mediterranea, laboratorio universitario di cui mi fregio di essere responsabile scientifica. Ci è stato chiesto di ragionare su come la rigenerazione urbana possa declinarsi in scenari di cambiamenti climatici e in tutte quelle azioni di adattamento e anche mitigazione che necessitano e sono urgenti. Tutti gli attori, cittadini, imprese di costruzione, progettisti, enti che hanno la governance attraverso le misure soft del piano di adattamento, sono chiamati a rispondere con grande consapevolezza e con grande capacità di visione del futuro perché si chiede di immaginare come saranno le nostre città nel 2030, nel 2050, 2080 e, per noi che siamo una città di Costa, anche nel 2150. Una grande sfida.
Il multi rischio che c’è in una città viene dai fattori di vulnerabilità climatica e sismica. C’è, quindi, una complessità di temi da affrontare. Questo è il periodo in cui a livello europeo e a livello internazionale si sta ragionando su modelli di simulazione. Abitalab ha esperienza a livello digitale di questi modelli ha fatto questo atlante che nato a Reggio, sta diventando un punto di riferimento nazionale. Lo presenteremo, così è stata annunciato dai senatori reggini Irto e Minasi, anche al Senato insieme ad Ance. Io penso che Reggio Calabria e la sua università Mediterranea stiano assumendo protagonismo in questa sfida assolutamente attuale e urgente». Così la neo direttrice del dipartimento di Architettura e Territorio della Mediterranea di Reggio Calabria, Consuelo Nava.
La rigenerazione urbana e il Mezzogiorno
«Questa esperienza a Reggio Calabria è stata davvero molto interessante. Siamo nel Mezzogiorno, che è anche il mio territorio di origine, davvero carico di sfide. Il tema della rigenerazione urbana si rivela dunque centrale e strategico perché mentre abbiamo un inverno demografico registriamo anche un’estate climatica». Così Federica Brancaccio, presidente nazionale Ance.
«Le nostre città devono tornare ad essere attrattive per i giovani. Devono, dunque, essere compatibili con il cambiamento climatico e con una società che cambia velocemente e che sta espellendo tutti i suoi giovani. Affrontare questa emergenza aiuterà l’ambiente e l’economia. Noi costruttori ci siamo candidati da anni a non essere più quelli che una volta venivano chiamati cementificatori. Siamo coloro che, attraverso interventi di rigenerazione urbana, di modernizzazione delle nostre città favoriscono occasioni di crescita sociale, economica ed ambientale. Questa è la sfida del futuro.
Questa, dunque, la sfida del futuro legata a doppio filo con la necessità di svecchiamento del quadro normativo risalente ad un’epoca in cui ancora le Regioni non erano state istituite, ossia il 1942. Un quadro regolatorio anacronistico e incompatibile. Regole ammodernate saranno di grande supporto alle amministrazioni locali chiamate a rispondere ai bisogni dei cittadini degli anni 2020, 2030, 2040 e 2050. Tra le priorità c’è la previsione di flessibilità delle funzioni quindi delle destinazioni d’uso. La società cambia così velocemente che non è più compatibile con delle rigide regole estetiche. Se oggi c’è bisogno di costruire una scuola, per esempio, tra cinque anni ci sarà bisogno che quella scuola diventi qualcos’altro. Tale flessibilità prevede un grande patto di fiducia tra Governo centrale Amministrazioni territoriali e classe imprenditoriale». Così Federica Brancaccio, presidente nazionale Ance.
L’impegno del Governo
«Il Governo – ha sottolineato Vannia Gava, viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica collegata da remoto – è impegnato sul fronte della tutela delle risorse idriche con uno stanziamento di tre miliardi di euro e su quello del dissesto idrogeologico per il quale, unitamente ai finanziamenti annuali che vengono dati alle Regioni, è in corso una programmazione di oltre un miliardo di euro. Abbiamo predisposto anche delle norme per accelerare la messa a terra di questi interventi per assicurare così la loro realizzazione.
A livello europeo, proprio la settimana scorsa ho chiesto di istituire un fondo comunitario per la messa in sicurezza sulla resilienza idrica per affrontare anche in modo sinergico e integrato la questione. Un mese fa con la cabina di regia sulla siccità abbiamo deliberato novecentocinquanta milioni per la sicurezza del settore idrico. Come ministero dell’Ambiente abbiamo lavorato a un decreto che dovrebbe semplificare le operazioni di dragaggio degli invasi, sempre per accelerare le operazioni. Altro provvedimento riguarda il riutilizzo delle acque reflue depurate. Stiamo lavorando su più fronti e anche con più ministeri». Così da remoto, Vannia Gava, viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Un patto per agire insieme
«Sono stati due giorni di grande confronto e concretezza. La sfida sui cambiamenti climatici va combattuta e vinta attraverso la rigenerazione urbana, attraverso il nuovo modo di interpretare gli spazi in una città e le esigenze di una comunità e di un territorio. È, però, una sfida che non può riguardare soltanto le pubbliche amministrazioni. Dobbiamo avviare, e questa è l’occasione propizia per lanciare questa proposta, un nuovo patto, una nuova sinergia volta a affrontare i cambiamenti climatici insieme. Nelle nostre città riorganizzare gli spazi urbani non coinvolge solo le amministrazioni ma deve riguardare anche gli imprenditori, i costruttori edili, le associazioni di categoria, gli ordini professionali, insomma tutti coloro che anche singolarmente hanno una responsabilità rispetto a questo percorso. La strada è unica e comune e ognuno la deve percorrere nel rispetto delle proprie prerogative e competenze, nella piena consapevolezza che il dialogo interistituzionale non può mancare. La conservazione della bellezze dei nostri territori resta la bussola come anche la consapevolezza che le città cambiano e si evolvono. Noi dobbiamo essere interpreti di questo cambiamento». Così Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria.
Il rigenerazione urbana per governare tutte le transizioni
«Il grande processo di trasformazione delle città è una grande opportunità quella che abbiamo attraverso i fondi del Pnrr e anche le altre misure che riguardano il piano Coesione e sviluppo, le Periferie. Tutte sono risorse utili per contrastare e governare soprattutto i cambiamenti climatici. La rigenerazione urbana non è una nuova categoria di lavoro edilizio ma è un processo complesso che riguarda l’intera città o porzioni di esse, anche quando interviene su porzioni di esse o su aspetti particolari come può essere l’adattamento climatico. Tutto questo non può avvenire al di fuori di un disegno e di una visione sul futuro della città.
La rigenerazione urbana è, dunque, lo strumento di cui possiamo disporre oggi per superare la logica degli interventi settoriali che hanno caratterizzato per larga parte le politiche pubbliche nel nostro paese. Non occorre più distinguere tra la transizione ecologica, quell’ambientale e quell’energetica ma occorre avere un’idea di futuro per le città che tenga insieme il governo di tutte queste transizioni per fare in modo che siano coerenti e ci restituiscano una città più degna di essere abitata e vissuta e in grado di affrontare le trasformazioni che ancora ci impegnano
I cittadini non chiedono programmi stellari ma chiedono miglioramenti possibili lasciando indietro le logiche della segmentazione per perseguire una coerenza fra tutti gli interventi in cui convergano gli obiettivi. I cittadini chiedono che sia migliorata la qualità della vita all’interno delle città, che siano assicurati i servizi e che si possa pensare di avere delle città più in salute, più vivibili e più vivaci». Così Ledo Prato, segretario generale dell’associazione Mecenate 90.