Tutti gli articoli di Ambiente
PHOTO
Il dibattito sul Ponte sullo Stretto di Messina entra sempre più nel vivo e trova a Villa San Giovanni uno dei punti nevralgici. La città calabrese, crocevia obbligato dei flussi di traffico tra le due sponde, è al centro di scelte che segneranno il futuro non solo della comunità locale ma dell’intero Mezzogiorno. Se n’è discusso nella puntata odierna di Dentro la Notizia, in onda su LaC Tv, condotta dal giornalista Pier Paolo Cambareri con gli interventi in diretta da Villa San Giovanni della giornalista e vicedirettrice de ilReggino.it Elisa Barresi. Ospiti della puntata la sindaca Giusy Caminiti e il professore Corrado Rindone, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria ed esperto di sistemi di trasporto.
La sindaca ha ribadito con fermezza la posizione dell’amministrazione comunale. «Sono i 135 milioni di euro che abbiamo richiesto come opere preliminari e prescrittive all’apertura del cantiere. Chiediamo il potenziamento della rete fognaria, l’efficientamento della rete idrica, il monitoraggio ambientale extra legge e la realizzazione di una viabilità alternativa. Se il cantiere aprisse oggi, a condizioni date, significherebbe cancellare la città di Villa San Giovanni».
Un allarme che si lega al peso già oggi insostenibile del traffico: «Questa è una città che ogni anno vede passare due milioni e mezzo di mezzi, tra leggeri e pesanti, da e per la Sicilia. Il progetto prevede un camion ogni otto minuti per sedici ore al giorno. Villa non può sopravvivere a un impatto del genere, non possono sopravvivere i villesi. Non è solo un problema di espropriandi, ma di tredicimila abitanti che rischiano di perdere la vivibilità del territorio».
La prima cittadina ha poi richiamato l’attenzione sulle verifiche in corso: «L’efficacia della delibera Cipes e dell’accordo sottoscritto ad agosto con il MIT, RFI, Anas e la società Stretto di Messina è oggi sottoposta alla Corte dei Conti. La Corte si è espressa entrando nel merito di tante questioni da noi evidenziate: legittimità procedurale, stime dei flussi di traffico, aspetti ambientali, necessità di una deroga europea, quadro economico. Se la Corte chiede approfondimenti, significa che c’è qualcosa da chiarire».
Accanto all’analisi politica, l’intervento del professore Rindone ha spostato il baricentro sul piano tecnico-scientifico: «L’opera dovrebbe essere parte di un corridoio che arriva da Helsinki a Palermo, ha quindi una rilevanza europea. Io la vedo come un pezzo dell’alta velocità. È fondamentale però affrontare il tema dei piani urbani della mobilità sostenibile, che l’Unione europea impone per i nodi dei corridoi TEN-T. Reggio Calabria e Messina hanno piani singoli, ma non esiste ancora un piano integrato che pensi a queste due città come a un’unica area metropolitana».
Il docente ha insistito sulla necessità di strumenti adeguati: «Serve un supporto tecnico-scientifico forte, che le università hanno più volte offerto. Abbiamo a disposizione strumenti come il regolamento europeo del 2024 e i fondi del Connecting Europe Facilities. Non si può aprire un intervento di questa portata senza analisi trasportistiche, studi ambientali, idraulici, sismologici. È come affrontare un’operazione chirurgica senza esami preliminari».
Sul tema dei finanziamenti, la sindaca Caminiti ha confermato che «il 2% dei fondi deve essere destinato a opere complementari. Salvini non le chiama più compensative, ma poco cambia: ciò che conta è che vengano realizzati quegli studi e quelle opere che servono comunque alla città, con o senza ponte. Dal 2003 Villa e Messina hanno il bollino di emergenza ambientale. Come si può pensare di aprire un cantiere senza tenere conto di tutto questo?». La sindaca ha rivendicato anche alcuni risultati ottenuti: «Due garanzie importanti le abbiamo già strappate. La prima riguarda gli espropri: almeno fino al 2027, 400 cittadini di Villa non subiranno lo sgombero delle loro case. La seconda è che non ci saranno più prime pietre inutili: la prima pietra sarà l’inizio delle opere preliminari, non di cantieri lasciati a metà come l’Ecomostro della variante di Cannitello. È una garanzia di prudenza e un risultato per le nostre città».
Dal canto suo, Rindone ha sollevato il rischio dell’ennesima incompiuta: «La storia italiana è segnata da grandi opere iniziate e mai concluse. Per evitarlo, servono quelle analisi che danno sostanza e che consentono di superare gli ostacoli. Anche i dati sul traffico sono vecchi: quindici anni fa abbiamo registrato 22mila persone che attraversavano lo Stretto, di cui solo 5mila tra Reggio e Messina. Oggi, con le nuove tecnologie, possiamo tracciare i movimenti in modo preciso e aggiornato. Perché non farlo?».
Il docente ha inoltre richiamato l’attenzione sul rapporto con le opere ferroviarie: «Alta velocità e ponte non sono fatti sconnessi, anzi. In Calabria e Sicilia sono stati già programmati investimenti per oltre 50 miliardi di euro. È impensabile non destinare una parte minima di queste risorse agli studi che servono a garantire benefici concreti per i cittadini e a valutare l’impatto reale della nuova infrastruttura».
Il quadro che emerge dalla puntata di Dentro la Notizia è complesso e sfaccettato. Da un lato le preoccupazioni di una comunità che teme di essere schiacciata dal peso di un cantiere colossale, dall’altro la necessità di una visione integrata che sappia legare sviluppo infrastrutturale, sostenibilità ambientale e vivibilità urbana. In questo scenario, Villa San Giovanni appare come la vera cartina di tornasole: «Siamo stati per sessant’anni punto di transito – ha concluso Caminiti – ora rischiamo addirittura di essere cancellati dal transito. Il nostro compito è difendere la città, con la consapevolezza che senza opere preliminari Villa non può sopravvivere».
La sfida del Ponte sullo Stretto resta dunque aperta: un’opera simbolo, capace di suscitare speranze e timori, che oggi più che mai ha bisogno di chiarezza, di studi seri e di garanzie concrete per trasformarsi da sogno in realtà.
Rivedi la puntata su LaC Play (titolo h2 corsivo ad inizio e fine testo) con link: