L'amore che vive oltre la vita: anche una strada per ricordare Benedetta Nieddu, la giovane di Reggio Calabria prematuramente scomparsa nel 2012. Una cerimonia di intitolazione piena di emozioni e significato.

Da oggi Benedetta Nieddu del Rio sarà il nome della strada che a Reggio Calabria conduce alla Casa dove giovani cercano la loro di strada, tracciando percorsi di speranza e di riscatto da trascorsi difficili e tormentati.

La memoria che interra semi con pazienza e lungimiranza genera, infatti, una raccolta ricca di amore e speranza. Nel percorso virtuoso che da diversi anni unisce l’associazione Abakhi (dalla lingua zulu Costruttori) e la fondazione Benedetta è la vita di Reggio Calabria, quella di oggi è un’altra giornata di raccolta piena di emozioni.

In piena pandemia, nell’estate del 2020, da un fitto intreccio tra memoria, accoglienza e speranza, veniva inaugurata Casa di Benedetta, fino al 2023 una comunità residenziale socio-educativa per minori a rischio devianza e da gennaio 2024 comunità penale per minori provenienti dal circuito della Giustizia Minorile di tutta Italia.

Un luogo di nuove occasioni e di rinascita legato strettamente alla memoria di una giovane donna che oggi avrebbe avuto 29 anni se un male non l’avesse prematuramente portata via nel 2012, Benedetta Nieddu del Rio.

La fondazione Benedetta è la vita, istituita dai genitori in sua memoria, è stata, unitamente a tante altre realtà del territorio, ed è la principale sostenitrice del progetto e compagna di viaggio di chi abita la Casa dove giovani ricominciano e riprogettano la loro vita, conquistando un presente capace di futuro, imparando dal passato.

La fondazione è animata da mamma Carmela e papà Costantino che hanno saputo, con straordinarie forza e dedizione, trasformare il dolore più grande nei più grandi atti di amore verso il prossimo, avviando progetti di sostegno e inclusione dei più fragili e vulnerabili come questo. Hanno contribuito con la loro opera ad accrescere il bene nella nostra città.

La strada che da Cardinale Portanova conduce alle scale colorate di Casa di Benedetta, da oggi reca proprio il nome della giovane. Una strada lungo la quale, pur non mancando la luce di una memoria viva e gioiosa come quella che mamma Carmela e papà Costantino tramandano con azioni concrete di solidarietà sul territorio, resta ancora in attesa di illuminazione pubblica.

La cerimonia di scopertura della targa ha rappresentato, dunque, la tappa di un percorso da tempo condiviso e destinato a durare e a seminare ancora. Essa rientra nel ciclo di intitolazioni che la commissione Toponomastica del Comune di Reggio sta promuovendo, nel segno della «riscoperta del senso di comunità alimentato proprio da cittadini e cittadine la cui memoria non è solo un ricordo intimo ma diventa patrimonio collettivo», ha sottolineato Domenico Cappellano, presidente della commissione Toponomastica del comune di Reggio Calabria.

Durante la cerimonia di intitolazione della strada a Benedetta Nieddu del Rio, familiari, istituzioni e operatori sociali hanno condiviso parole dense di emozione, restituendo il senso profondo di una comunità che si ritrova.

Carmela Cimino, mamma di Benedetta e presidente della fondazione Benedetta è la vita:
«È stato un momento molto intenso che concludere una sorta di percorso. Questa è la strada che conduce alla Casa di Benedetta dove i ragazzi che vi arrivano sono già stati salvati, dovendo adesso loro tracciare una esistenza diversa dal passato. Ecco che Benedetta può diventare fonte di quella speranza e di quella luce di cui ha fatto dono ai noi nella sua breve ma intensa esistenza con la sua gioia e la sua voglia di vivere, nonostante la malattia. “Benedetta, testimone di speranza e portatrice di luce, ha cercato sempre la bellezza anche nei giorni più difficili”. Leggendo questa frase e percorrendo questa strada altri giovani potranno essere raggiunti da questa luce e da questa speranza, e con loro speriamo tutta la comunità in cui Benedetta è cresciuta».

Costantino Nieddu del Rio, papà di Benedetta:
«Sono in stato avanzato le trattative con i Padri Monfortani dopo le quali Casa di Benedetta sarà dell’associazione Abakhi. Anche noi, come Fondazione Benedetta È la Vita, sosterremo questo passaggio. Un’operazione che si allinea con il progetto del campus universitario della Mediterranea che sorgerà nel resto dell’ampio complesso dei padri Monfortani.  Un bellissimo progetto di uno studentato moderno per i ragazzi dell’Università. Questa strada oggi intitolata a Benedetta diventerà il passaggio per far arrivare i ragazzi dell’Università al loro studentato. Ed è bello pensare che, attraversando questa strada e guardando quella targa, e ciò che è stato scritto in quella targa nel ricordo di Benedetta, il ricordo di mia figlia possa essere una speranza in più per il loro futuro».

Alessandro Cartisano, coordinatore di Casa di Benedetta e presidente dell’associazione Abakhi:
«Oggi coniughiamo tre luoghi nel segno di Benedetta e di Abakhi. Casa di Benedetta, questa strada e la piazza Salazar di fronte di cui Abakhi ha adottato il verde uniti e parte della comunità, del quartiere, della città, della società tutta ai quali nostri ragazzi, adesso impegnati nella ricostruzione della loro vita, devono guardare. Società e comunità devono sentirsi parte perchè ne sono parte. Nei percorsi educativi crediamo sia fondamentale sentirsi parte di un’identità precisa. La strada intitolata a Benedetta acquisisce così un’identità. E lasciare ai ragazzi, e a tutta la collettività, questo messaggio, crediamo sia estremamente fondamentale».

Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà:
«Vorrei innanzitutto ringraziare la famiglia Nieddu del Rio per avere avuto la straordinaria forza d’animo di condividere il proprio dolore con la nostra città. Anche sentendo un po’ dentro noi stessi il dolore degli altri nostri concittadini, una città diventa comunità. Questo è il primo grande valore di questa intitolazione. E Benedetta ci ha fatto un grandissimo regalo non soltanto perché era, già durante la sua vita terrena, una portatrice di gioia, di luce e di speranza, ma anche perché ha dato la forza alla sua famiglia e agli amici di trasformare il dolore in impegno per i più fragili. Trasformare il dolore in speranza, il dolore in gesti e azioni è viva testimonianza di un amore incondizionato per la nostra città. La Fondazione Benedetta È la Vita, l’associazione Abakhi, la Casa di Benedetta: sono tutti i luoghi nei quali si coltiva la speranza. Luoghi di cultura, luoghi di speranza, luoghi di accoglienza, luoghi di reinserimento. In una parola sola: luoghi di vita. Ed è bello che questa strada, che unisce tutti questi luoghi di vita e che unisce la nostra città, porti il nome di Benedetta».


Bruna Mangiola, sostenitrice dell’associazione Abakhi:

«Oggi è stato aggiunto un altro tassello nel puzzle della bellissima storia della Casa di Benedetta, che pian piano abbiamo cercato di rendere sempre più accogliente. Anche se non mi è stato possibile essere presente fisicamente, lo sono stata con il cuore, accanto ad Alessandro, che con sacrificio e dedizione coltiva questo progetto, e alla famiglia di Benedetta che con generosità sostengono da sempre questo cammino. Ancora ci sono altri traguardi da raggiungere e, dunque, Buona strada».