giovedì,Aprile 18 2024

‘Ndrangheta stragista, condannati all’ergastolo Graviano e Filippone

Dopo due anni di udienze si è concluso un processo d’appello che, da qui in poi, potrebbe aprire nuovi scenari

‘Ndrangheta stragista, condannati all’ergastolo Graviano e Filippone
Dopo due anni di udienze, quindi, si è concluso il processo ‘Ndrangheta Stragista che ha visto condannati all’ergastolo gli imputati. I giudici della corte d’appello di Reggio Calabria hanno condannato al carcere a vita il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, espressione della cosca Piromalli. Confermata la condanna già sentenziata in primo grado. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, applicato alla Procura generale, ha visto confermare la sua richiesta. Entrambi gli imputati sono stati condannati con l’accusa di essere i mandanti del duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo. Una tragedia consumata il 18 gennaio 1994 sull’autostrada, all’altezza dello svincolo di Scilla. Secondo la Dda, quel delitto e altri due agguati avvenuti a Reggio Calabria ai danni di altrettante pattuglie dei carabinieri rientrano nelle cosiddette stragi continentali. Un disegno che rientra in quella strategia stragista messa in atto da Cosa nostra e ‘Ndrangheta nella prima metà degli anni ’90. Come confermato dal procuratore Lombardo e dall’avvocato delle parti civili Antonio Ingroia, adesso si apriranno nuovi scenari perché «ci sono altre figure» che dovranno rispondere per le stragi di quel periodo terribile della storia d’Italia.

Le condanne

Le condanne in primo grado all’ergastolo dei due imputati hanno dimostrato la partecipazione della ‘Ndrangheta a quella terribile stagione di sangue e bombe, inserite all’interno di un piano politico eversivo ben preciso. «Le stragi e gli omicidi che sono avvenuti, non sono fatti vecchi. Quei fatti, incasellati in una determinata logica criminale, spiegano il crimine organizzato che viviamo oggi, sulla nostra pelle. Un crimine organizzato che si evolve e che abbandona alcune caratteristiche per abbracciarne altre. Ma in un processo evolutivo che non si interrompe» ha detto Lombardo del corso della sua requisitoria condivisa dalla Corte d’appello con la decisione odierna.

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