«Non vedo come Marjan potrebbe essere dichiarata colpevole. Dalla Germania verranno, per essere sentiti come testimoni, migranti a bordo con lei durante il tragitto. È per altro agli atti anche l’elenco, in possesso dei trafficanti individuati in Turchia, dal quale emerge che Marjan, e anche il coimputato Amir Babai, erano migranti e non scafisti e neppure gregari, incaricati di eseguire ordini».

L’avvocato Giancarlo Liberati, difensore di Qaderi Maryan (alias Jamali Maryam), donna iraniana di quasi 29 anni e madre di un figlio di otto anni sbarcato con lei a Roccella lo scorso ottobre, è convinto della piena innocenza della giovane. Domani mattina al tribunale di Locri al via il dibattimento.

«Marjan non solo non è colpevole di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma è anche stata vittima di ingiustizia. È stata sottoposta ad un interrogatorio di garanzia, all’indomani dell’arresto, in modalità a distanza per una presunta scabbia da cui sarebbe stata affetta e senza un interprete della sua lingua Farsi. Motivo per il quale la giovane si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Tutte circostanze che, appena assunta la sua difesa lo scorso febbraio, io ho contestato». Così prosegue l’avvocato Giancarlo Liberati.

Dal carcere agli arresti domiciliari

Marjan Jamali è rimasta in carcere fino a due settimane fa. A seguito del reiterato rigetto dell’istanza di riesame della misura cautelare, soltanto dopo l’appello avverso il rigetto anche dell’istanza di sostituzione della misura cautelare in carcere con i domiciliari, lo scorso 27 maggio, il tribunale del Riesame di Reggio ha accolto l’istanza. Come richiesto i domiciliari sono stati accordati presso l’abitazione a Camini, inserita nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r.I. (Jungi Mundu). Qui lo scorso 31 maggio Marjan ha riabbracciato suo figlio di otto anni. I due erano stati allontanati in forza della misura cautelare in carcere.

Invariato il giudizio di gravità indiziaria

«Pur ritenendosi invariato il giudizio di gravità indiziaria a carico della donna già formulato dal Tribunale – si legge nell’ordinanza – può invece rivalutarsi, per effetto delle più recenti allegazioni difensive, il quadro delle esigenze cautelari a fondamento della misura cautelare». Con riferimento all’intensità del pericolo di reiterazione del reato e del pericolo di fuga, il Collegio ha preso atto del ruolo gregariale dell’instante nell’operazione di immigrazione illegale.

Ruolo «tradottosi in mansioni meramente esecutive e di collaborazione nell’operazione coordinata da trafficanti attivi sul territorio turco che, come riferito dai migranti escussi, durante i trasferimenti avevano cura di tenere il volto coperto, per evitare di essere riconosciuti dai trasportati». Si legge nell’ordinanza del tribunale del Riesame. «Tutte circostanze che continueremo a smentire in occasione del dibattimento», incalza l’avvocato Giancarlo Liberati.

Diminuito il rischio cautelare e prevalente l’interesse del figlio minore

Con riferimento, invece, all’intensità del rischio cautelare ad incidere sono state «le incombenti esigenze assistenziali nei confronti del figlio in tenera età, avendo la famiglia affidataria afgana rappresentato che a breve non potrà prendersi cura del minore. Nel corso delle dichiarazioni rese dinanzi al magistrato di sorveglianza in data 14 marzo 2024, l’imputata ha riferito di essere stata vittima di violenze anche in Iran da parte del marito e che, per questo motivo, si era allontanata con il figlio dal Paese d’origine, per assicurare a sé e al figlio un futuro migliore». Questo dunque il quadro recentemente profilato dal tribunale del Riesame, dal quale emergono le premesse del giudizio dibattimentale che domani avrà inizio innanzi al tribunale di Locri.

In attesa del processo

Accordata la misura degli arresti domiciliari, da due settimane «Marjan è certamente molto più serena. Adesso sta vivendo con suo figlio e in un ambiente più tranquillo, rispetto ai trascorsi di violenza accanto al marito aggressivo in Iran. Sa, inoltre, di essere innocente e può contare sulla mia assistenza legale. Domani si aprirà il dibattimento. La prima udienza è fissata per alle ore 9:30 presso il tribunale di Locri». È quanto sottolinea l’avvocato difensore Giancarlo Liberati.

La rete di solidarietà presente in aula all’udienza

Previsto per domani anche la presenza della rete di solidarietà per sostenere Marjan Jamali nella sua battaglia di giustizia e verità. Attiviste e attivisti, reggini e non solo, parteciperanno all’udienza che sarà, ovviamente, pubblica. Già un sit-in era stato messo in atto al Cedir a Reggio nel giorno dell’udienza per reiterare la richiesta dei domiciliari, poi accolta.

«Fuggita dal suo paese in cerca di condizioni di vita più umane per lei ed il figlio, Marjan è accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Marjan, che il 27 maggio scorso ha ottenuto dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, gli arresti domiciliari, è sfuggita da persecuzioni e violenze in Iran, ma come Maysoon Majidi, l’attivista curda iraniana detenuta a Castrovillari, è finita nel tritacarne della giustizia italiana in cerca di capri espiatori, così come tanti altri migranti. Il loro caso è ormai denunciato a livello nazionale ed europeo». È quanto dichiara il comitato “Free Marjan Jamali”.

La difesa

«Un’accusa nata dalla testimonianza di tre soli uomini – spiega ancora l’avvocato Giancarlo Liberati che la difende dallo scorso febbraio – che per altro sono i cittadini iracheni che lei ha denunciato per violenza sessuale e calunnia. Potrebbero aver indicato lei come atto ritorsivo per essersi opposta alle violenze. In questa direzione ha testimoniato anche Amir Babai, che aveva tentato di difendere la donna dagli abusi e che per questo potrebbe anche lui essere finito nel mirino della ritorsione dei tre uomini che poi si sono resi irreperibili. Anche lui è accusato di essere uno scafista.

Stessa testimonianza è stata resa anche dai due uomini egiziani che già sono stati condannati per essere gli scafisti, “i Capitani”.  Circostanze che dovrebbero rendere inattendibili le accuse rivolte a Marjan che può anche provare, con documentazione nominativa, di aver pagato il viaggio suo e di suo figlio versando la somma di 14 mila dollari». Questa la linea della difesa che sarà suffragata anche dalle testimonianze rese dai migranti. L’avvocato Giancarlo Liberati si è già adoperato per far arrivare in Italia dalle Germania per testimoniare in aula a Locri.  Una linea che sfida quella dell’accusa ribadita in sede cautelare nella recente ordinanza.

L’accusa

«La versione resa dall’indagata non trova, allo stato, alcun elemento di conferma in atti, nello specifico, neppure nella ricostruzione resa da Amir Babai.
Il tribunale asserisce, altresì, che il documento allegato dalla difesa, con traduzione giurata, relativo al pagamento della somma di 14.000 dollari non è in sé dimostrativa dell’avvenuta corresponsione di tale importo ai trafficanti. Al più della disponibilità di tale somma in capo alla donna e al figlio. Il quadro indiziario non risulta scalfito dalle allegazioni difensive». È quanto si legge nell’ordinanza.

Queste le posizioni di accusa e difesa. Domani inizierà il dibattimento, le cui fasi porteranno alla formazione della verità giudiziaria di questo processo. L’auspicio è che sia coincidente con quella storica.