Il giovane di Cetraro, che necessita di trattamenti psicofarmacologici e psico-riabilitativi continui, condannato per il tentato omicidio della madre, era rimasto in carcere oltre il fine pena per carenza di posti per l'esecuzione di misure di sicurezza. L'istanza presentata dai legali per il suo trasferimento temporaneo, è stata accolta dalla procura di Paola
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È rimasto nel carcere di Arghillà nel reggino per due mesi oltre il termine di fine pena, in violazione di ogni suo diritto, perchè il sistema giustizia non è stato in grado di garantire (e non è in grado di farlo neanche adesso) un posto in una Rems, la residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza.
Mattia Spanò, poco più che trentenne di Cetraro, affetto da disturbi pischiatrici che necessita di trattamenti psicofarmacologici e psico-riabilitativi continui, finalmente è uscito dal carcere per essere accolto, in attesa che sia disponibile un posto in una Rems, in una struttura di secondo livello a San Sosti, dove comunque riceverà tutte le cure e l'assistenza di cui necessita.
A seguito dell'istanza per il suo trasferimento in altra struttura in attesa della Rems, visto che la misura massima della restrizione della libertà personale in carcere era ormai non supportata ad alcuno provvedimento giudiziario, la decisione è stata assunta dalla procura di Paola qualche giorno fa. L’intervento della Procura è stato necessario a causa del rimpallo di competenze tra Catanzaro e Reggio, che è costato al giovane altre settimane di ingiusta detenzione.
La storia
Il giovane, in preda ad una grave crisi psichica, aveva tentato di uccidere la madre nella propria abitazione a Cetraro e per questo è stato condannato a quattro anni di reclusione, finiti di scontare lo scorso 15 agosto.
Trasferito in circostanze poco chiare sul finire della sua pena dal carcere di Catanzaro in quello di Arghillà nel reggino, per altro molto sovraffollato, Mattia è poi finito in quel limbo per via dell'assenza di posti per il prosieguo del suo percorso dopo la detenzione carceraria e per il rimpallo di competenze tra Catanzaro e Reggio Calabria, generato da quel trasferimento avvenuto a ridosso della fine dello sconto di pena.
Stanno seguendo il giovane, gli avvocati Marco Bianco del foro di Cosenza e Angela Cannizzaro del foro di Reggio Calabria, e il garante dei diritti delle persone private della libertà personale del comune di Reggio Calabria, Giuseppe Aloisio.
Mattia ha così potuto riabbracciare i suoi genitori, papà Francesco e mamma Tina, strenui difensori della causa del figlio di cui conoscono bene la condizione di precarietà psichica. La stessa madre, vittima del tentato omicidio dichiara che quel giorno suo figlio Mattia fosse «in preda a una crisi e che non fosse in lui».
Grave ingiustizia
«In video chiamata ho seguito Mattia fino casa dove ha potuto riabbracciare i genitori. È stato un momento bellissimo - racconta l'avvocata reggina Angela Cannizzaro - che Mattia attendeva da tempo. Adesso si trova in una struttura dove cercheremo di fare in modo che resti in regime di libertà vigilata. Lo psichiatra Gennaro Falcone lo incontrerà prossimamente e sulla base della sua relazione formalizzerò un’istanza per modificare la misura di sicurezza.
Dopo attente valutazioni mi muoverò anche perchè sia riconosciuta la violazione dei diritti umani subita con l’indebita permanenza in carcere. Quello che è accaduto a Mattia è gravissimo e non avrebbe dovuto accadere e dobbiamo fare in modo che non accada più», sottolinea l'avvocata Angela Cannizzaro.
La ricerca di un’alternativa
Un esito al quale ha lavorato anche il garante dei diritti delle persone private della libertà personale del comune di Reggio Calabria, Giuseppe Aloisio che già all'indomani della fine della pena, a fine agosto, aveva (invano) sollecitato la Regione, i garanti regionali per la Salute e per i Diritti delle Persone detenute, per individuare la Rems dove poter collocare Mattia «In subordine, al fine di fronteggiare l’emergenza in punto di diritto alla salute di Mattia Spanò, si chiede di disporre il ricovero transitorio dello stesso presso una comunità terapeutica di secondo livello».
Questo aveva chiesto il garante dei diritti delle persone private della libertà personale del comune di Reggio Calabria, Giuseppe Aloisio specificando che Mattia necessitasse di «trattamento terapeutico riabilitativo continuato e protetto all’interno di una struttura idonea e, dunque, di trattamenti psicofarmacologici e psico-riabilitativi continui, anche sul rilievo che, se non aiutato a fronteggiare ed a tenere sotto controllo gli esiti della malattia nonché la dipendenza da sostanze, soprattutto con una continua disponibilità terapeutica, potrebbe presentare il rischio di ricadute in scompensi psicotici ed eventuali atteggiamenti aggressivi. Tali cure necessarie a fronteggiare tali condizioni psico-cliniche non potevano essere puntualmente e correttamente somministrate presso l’Istituto di pena, dove per via del sovraffollamento lo stesso Mattia Spanò condivideva una cella insieme ad altre 6 persone».
Le Rems in Calabria
Il trasferimento presso la residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza per Mattia Spanò è stata disposta e recentemente confermata dal tribunale di Sorveglianza di Catanzaro a seguito di reclamo rigettato. Rems che in Calabria sono solo due, a Santa Sofia d'Epiro nel cosentino e a Girifalco nel catanzarese, autorizzate ad una capienza massima di venti posti ciascuna per una intera regione dove, per altro, da oltre due anni su dodici istituti penitenziari, è attiva solo un'articolazione di tutela della salute mentale nel carcere di Catanzaro. Quella del carcere Panzera di Reggio è stata definitivamente chiusa.
Di questo sistema carente a livello nazionale, atteso che sulla carta vi sono solo 700 posti in Rems in tutta Italia, è stato vittima il giovane di Cetraro, Mattia Spanò.
Le questioni aperte
La storia di Mattia, in cui altri passi essenziali dovranno essere compiuti per ristabilire un pieno stato di diritto, certamente lascia aperte questioni notevole importanza come l'adeguatezza delle condizioni carcerarie e del trattamento dei detenuti con patologie psichiatriche e la tempestività dell'applicazione delle misure di sicurezza.