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«A Reggio Calabria, nell’atto iniziale che è stato fatto dal Commissario, c’è anche la previsione di un’apertura di un’unità operativa complessa di neuropsichiatria infantile». Una prima buona notizia emersa durante la presentazione della relazione annuale del Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale, l’ha data il procuratore del tribunale dei minori di Reggio Calabria Roberto Di Palma che nella sua introduzione ha confermato come si tratti di un risultato fondamentale per non costringere famiglie e ragazzi a doversi spostare anche solo per una diagnosi.
Rimanendo sul fronte sanitario «siamo contenti anche che stia prendendo piede un progetto che si chiama Tobia, e che prevede, per tutte le persone disabili — ma per noi interessano i minori — delle corsie preferenziali di accesso alle prestazioni sanitarie. Cosa importantissima, perché nella diversità le persone disabili devono poter avere delle prestazioni mediche senza dover affrontare gli iter normali, che talvolta possono essere già stancanti e difficili per le persone normodotate. E quindi, per chi è portatore di disabilità, logicamente possono diventare ancor più difficili».
Una relazione che ha voluto che non fosse solo un atto formale da consegnare al presidente del Consiglio regionale, ma che diventasse un «evento, perché i calabresi devono sapere». Lo ha detto Marziale, che assieme al presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso ed affiancato dal procuratore del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, ha presentato la relazione dell’attività per il 2024.
L’introduzione del procuratore Di Palma
E Di Palma ha voluto far emergere come nel mondo della giustizia minorile «non abbiamo fascicoli contro qualcuno, noi apriamo fascicoli a tutela di qualcuno. Intervenire nel limitare le capacità genitoriali per implementarle, lo facciamo sempre nell’interesse superiore del minore. È evidente che la nostra realtà — parlo della provincia di Reggio Calabria, logicamente, che è quella di mia competenza — ha delle sacche in cui c’è ancora tantissimo da fare. Basta pensare, per esempio, a Bovalino, come alla Ciambra a Gioia Tauro, Arghillà a Reggio Calabria. Su questo dobbiamo tutti quanti fare uno sforzo in più, dobbiamo buttare un po’ il cuore oltre la siepe perché dobbiamo tutti quanti cercare di intervenire per far sì che i ragazzi che vivono in queste realtà possano essere dei ragazzi ai quali viene aperto un futuro, come a tutti quanti gli altri. Non ci sono dei destini che sono segnati, non ci sono delle storie di vita che sono irrecuperabili. Noi abbiamo invece il compito di andare proprio a cercare nelle storie difficili. Perché è facile aiutare Antonio Marziale. Che aiuto ha bisogno lui? Lui invece ha necessità di aiutare chi è nella difficoltà. È là che dobbiamo darci da fare maggiormente. Nessuno deve essere lasciato indietro. Questo è il nostro compito. Questo è il compito di una società civile, di una società che si prende cura delle fasce più deboli. Una società civile non può non prendere in considerazione quelle che sono le fasce più deboli. Altrimenti non è una società civile».
Tra numeri e speranze
Tra gli tanti obiettivi ancora da raggiungere, Marziale ha offerto il primato che vede la Calabria al primo posto in Italia per il numero dei tutori per minori stranieri non accompagnati in Italia. «L’ho detto sempre, lo ripeto ogni anno come un mantra: rappresenta il fallimento della società. Perché una società che ha bisogno di garanti per tutelare i minori, è una società che è messa maluccio. E in questo momento, noi di che società stiamo parlando? Sfruttamento del lavoro minorile, migrazioni forzate, traffico di minori, sfruttamento sessuale, mutilazioni genitali femminili, spose bambine, bambini soldato. Oggi più di ieri: abusi, discipline educative violente. Milioni di bambini nel mondo sono vittime delle peggiori forme di violenza, e molti altri sono potenzialmente a rischio e non ricevono la giusta protezione.
Il problema è che le violazioni dei diritti dei minori avvengono in ogni angolo del mondo. Il problema è che oggi ne abbiamo contezza, perché il villaggio globale ci restituisce quello che accade ovunque. E che coraggio avrebbe un garante per l’infanzia di una regione italiana — dunque europea, dunque del mondo occidentale — se non denunciasse che, al netto delle strategie di difesa che dobbiamo avere, perché — come vediamo — è pieno di pazzi in giro che credono di risolvere i problemi con le guerre, al netto dell’industria che deve farci vivere, è drammatico che buona parte delle armi che cadono sulla testa dei bambini, in Yemen, in Siria, dove sono le guerre — in Ucraina, Russia, in Palestina — siano made in Italy. E questo un garante lo deve dire. Poi, ci sono le ragioni che giustificano. Ma per un garante, la morte di un bambino in quel modo non può, non deve essere giustificata in alcun modo».
È netto, brutalmente onesto, scomodo ma vero Marziale, come sempre. Ma valuta anche i passi avanti fatti. «Accolgo con grande piacere e favore quello che il Procuratore Di Palma ha detto: che sul fronte dei servizi socio-sanitari per i bambini si sta cominciando a muovere qualcosa, perché è inaccettabile che la Calabria sia l’unica regione a non avere un reparto di neuropsichiatria infantile. Devo dire che il Governatore, appena insediatosi, ha detto che avrebbe fatto la neuropsichiatria infantile, i reparti, e io sono straconvinto che li farà. E il Procuratore ha dato questa sera forse una buona notizia in tale senso. Permangono sacche negative, anche perché fino a quando c’è un solo bambino che sta male, non posso dire “le cose vanno bene”».
La situazione in Calabria
Dai numeri della relazione, il quadro è ancora preoccupante, con 287.279 minori residenti in Calabria, pari al 15,6% della popolazione, con una quota superiore ad altre parti del Paese, ma con la più alta percentuale di minori che vivono in povertà relativa. Marziale si è soffermato sulle tante problematiche che riguardano l’infanzia e l’adolescenza, «dove la scuola e la famiglia hanno un ruolo fondamentale – ha detto -. È finita l’epoca delle figlie che giocavano a fare la mamma. Oggi è pieno di mamme che si comportano come bambine».
«La Calabria non è un’isola felice – ha concluso Marziale – ma sta cominciando a distinguersi dal resto di un mondo che ha dimenticato di aver letto Norberto Bobbio negli anni ’90, quando parlò di età dei diritti, mentre oggi c’è una regressione mondiale spaventosa». Tra i diversi argomenti della relazione, Marziale ha evidenziato il nuovo fronte dell’esposizione on-line incontrollate dei minori. «C’è una battaglia con gli altri Garanti su questo tema – ha detto – ma che è anche un problema planetario, perché il crimine che viaggia on-line è ormai inquantificabile».
Per non parlare del suo cruccio, ovvero la necessità di introdurre l’educazione sessuale perché «non mi interessa sentir parlare di educazione all’affettività, non mi interessa niente. Mi interessa sentir parlare di educazione sessuale. Siamo nel 2025 e l’educazione gliela sta facendo internet, ma non sessuale: pornografica. Violenta. Perché la pornografia che cosa alimenta? La donna oggetto. Allora hai voglia a fare convegni per dire ai maschi che devono essere rispettosi delle femmine, che la dignità della persona si misura dalla cintola in su e non dalla cintola in giù. E allora capite contro che cosa dobbiamo lottare? Contro una terza agenzia di socializzazione che si è incuneata tra famiglia e scuola ed ha maggiore autorevolezza. Perché è più sulla terra, perché i modelli immediati ci offrono situazioni seduttive di ricchezza, di illusioni su addetti. E i ragazzi seguono questo modello».

