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«Sfruttare e truffare il turista o l’autoctono per presunzione di dire “Si è sempre fatto così” in una città che ha preteso fino a 15 giorni fa di vincere il Bando come “Capitale della Cultura” è semplicemente inaccettabile». C’è tanta amarezza nelle parole di Marily Santoro, soprano reggina che ha affidato ai social il racconto di una disavventura subita una volta atterrata all’aeroporto Tito Minniti.
«Mi avvicino alla postazione dei Taxi per usufruire del servizio – scrive – Vengo avvicinata perciò dal gruppo di Tassisti o presunti tali e successivamente indirizzata ad un tassista che mi chiede 30 euro per essere accompagnata dall’Aeroporto al quartiere dove abito San Giorgio extra che dista solo 4 km. Perplessa chiedo il tariffario o se fosse possibile effettuare la corsa con Tassametro. Mi viene detto che il Tassametro non viene utilizzato. Chiedo una fattura, mi viene detto che le fatture “Qui non si fanno”. Vengo poi, in maniera arrogante e mafiosa, minacciata insieme a mia madre, di essere lasciata a terra se non avessi accettato tale tariffa.Rispondo prontamente che avrei chiamato la Polizia, vengo ulteriormente sbeffeggiata e invitata a salire su un Taxi dove c’era il tassametro ma con l’obbligo di procedere io e lasignora Anziana, mia madre per l’appunto, che mi accompagnava a deporre le valige nel cofano».
All’ennesimo tentativo di truffa oltre che di palese presa in giro ha deciso così di denunciare l’accaduto alle autorità competenti. «Sorge spontanea perciò una riflessione a riguardo – si chiede ancora Santoro – Sfruttare e truffare il turista o l’autoctono per presunzione di dire “Si è sempre fatto così” in una città che ha preteso fino a 15 giorni fa di vincere il Bando come “Capitale della Cultura” è semplicemente inaccettabile. Amo la mia città, con tutto il cuore e con tutta l’anima, mi batto in primis e non ho mai nascosto le mie origini, chi mi segue sa che nei contesti in cui mi è stato concesso di potermi esibire Reggio Calabria ha avuto e avrà sempre un posto d’onore.
È proprio questo legame profondo che smuove indignazione e rabbia davanti a questo modus operandi che ha purtroppo portato tanti ragazzi come me a vivere da esiliati in terre che non sono nostre, che però hanno accolto la genuinità e la generosità del nostro essere e che ad oggi godono dei frutti del nostro lavoro e del nostro scegliere di “Saper Vivere”».
L’artista desidera tuttavia raccontare il lato bello di questa storia, «Ovvero la correttezza e professionalità delle Forze dell’Ordine che mi son venute in soccorso accogliendo e riconoscendo la mia indignazione e trasformandola in un atto di Denuncia che sento di condividere e dedicare alla mia amata e profondamente combattuta città. Voler cambiare significa rinnegare pubblicamente atteggiamenti e modi di agire distruttivi nei confronti della nostra bella terra. Reggio Calabria tu sei e rimarrai sempre la mia città, la mia casa il mio cuore e daró sempre tutta me stessa per poter dire un giorno, si Reggio è cambiata, ce l’abbiamo fatta».

