mercoledì,Aprile 24 2024

Adele Cambria, la prima donna di Calabria raccontata da Eleonora Giovanardi

Il viaggio parte da Reggio Calabria. In onda stasera alle 22:10 su Rai Storia, la prima delle sei storie straordinarie al centro della docuserie prodotta dalla Calabria Film Commission

Adele Cambria, la prima donna di Calabria raccontata da Eleonora Giovanardi

A Eleonora Giovanardi sarà affidato il racconto di Adele Cambria nella prima puntata, diretta da Mario Vitale, della docuserie “Donne di Calabria”, un mosaico prezioso di sei storie, in onda da stasera su Rai Storia alle 22:10.

Parte dunque da Reggio Calabria, in particolare dal lungomare di Scilla, con la storia di Adele Cambria, giornalista e pioniera del femminismo, il viaggio dentro la storia di sei donne calabresi straordinarie.

La co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, si snoderà in sei puntate da 50 minuti. Presentata al festival del Cinema di Roma lo scorso ottobre, essa costituisce il debutto della Calabria Film Commission quale produttrice audiovisiva, sotto la guida dell’allora commissario straordinario Giovanni Minoli.

Un’inedita narrazione al femminile fortemente voluta dalla compianta presidente della Regione Calabria, prematuramente scomparsa nel 2020, Jole Santelli, a cui è dedicata.

Come in ogni puntata, la narrazione di Adele Cambria si avvarrà anche di immagini e filmati di repertorio, illustrazioni animate e di interviste a testimoni tra cui l’ambientalista Grazia Francescato, la giornalista e amica Annarosa Macrì, la nipote Laura Giovine e il figlio Emilio Valli. Un omaggio sentito di cui c’è bisogno perché le giovani generazioni sappiano e le vecchie non dimentichino.

Il viaggio proseguirà sulle orme di Jole Giugni Lattari da Crotone, la prima parlamentare donna calabrese e la prima in assoluto eletta nel Movimento Sociale Italiano, raccontata da Margareth Madè, Rita Pisano, la sindaca cosentina comunista di Pedace sempre in prima linea contro le ingiustizie sociali, interpretata da Tea Falco, Caterina Tufarelli Palumbo, anche lei cosentina ma di Nocara, prima sindaca d’Italia eletta a soli 24 anni a San Sosti, raccontata da Rocìo Muñoz Morales, la contadina catanzarese Giuditta Levato, la prima vittima delle lotte per il diritto alla Terra, raccontata da Camilla Tagliaferri, Clelia Romano Pellicano, giornalista e pioniera del femminismo europeo a Gioiosa Jonica, raccontata da Marianna Fontana.

Adele

Amica di Pier Paolo Pasolini dal quale fu diretta quando interpretò il film “Accattone” e poi anche “Comizi d’amore” e “Teorema”. Tra le fondatrici del teatro La Maddalena di Roma, direttrice della rivista Effe, il primo magazine del movimento femminista, Adele Cambria collaborò con numerose testate tra cui Paese Sera, Il Messaggero, l’Espresso, l’Europeo, l’Unità. Con il suo piglio deciso e il suo impegno ha attraversato il Sessantotto italiano al fianco di Camilla Cederna e Oriana Fallaci. Firma del quotidiano Lotta continua. Una delle vite di Adele è nei libri e nelle suggestioni che ci ha lasciato, soprattutto nel suo ultimo viaggio, con le giovanissime nipoti Yelena e Nora, nei luoghi della Magna Grecia.

Adele Cambria, pioniera del femminismo e del giornalismo al femminile oltre che scrittrice di narrativa, teatro e televisione, morta nel 2015 a Roma, dove era emigrata negli anni ’50, sfidando le convenzioni e i pregiudizi, per realizzare la sua vita. Era nata a Reggio Calabria il 12 luglio del 1931 ma lei si sentiva figlia di una intera epoca oltre che della Calabria, come ha raccontato appunto nel suo ultimo libro, pubblicato nel 2012 con i caratteri di Città del Sole edizioni, intitolato “In viaggio con la zia. Con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia”.

Pagina dopo pagina il racconto, scandito prevalentemente dalle domande delle giovanissime nipoti e dalle risposte della zia, narratrice di miti e leggende, si snoda tra il settembre e l’ottobre del 2002. Una vibrante testimonianza di una donna e del Novecento segnato da lotte per i diritti, ma anche dallo smascheramento di stereotipi. Un testimone passato di generazione in generazione, consegnato ad altre due giovani donne affinché lo raccolgano nel segno di un impegno sempre necessario di ricerca ed esperienza; non solo una dedica speciale alle future generazioni femminili ma anche un tributo agli straordinari luoghi delle sue origini.

«Marciamo tra alberi di fichi e di limoni verso il piccolo teatro greco abbandonato, che immagino ancora più sgretolato di qualche anno fa: alle nostre spalle, il mare Jonio azzurrissimo, dove sempre appare – in coincidenza con i miei ‘ritorni’ qui – il misterioso vascello delle sette vele…».

Da Locri e Bova, attraverso le storie e i miti di Cassandra, Afrodite e Demetra, fino a Reggio Calabria e ai suoi Bronzi di Riace. Non solo Calabria ma anche Sicilia, da Pergusa, luogo del ratto di Persefone, avanti fino a Siracusa e al regno di Venere Ericina, nella località trapanese di Erice, sulle orme di Enea in fuga da Didone, fino al tempio dorato di Segesta, alle acque del canale di Sicilia in cui le madri curde furono salvate dai pescatori, in un intreccio di storie e leggende di dolore e disperazione che unisce le madri africane in fuga oggi a quelle troiane di un tempo. Quindi l’approdo a Messina. Tra Messina e Reggio c’è solo lo Stretto ed ecco che l’itinerario è di nuovo calabrese, seguendo il mito di Cleta, regina delle Amazzoni che fondò l’antica Caulonia, oggi Monasterace, fino a Crotone, a ciò che resta del tempio di Hera Lacinia, il cui culto si intreccia con il mito di Ercole, e alla storia del pittore greco antico Zeusi che volendo raffigurare Elena, avrebbe dipinto ciò che di più bello avessero le cinque più affascinanti vergini dell’antica Kroton.

Il viaggio termina con il ritorno a Roma il 22 novembre 2002 e le ultime riflessioni sulla bellezza che scatena la guerra invece di salvare il mondo, emblema di una femminilità ostentata in alcuni luoghi e umiliata in altri, valore in alcune società evolute o strumento di sottomissione in subculture maschilistiche in altre.

Un viaggio che non finisce perché racconta del mare, della forza delle donne e di una bellezza ancora possibile, ancora da proteggere e da custodire.

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