Il biologo marino Angelo Vazzana ci conduce in un viaggio affascinante tra correnti sottomarine, fossili millenari e microclimi irripetibili: «Tutto ci parla di un territorio unico al mondo. Il mio museo nasce da questo amore»
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«Il vero Stretto non è quello che vediamo, ma quello che non vediamo». Angelo Vazzana, ospite de “L’intervista” dagli studi de ilReggino.it, parla con la voce dell’esperienza e lo sguardo di chi ha scelto di restare ancorato al mare anche quando la vita lo ha portato altrove. Biologo marino, sub scientifico, fondatore e direttore del Museo di Biologia Marina e Paleontologia di Reggio Calabria, Vazzana ha unito scienza e memoria in un progetto che restituisce bellezza e conoscenza al territorio. «Mi sono laureato nel ’70 a Messina, ma la passione per questo mare non mi ha mai abbandonato. Anche quando per lavoro sono andato in Lombardia a fare il biologo clinico, lo Stretto continuava a parlarmi».
E quello Stretto, descritto come una clessidra tagliata in orizzontale, è l’origine di tutto. «Tra Punta Pezzo e Ganzirri esiste una catena montuosa sottomarina che crea una barriera naturale. Da qui nasce il gioco delle correnti, un fenomeno unico al mondo, alimentato dalla rotazione terrestre e dalla forza gravitazionale della Luna. Ogni sei ore, le masse d’acqua si spostano da un mare all’altro: una danza invisibile che genera effetti straordinari».
Effetti che non sono solo scientifici ma anche culturali. «Tanti dei miti dell’Odissea trovano qui la loro spiegazione fisica. La Fata Morgana, lo spiaggiamento dei pesci abissali, l’effetto visivo che fa sembrare Messina vicinissima… sono tutti fenomeni reali, osservabili. Io organizzo serate di osservazione nei momenti di luna piena: è divulgazione, ma anche un invito a riconnettersi con il nostro paesaggio».
Nel museo, ogni reperto è un pezzo di storia. «Oltre alla biodiversità marina, documentiamo anche quella fossile. I colli di Reggio nascondono tracce antichissime, e studiarle ci permette di leggere la storia del territorio in una chiave evolutiva e scientifica».
Ma la meraviglia, dice Vazzana, non è solo sotto il mare. «Dalle correnti nascono anche i microclimi. Le acque fredde dello Stretto risalgono in superficie, termocondizionano l’aria, la rendono più pesante e umida. Questo influenza direttamente il clima reggino e ha reso possibile la nascita di un frutto unico: il Bergamotto».
Non è un’affermazione poetica. «Questi studi sono stati inclusi nel disciplinare IGP del Bergamotto. Il ministero ha riconosciuto scientificamente che è proprio lo Stretto a rendere possibile la sua coltivazione. Lo potete leggere sulla Gazzetta Ufficiale del 16 ottobre».
A fine intervista, c’è spazio anche per un invito. «Il museo non è solo mio, è della città. Venite a scoprirlo, perché non serve andare lontano per meravigliarsi: basta aprire gli occhi qui, a Reggio Calabria, e imparare ad ascoltare il nostro mare».

