Parco nazionale d’Aspromonte, Autelitano batte i pugni: «Commissariamento punitivo ed elusivo»
L’ex presidente si sfoga in una lunga conferenza stampa in cui ne ha per tutti: «I mandanti sono da ricercare nei centri del potere politico amministrativo della città e nel parco»
di Vincenzo Imperitura – «Ci troviamo davanti ad una manipolazione della realtà. Non c’era nessuna delle condizioni previste dalle norme per il commissariamento del parco, questo è un decreto che ha carattere trasgressivo, punitivo ed elusivo». A Leo Autelitano, ex sindaco di Bova ed ex presidente (per due volte) del parco nazionale d’Aspromonte, il provvedimento di commissariamento dell’ente del febbraio scorso firmato dal ministro all’ambiente Pichetto Fratin, proprio non è andato giù. E, a pochi giorni dalla sentenza del Tar di Reggio che ha rigettato il suo ricorso contro quello stesso provvedimento, parla per la prima volta della “decapitazione” ministeriale dei vertici (presidente e consiglio direttivo) di una delle meraviglie più luminose dell’intero territorio regionale.
«Questo decreto – dice Autelitano nel corso di una lunga conferenza stampa – è punitivo e, nei suoi contenuti, è stato cucito e perfezionato in qualche bottega politica di Reggio Calabria, per poi essere trasferito al Ministero, da mani autorevoli e ben accreditate, al solo fine di ricevere la firma dell’ottimo Fratin che, senza nulla osservare né aggiungere, ha suggellato».
E se il “mandante” della sua rimozione, sostiene ancora l’ex presidente, si deve ricercare nei centri del potere politico amministrativo della città, l’esecutore materiale che avrebbe reso possibile la sua defenestrazione, lo si deve cercare all’interno del parco stesso. «È come un film, i problemi sono iniziati da quando si è insediato il nuovo dirigente dell’ente (l’allora direttore, ora in pensione, Giuseppe Putortì, ndr) che da subito ha iniziato ad operare contro di me e contro il consiglio direttivo. È stato lui – continua l’ex presidente – a chiedere il parere dell’avvocatura dello Stato nonostante quelle stesse delibere passate al vaglio, avessero già superato il controllo degli organi deputati a farlo. Ed è sempre lui che si è preso la responsabilità di annullare l’atto che stabilizzava cinque lavoratori, lasciando il parco con una pianta organica sottodimensionata che di fatto ha paralizzato l’ente. Tra le altre cose – dice ancora Autelitano – io avevo semplicemente agito in continuità con la precedenza presidenza che aveva iniziato le pratiche per la stabilizzazione. Se sono illegittimi gli atti che hanno portato al commissariamento, perché non sono state considerate illegittime anche le determine della passata gestione?».
Tre i principali rilievi che l’avvocatura dello Stato aveva mosso alla presidenza Autelitano e che sono stati ripresi nel decreto di commissariamento del ministro Fratin: la delibera (datata ottobre 2020) con cui il solo Autelitano (il Consiglio direttivo sarà nominato solo nell’aprile dell’anno successivo) approvava la programmazione triennale relativa al personale «con la quale, tra l’altro, è stata deliberata la stabilizzazione, per l’anno 2020, delle 17 unità di personale Lsu/Lpu, il cui iter di approvazione non si è concluso con la formale approvazione» del Ministero; quella del dicembre del 2021 (adottata dal Consiglio direttivo) per la rimodulazione dello stesso piano triennale di fabbisogno di personale e il cui «iter procedimentale risulta tuttora sospeso in considerazione che da parte dell’ente Parco non sono pervenute le integrazioni richieste dal ministero». E infine «la grave criticità sotto il profilo organizzativo e gestionale dell’Ente riguardo alla concessione di nulla-osta per mobilità volontaria per 9 unità di personale su 20 dipendenti in organico, in regime di finanza invariata».
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