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Il turismo continua a trainare l’economia italiana e a generare occupazione, ma dietro i numeri positivi si nasconde un paradosso: i lavoratori sono sempre più difficili da reperire. Nel 2024 gli occupati hanno superato quota 1,5 milioni, con un aumento del 2,1% sul 2023 e del 21,5% rispetto al 2014. Ma nello stesso periodo le assunzioni di difficile reperimento sono triplicate rispetto al 2019, passando da 210 mila (24,6%) a 604 mila (51,8%).
Secondo la nota della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, le figure più difficili da trovare sono i cuochi (irreperibili nel 61,7% dei casi), i pasticcieri e gelatai (59,8%), i camerieri (54,7%), i baristi (50,6%) e i tecnici della produzione e preparazione alimentare (76,4%).
Le difficoltà sono particolarmente accentuate nelle regioni del Centro-Nord, dove il fabbisogno di personale qualificato è cresciuto negli ultimi anni: dopo il Molise (66,6% dei profili giudicati irreperibili), si distinguono Umbria (61,1%), Trentino-Alto Adige (58,4%), Lazio (58,1%), Piemonte e Valle d’Aosta (55,7%). Più in generale, però, anche Sicilia, Calabria e Sardegna mostrano un fabbisogno crescente di figure per il comparto ricettivo-ristorativo.
A pesare sul comparto sono fattori strutturali come la stagionalità, l’intensità del lavoro e l’assenza di percorsi formativi adeguati. Tuttavia, emerge un segnale positivo: la domanda di lavoratori con qualifica professionale è cresciuta, passando dal 43,2% del 2019 al 51,7% del 2024 sul totale delle assunzioni previste. Un piccolo passo avanti verso un sistema formativo più allineato ai bisogni del settore, anche se la strada appare ancora lunga.