La nostra continua ad essere la Regione con il Pil pro-capite più basso. Il forte calo demografico non aiuta l’anagrafe, e sono quasi il doppio i calabresi che emigrano in altre regioni d’Italia rispetto a quanti arrivano in Calabria. Migliorano le principali prestazioni dell’Istituto
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Una fotografia della situazione economica, demografica e sociale della Regione e della provincia che si pone l’obiettivo, e l'auspicio, che possa essere da spunto per i decisori politici chiamati a mettere in campo azioni conseguenti per lo sviluppo del territorio. È la mission del Rendiconto sociale 2024 realizzato dall’Inps, uno strumento che analizza il mercato del lavoro e il welfare locale e che nel 2024 fa registrare un miglioramento occupazionale (tasso al 44,8%), ma anche la persistenza si una alta precarietà giovanile (NEET al 26,2%), con crescita dei contratti a termine e part-time, e salari più bassi della media nazionale, come dettagliato nel documento regionale presentato questa mattina alla Terrazza del Museo Archeologico di Reggio Calabria.
Michele Brilli, presidente del Comitato provinciale Inps di Reggio Calabria, ha ricordato in apertura dei lavori che il Rendiconto offre una lettura chiara dell’attività dell’Istituto nella Regione, mettendo in relazione servizi erogati e risultati conseguiti ed offrendo al contempo - attraverso l’analisi dei dati in esso contenuti - lo spaccato della realtà socio-economica calabrese con le sue peculiarità e criticità espresse a livello di comunità locale.
Il panorama sociodemografico
«Dal nostro bilancio – ha commentato Elisa Spagnolo, direttrice Inps Reggio Calabria - quest'anno si vince un forte calo demografico dovuto a un saldo negativo naturale delle nascite non compensato da flussi migratori. Quindi l'intero sud continua a impoverirsi all’anagrafe e la nostra provincia non si sottrae a questo declino».
Per la direttrice reggina, al suo ultimo Rendiconto sociale in Calabria perché promossa alla direzione Umbra dell’Istituto, c'è un'immagine che più di tutti racconta in questo momento la nostra provincia: «è quella di una terra sospesa tra una crescita che finalmente si comincia a intravedere nei diagrammi e una perdita di capitale umano che non si arresta. Quindi cresce il PIL, crescono gli investimenti, cresce l'occupazione ma purtroppo la nostra terra continua a svuotarsi come se ogni passo in avanti fosse compensato da una contrazione silenziosa fatta di rinunce di futuro che si allontana verso il nord».
In tal senso significativi permangono gli aspetti che emergono dall’andamento socio-demografico della Calabria che, in linea con la tendenza nazionale, rimane caratterizzato da un saldo negativo determinato - come ormai in maniera costante negli ultimi anni - da un aumento dei decessi a fronte di una diminuzione delle nascite. A dicembre 2024 in Calabria risiedevano 1.832.147 abitanti (dato provvisorio ISTAT), 6.421 in meno rispetto a quelli rilevati nell’anno precedente.
Continua a salire invece il numero di migrazioni interne, in uscita dalla Regione Calabria verso le altre regioni italiane, e sono quasi il doppio i calabresi che emigrano in altre regioni d’Italia rispetto a quanti arrivano in Calabria da altre regioni. D’altra parte, la nostra continua ad essere la Regione con il PIL pro-capite più basso (21.000 euro contro i 59.800 della Provincia autonoma di Bolzano), lo stesso dicasi per il reddito disponibile per abitante.
Il mercato del lavoro… a tempo determinato
«Il mercato del lavoro – ha aggiunto Spagnolo - presenta un saldo occupazionale positivo con un aumento però delle assunzioni a tempo determinato a fronte di un calo delle assunzioni a tempo indeterminato. Ciò vuol dire che la qualità del lavoro, malgrado appunto un saldo positivo, non è quella che noi ci aspettiamo, e non rappresenta per i nostri giovani quell'ascensore sociale che effettivamente auspicheremmo».
Basti pensare che tra il 2023 ed il 2024, il tasso medio di occupazione, per la classe di età 15 – 64, è passato da 44,6 a 44,8, quello di disoccupazione è diminuito di circa 3 punti percentuali, mentre quello di inattività è aumentato di 1,6 punti percentuali. Continua ad essere allarmante il dato Istat del tasso di disoccupazione per la classe di età 15-29 che comunque scende dal 35,5 al 31,4. Abbiamo, in assoluto, la più alta percentuale di NEET - non occupati e non in istruzione dai 15 ai 29 anni -, ossia il 26,2% (Italia:15,2%). Forti rimangono gli scostamenti rispetto al livello nazionale. Ma il dato che merita particolare attenzione riguarda la tipologia dei rapporti di lavoro che vengono instaurati: rispetto al 2023, diminuiscono le assunzioni a tempo indeterminato, passando da 28.999 a 27.748, mentre aumentano i contratti a tempo determinato, che passano da 82.678 a 87.032. Crescono quindi le assunzioni con contratto a tempo parziale, che passano da 90.462 a 92.950 (con un aumento percentuale del 2,75% e addirittura dell’8,74% rispetto al 2022). Il dato a disposizione del 2023 già evidenziava come i lavoratori dipendenti con contratti part-time della regione Calabria rappresentassero addirittura il 44,2% dei lavoratori dipendenti totali, dato maggiore rispetto al valore nazionale.
Migliorate le prestazioni dell’Istituto
La presentazione del Rendiconto rappresenta anche la sede in cui rilevare i principali risultati conseguiti dall’Istituto in Calabria, e complessivamente i dati che riguardano la qualità del servizio dell’Istituto nella Regione attestano un miglioramento dei tempi di attesa per l’erogazione delle principali prestazioni (pensioni, disoccupazioni, cassa integrazione).
Analizzando i dati relativi alle prestazioni pensionistiche, in Calabria i pensionati al 2024 sono risultati 504.117, di cui 240.030 uomini e 264.087 donne. I titolari di assegno sociale sono 47.401 e i titolari di assegno di accompagnamento e pensione invalidità civile sono 161.638.
Sono state liquidate 28.988 pensioni previdenziali, dato superiore a quello del 2023. Le prestazioni pensionistiche assistenziali liquidate sono consistite in 23.804 indennità di accompagnamento e 10.197 prestazioni di invalidità civile.
«Come si evince – si legge nel Rendiconto - le prestazioni di natura previdenziale (trattamenti collegati all’attività lavorativa e a un sistema di contribuzione) superano di gran lunga le prestazioni di natura assistenziale (pensioni invalidità civile) e sociale (assegni sociali). In sensibile aumento rispetto al 2023 sono risultati i beneficiari di pensioni o assegni sociali e di pensioni INVCIV e/o indennità di accompagnamento, per i quali, già lo scorso anno, si era espressa preoccupazione».
Nei trattamenti di integrazione salariale si registra un salto di qualità: «per la Cassa Integrazione Ordinaria i tempi medi di autorizzazione passano da 65 a 31 giorni, mentre per i Fondi di Integrazione Salariale la riduzione da 192 a 33 giorni, che colloca la Calabria meglio della media nazionale. Nell’invalidità civile, il tempo complessivo tra fase sanitaria e amministrativa è meno della metà della stima media Italia (58 giorni rispetto ai 125 nazionali per le visite e 9 giorni rispetto ai 16 nazionali per la fase amministrativa), a conferma di un’organizzazione che ha saputo semplificare passaggi e coordinare meglio le strutture coinvolte».
In tal senso viene ricordato che continuano ad essere operativi gli ambulatori decentrati per gli accertamenti sanitari in materia di invalidità civile di Caulonia, Diamante e Palmi che hanno ancor più avvicinato l’Istituto all’utenza, sia in termini di fruibilità dei servizi, sia in termini di praticità, creando postazioni intermedie tra i centri medico legali delle Direzioni provinciali e i territori più svantaggiati in termini di distanza fisica dai suddetti presidi.
Falcomatà: «Un paradigma dell’andamento del Mezzogiorno»
«Il quadro che emerge, anche dalla relazione del presidente Brilli, è un chiaro scuro di ciò che è anche l’attuale situazione regionale, un paradigma dell’andamento del Mezzogiorno se lo confrontiamo con altri dati che stiamo apprendendo in questo periodo». Così il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, portando i propri saluti alla presentazione del rendiconto.
«Il rapporto Svimez – ha aggiunto Falcomatà - da un quadro ancora più negativo, in una proiezione più ampia che è quello del 2050, che è coerente ed in linea con i dati rispetto al calo demografico e con un aumento di spopolamento a cui va incontro la nostra area metropolitana e la città di Reggio, in una regione estremamente povera. Dati che non si discostano da quanto letto nel rapporto di Banca d’Italia, all’interno del quale emerge come un calabrese su due si rivolge alle banche non per richiedere finanziamenti per investimenti ma per spese correnti. In questa cornice più ampia – ha concluso il primo cittadino - la riflessione va indirizzata sul fatto che siamo un Paese che negli ultimi vent'anni non ha avuto aumenti di salari. Siamo ultimi in Europa, la prima è la Romania e l'Italia è insieme alla Grecia, l'unico Paese in cui negli ultimi vent'anni i salari non sono cresciuti».



