Reggio Calabria chiude ottobre con un numero che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza: 84.875 passeggeri in un solo mese, un balzo del 34,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. È la conferma di una traiettoria che si sta consolidando, perché il dato complessivo da inizio anno parla chiaro: 836.064 transiti totali, cioè quasi l’80% in più sul 2024. A questo punto la domanda non è più se il Tito Minniti tornerà tra gli scali rilevanti del Mezzogiorno, ma quando raggiungerà il traguardo simbolico che Reggio attende da tempo: un milione di passeggeri annui. Con due mesi pieni ancora da registrare e una media di traffico in aumento, l’obiettivo non è più suggestione retorica. È un numero possibile, addirittura credibile.

Il motore della crescita ha un nome preciso: Ryanair. Le rotte internazionali, rafforzate nel 2025, hanno portato oltre 19.800 passeggeri solo a ottobre, più del doppio rispetto allo scorso anno. Il coefficiente medio di riempimento dei voli si è attestato all’80%, con punte significative sulle direttrici nazionali e una resa più contenuta su Londra Stansted, ferma al 69%. È una fotografia utile anche per programmare l’offerta futura, perché indica dove il mercato risponde e dove serve intervenire con tariffe, promozione o modifiche operative. La struttura regge, la domanda c’è e la spinta internazionale funziona, ma alcune tratte richiedono consolidamento. È una fase di maturazione, non ancora di equilibrio.

Questo boom arriva mentre l’aeroporto vive il passaggio infrastrutturale più rilevante della sua storia recente. La nuova aerostazione sarà pronta a gennaio, con uno slittamento minimo rispetto alla data annunciata, e diventerà la vetrina fisica di un cambiamento già cominciato nei numeri. L’involucro del terminal cresce giorno dopo giorno, i cantieri sono costanti e gli accessi stradali collegati al nuovo svincolo di Malderiti avanzano. Il 2026 rischia di essere l’anno di svolta: scalo ampliato, flussi in aumento, proiezione internazionale aperta e un bacino d’utenza che si sta riattivando dopo anni di stagnazione.

A ottobre è accaduto anche altro. Da Bergamo, terzo scalo nazionale per traffico, è arrivata una richiesta formale per una rotta diretta con Reggio. Un Nord che domanda Sud, e non viceversa. È un ribaltamento di prospettiva che pesa sul piano economico, simbolico e politico. Significa che la Calabria, almeno per una parte del mercato, non è più periferia. È opportunità. Se l’inverno confermerà questi volumi e se novembre e dicembre manterranno il ritmo attuale, l’aeroporto potrebbe chiudere il 2025 superando la soglia del milione di passeggeri.

Reggio è davanti a una curva che non consente frenate. Da una parte c’è una crescita concreta, misurabile. Dall’altra resta la necessità di stabilizzare la presenza dei vettori, perché un milione di passeggeri sarebbe un traguardo storico, ma anche un punto di non ritorno. O si consolida, o evapora. La nuova aerostazione arriverà tra poche settimane. I numeri sono già qui. Adesso serve continuità. La stagione decisiva è appena iniziata. Reggio può diventare un aeroporto che genera flussi, rotte e valore, oppure restare un gigante che ha corso solo un anno. I dati dicono che la strada è aperta. Sta alla città, alla Regione e alle compagnie scegliere se trasformarla in destinazione stabile o lasciarla scivolare ancora una volta tra le promesse mancate.