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Dallo scorso marzo lo scalo di Reggio Calabria ha perso il volo mattutino delle 6, garantito dal night stop, che permetteva di raggiungere Milano Linate nelle prime ore della giornata. Una cancellazione che aveva ridotto l’operativo da tre a due collegamenti quotidiani. Ora, con l’avvio della winter season dal 26 ottobre al 28 marzo, arriva un’altra sforbiciata: da due voli si passa a uno solo, lasciando il Tito Minniti con appena un collegamento diretto giornaliero verso la capitale economica del Paese.
Di fronte a queste critiche, Ita Airways ha diffuso una lunga nota per spiegare la sua scelta. «La decisione di ridurre i voli giornalieri sul collegamento Milano Linate – Reggio Calabria nella prossima stagione invernale è frutto di un’approfondita valutazione dei risultati dei voli in termini di profittabilità e di ragioni operative. La valutazione economica ha dato un esito fortemente negativo, con una perdita considerevole tale da non sostenere un mantenimento delle attuali frequenze sulla rotta».
La compagnia cita anche i vincoli sugli slot milanesi: «oltre alla ridotta disponibilità di slot sull’aeroporto di Milano Linate nel rispetto degli impegni con la Commissione Europea nell’ambito dell’operazione di ingresso nel proprio capitale da parte di Lufthansa». Qui sta il punto: i voli reggini non saltano per motivi tecnici, ma perché contano meno di altri nell’arena dei grandi equilibri industriali. Ancora più grave se si considera che a detenere il 59% della proprietà della compagnia è il Governo Italiano.
Non manca il riferimento tecnico: «durante la prossima stagione invernale la Compagnia, al pari di altri vettori europei e internazionali, continuerà a dover far fronte ad una parziale riduzione della flotta operativa di breve-medio raggio a causa di programmati interventi manutentivi ai motori».
Nel tentativo di alleggerire l’impatto, la compagnia aggiunge che «opererà anche due voli da Reggio Calabria a Roma Fiumicino, consentendo comode connessioni con il proprio network nazionale, che include l’aeroporto di Milano Linate, e internazionale». Ma definire “comode” delle coincidenze che allungano i tempi e complicano i viaggi – oltre al moltiplicarsi dei costi da sostenere, dovendo quindi effettuare due voli – significa negare la realtà quotidiana di chi si sposta per lavoro, studio o peggio per motivi di salute.
Infine, la ex compagnia di bandiera prova a lasciare aperto uno spiraglio: «qualora si verificassero condizioni idonee in termini di disponibilità della flotta, di sostenibilità economica del volo e di effettiva presenza di domanda adeguata, anche considerando lo scenario competitivo, valuterà l’ipotesi di reintrodurre capacità addizionale». Una promessa al condizionale che sa di resa: il volo per Milano non sembrerebbe una priorità, e se mai tornerà dipenderà da scelte lontane da Reggio.
La replica di Ita Airways, dunque, più che chiarire conferma. Conferma che lo scalo dello Stretto è considerato sacrificabile, che i passeggeri possono arrangiarsi effettuando lo scalo a Fiumicino, che i bilanci e gli slot valgono più della mobilità di un territorio intero.
È la fotografia di un paradosso: quando la città prova a crescere, Ita decide di tagliare. «La valutazione economica ha dato un esito fortemente negativo, con una perdita considerevole tale da non sostenere un mantenimento delle attuali frequenze sulla rotta», scrive la compagnia, senza però divulgare quello che è l’effettivo tasso di riempimento del volo per ogni fascia oraria. Eppure dalle tante testimonianze di viaggiatori abituali i voli da e per Milano Linate sono sempre pieni.
E allora la domanda diventa inevitabile: Reggio Calabria è ancora parte del Paese per Ita Airways – e per il governo che ne detiene il 59% di proprietà, e che quindi potrebbe pretendere un impegno maggiore in i o resterà un capolinea da cancellare a piacimento?

