Ospite dell'ultima puntata dell'anno del format di LaC Tv il consigliere regionale ripercorre undici anni di governo a Palazzo San Giorgio: dal risanamento al welfare, dal mare agli scontri istituzionali, con un occhio alla partita politica che si apre verso le comunali di primavera
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Undici anni alla guida di Reggio Calabria, un ciclo amministrativo che si chiude e una nuova stagione politica che si apre. La puntata speciale di Dentro la Notizia, il format di approfondimento di LaC condotto da Pier Paolo Cambareri, diventa l’occasione per Giuseppe Falcomatà di ripercorrere un’esperienza lunga, complessa e segnata da passaggi istituzionali decisivi, dalla vittoria del 2014 fino alla decadenza da sindaco conseguente all’elezione in Consiglio regionale.
Un racconto che parte dalla fine di un mandato e si intreccia con l’inizio di una fase transitoria per Palazzo San Giorgio, in attesa delle elezioni comunali della prossima primavera. Falcomatà traccia un bilancio che mette insieme risultati amministrativi, limiti, scelte politiche e una visione di città che rivendica come coerente e riconoscibile. «Ci inorgoglisce aver azzerato il precariato al Comune, lasciando un ente in salute, con i conti in ordine e oltre mille unità di personale», sottolinea, ricordando la chiusura del piano di riequilibrio e una stagione di investimenti che supera il miliardo di euro tra opere pubbliche e infrastrutture.
Il sindaco uscente parla di una Reggio che ha ritrovato ambizione dopo anni difficili, segnati dal dissesto finanziario e dallo scioglimento per mafia, ferite che avevano compromesso credibilità e immagine della città. «Abbiamo lavorato per ricostruire un senso di appartenenza, l’orgoglio di essere cittadini di Reggio Calabria», afferma, legando questo percorso a un investimento forte su cultura, identità e qualità della vita.

Ampio spazio viene dedicato alle politiche sociali, con un welfare comunale che oggi muove circa 17 milioni di euro l’anno. Asili nido, servizi per l’infanzia, assistenza domiciliare, trasporto per persone con disabilità e centri antiviolenza diventano, nella narrazione di Falcomatà, il segno di una città che prova a trasformarsi in comunità. «Da zero asili nido arriveremo a nove, un segnale per le giovani famiglie che vogliono restare o tornare a vivere qui».
Sul fronte urbano, il mare resta l’orizzonte simbolico e concreto della trasformazione. «Reggio era una città sul mare, oggi sta diventando una città del mare», spiega, richiamando la chiusura degli scarichi abusivi e la costruzione di un fronte costiero continuo, da Catona a Pellaro, fino al progetto del Museo delle Culture del Mediterraneo intitolato a Gianni Versace. Un’opera che immagina come perno culturale e turistico di respiro internazionale.
Non manca il tema del rapporto con la Regione e con la Città metropolitana. Falcomatà denuncia la mancata assegnazione delle funzioni previste dalla legge Delrio, che avrebbe sottratto al territorio oltre 400 milioni di euro in servizi e infrastrutture. «Non chiediamo concessioni, pretendiamo il rispetto di una legge», afferma, descrivendo la Città metropolitana come «una Ferrari che gira nel vialetto di casa».
Lo sguardo si sposta poi sulla politica e sulle prossime comunali. Falcomatà rivendica l’idea di una coalizione progressista ampia e coerente con l’esperienza regionale, aperta a partiti e forze civiche, con regole chiare e strumenti capaci di unire. «Le primarie devono unire e non dividere», avverte, ribadendo la necessità di responsabilità collettiva.
Da consigliere regionale, promette un’opposizione attenta e rigorosa, denunciando le scelte del centrodestra, dalla gestione delle commissioni consiliari ai tagli indiretti ai comuni. «Qui si violano ruoli e regole democratiche», afferma, chiamando in causa direttamente il presidente Occhiuto.
La chiusura si fa più personale, nel richiamo alla figura di Italo Falcomatà e a una storia familiare intrecciata a quella della città. «Non ti è imposto di completare l’opera, ma non sei libero di sottrarti», cita, rivendicando un impegno vissuto come obbligo morale e atto di servizio. Un passaggio che suggella la fine di un ciclo e affida al futuro di Reggio Calabria il giudizio definitivo su dodici anni di governo.

