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C’è anche il caso ella dialisi privata a Reggio nell’informativa della Guardia di finanza, anche un piccolo manuale di realpolitik ai tempi di Roberto Occhiuto. Colloqui intercettati nell’ufficio del governatore, al decimo piano del Palazzo dei calabresi, nei quali – è inevitabile – si parla di nomine, provvedimenti, equilibri amministrativi che sono anche lo specchio dei rapporti politici. Occhiuto e i “suoi” dirigenti parlano poi del tetto di spesa posto ai privati: Petropulacos sciorina cifre che mostrano come quel tetto sia stato superato. Un altro dei filoni dell’inchiesta che ha sconvolto la Cittadella regionale.
Poi il discorso si sposta su un’altra questione sulla quale si concentra, in parte, il lavoro della Guardia di finanza. Si tratta di una delibera che, nella sanità reggina, avrebbe ridotto i posti in dialisi del Grande ospedale metropolitano per aumentare quelli sul territorio. È una storia sulla quale, così si intuisce dalle trascrizioni, c’è uno scontro interno: la delibera non sarebbe stata condivisa da una manager dell’Asp e, dettaglio molto spinoso, prevederebbe l’aumento di 21 posti letto nel Reggino, dove ci sarebbe un centro dialisi privato bloccato, in quel momento, perché i costi in regime non convenzionato sono insostenibili. Petropulacos chiede di rallentare per comprendere meglio la situazione: il rischio è quello di ridurre i posti letto pubblici per aprire un nuovo centro privato, bisogna essere sicuri che si possa fare. È qui che la faccenda si incrocia con i movimenti di Antonino Daffinà nella sanità (ve ne abbiamo parlato ieri): quel centro privato, che attende da tempo di essere attivato, è riconducibile a una società di cui il sub commissario alla depurazione cura i conti nella sua veste di commercialista. È lui a seguire la pratica in Regione, quantomeno chiedendo novità ai dirigenti apicali per riferire poi all’imprenditore.
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