Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
L’autonomia differenziata è uno dei temi politici più divisivi e controversi degli ultimi anni in Italia. Introdotta nell’agenda politica da Roberto Calderoli, ministro della Lega, questa proposta di legge è una «minaccia per l’unità nazionale». Lo dice senza mezzi termini ai nostri microfoni Saverio Zavettieri, deputato socialista della prima repubblica che le istituzioni le conosce bene, tutte, e dall’interno. Segretario regionale della Cgil calabrese, poi Deputato al fianco di Craxi ed assessore regionale della giunta Chiaravalloti, in fine Sindaco – fino a poco più di un mese fa – di Bova Marina.
Zavettieri fa una critica incisiva delle implicazioni di questa riforma, sottolineando le profonde ripercussioni politiche, economiche e sociali che potrebbe avere sull’unità del Paese.
Una riforma nata sotto una cattiva stella
«In Calabria c’è un vecchio proverbio: quando non si conosceva un ragazzo, si chiedeva “chi è, chi sono i suoi genitori?”», esordisce Zavettieri. «Non c’è dubbio che la prima domanda che mi viene in mente è chiedere “di chi è figlio questa legge”. Il padre di questa legge, lo sappiamo, è Calderoli, ma è più il risultato di uno scambio tra forze politiche diverse che un progetto organico del centrodestra. È una bandiera concessa alla Lega per il suo percorso di federalismo».
Secondo Zavettieri, la proposta di autonomia differenziata non è nata sotto una buona stella. Anzi, riflette un compromesso politico che rischia di minare le fondamenta stesse dell’unità nazionale. «Questa legge sembra essere più una concessione politica alla Lega che una vera riforma pensata per migliorare il paese. Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza, è centrato sull’unità nazionale, quindi già ci sono posizioni difficili da conciliare. Sono i “miracoli del bipolarismo” che mettono insieme forze con visioni opposte su questioni importanti come questa».
Federalismo al contrario
L’autonomia differenziata, nelle parole di Zavettieri, non è altro che una forma di federalismo al contrario, che disarticola lo Stato piuttosto che rafforzarlo. «Il Partito Socialista – afferma, ricordando i tempi passati a Montecitorio – ha sempre sostenuto le autonomie regionali, ma mai al di là dei confini del federalismo. Questa autonomia differenziata di Calderoli sembra invece una concezione federalista al contrario. Un paese unito non ha bisogno di questa autonomia differenziata».

Uno degli aspetti più critici della riforma è la questione del gettito fiscale. «Il mantenimento da parte delle regioni delle imposte per finanziare queste nuove competenze significa che vengono meno risorse per il fondo di riequilibrio, previsto dalla costituzione per favorire il superamento degli squilibri e sostenere le regioni meno sviluppate», spiega Zavettieri. «Si prefigura un paese che accantona l’obiettivo dell’unità, muovendosi contro le scelte europee che mirano a superare lo squilibrio meridionale».
Questo aspetto economico è cruciale, perché tocca direttamente il cuore del problema: la solidarietà tra le diverse regioni italiane. Se le regioni più ricche, come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, trattengono una maggiore parte del loro gettito fiscale, le regioni meridionali rischiano di vedere ulteriormente ridotte le risorse a loro disposizione, aggravando gli squilibri esistenti.
L’Italia sarà un «Paese Arlecchino»
Saverio Zavettieri è particolarmente critico verso il fatto che questa legge non sembra nata per rendere il paese più solidale. «Il termine stesso “autonomia differenziata” implica ricette differenti per ogni singola realtà, rischiando di avere un paese con competenze diverse, come un vestito di Arlecchino», afferma Zavettieri. «Il vero problema è il mantenimento del gettito fiscale nelle regioni più produttive, che significa meno risorse per il fondo di perequazione».
Zavettieri ritiene che questa riforma potrebbe vanificare anche gli sforzi europei per il riequilibrio economico tra Nord e Sud. «Le scelte europee, che prelevano risorse finanziarie per sostenere il superamento dello squilibrio meridionale, rischiano di venire meno. Anche l’intervento politico dei movimenti e delle istituzioni meridionali ha prodotto qualche cambiamento rispetto alla legge iniziale, ma alcuni pensavano di approvare questa legge al buio, senza definire i livelli essenziali di prestazione che riconoscono formalmente che esistono e vanno garantiti in Italia gli stessi diritti a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza».
Nonostante i Lep «Chi ha già meno avrà sempre meno»
La questione dei livelli essenziali di prestazione (LEP) è un altro nodo cruciale della riforma. «Il problema è come si fissano i livelli essenziali delle prestazioni, che è compito dello stato. La legge affida allo stato la definizione dei livelli essenziali di prestazione, però fino a quando questi non vengono definiti c’è la possibilità che le regioni che hanno chiesto autonomia differenziata per alcune materie si finanzino con i vecchi criteri della spesa storica e non della spesa legata al fabbisogno». Dove si è speso fino ad ora di meno, in buona sostanza, si spenderà sempre meno, e viceversa.
Un referendum per salvare – o dividere – l’Italia
Saverio Zavettieri non esita a mettere in guardia contro le insidie della legge sull’autonomia differenziata, soprattutto nell’ottica di una battaglia referendaria che potrebbe ulteriormente polarizzare il paese. «Oggi bisogna affrontare una battaglia referendaria attrezzandosi bene, non solo dal punto di vista organizzativo ma anche degli strumenti culturali», sostiene. Sembra lampante, per l’onorevole, la mancanza di coerenza in alcuni partiti nazionali che, a seconda del pubblico, alternano il loro discorso a favore o contro l’autonomia differenziata, minando così la fiducia degli elettori.
Zavettieri esorta a unire le forze per una battaglia nazionale che superi le divisioni politiche tradizionali. «Va incoraggiato lo sforzo di quei settori politici, anche nel centrodestra, che sono disposti a sposare una battaglia riformista, non di schieramento», afferma. E’ quindi necessaria una maturazione delle posizioni anche all’interno delle forze di maggioranza, come Fratelli d’Italia, e invita a un ripensamento che tenga conto degli interessi dei territori rappresentati più che delle casacche di partito.
La questione, secondo Saverio Zavettieri, non è solo meridionale, ma riguarda tutto il paese. Egli avverte che una maggiore autonomia fiscale per le regioni del Nord potrebbe accelerare la desertificazione già in atto nel Sud, aggravando ulteriormente gli squilibri. «Il Sud è già spopolato. Chi è nato qui se ne è andato o se ne andrà. Questo gap di popolazione è parzialmente compensato dall’immigrazione, ma se dovessero andarsene via ancora altre famiglie di professionisti e di imprenditori, la situazione peggiorerebbe». L’Autonomia differenziata creerà un meccanismo perverso di desertificazione di persone e di conoscenze, con la chiusura di scuole e ospedali, e la riduzione delle istituzioni, spingendo ulteriormente le nuove generazioni a cercare opportunità altrove.
Per affrontare la battaglia referendaria, Zavettieri suggerisce un approccio che non sia di semplice contrapposizione politica tra maggioranza e opposizione, ma una mobilitazione che coinvolga tutte le forze sociali e politiche del paese, ma che parta dai cittadini. «Non va fatto solo nel Mezzogiorno, o con il Mezzogiorno contro il Nord. Le forze nazionali, i sindacati, i partiti che pretendono di rappresentare l’interesse del paese, dovrebbero essere seriamente impegnati». Il referendum, quindi, non deve diventare una battaglia di partito che comprometta il risultato con una partecipazione a vuoto. «Bisogna fare una battaglia intelligente, tutti insieme, per l’unità del paese, per superare gli squilibri e per dare pari opportunità, rispettando la Costituzione».