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Sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina c’è «l’assoluta incertezza temporale sulla fase costruttiva» e la «paura» dei territori è che i cantieri finiscano «per rimanere lì come ecomostri e incompiute». Lo ha detto stamani la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, parlando in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera nell’ambito dell’esame del decreto legge Infrastrutture.
Secondo la sindaca, nella parte del provvedimento in cui si aggiorna la procedura di approvazione definitiva dell’opera si fa «un’ingiustificata forzatura procedurale». «L’opera ponte – ha aggiunto – non può essere immaginata come una sommatoria di tanti lotti» e il «paradosso» è che anche la fase degli espropri o della realizzazione del blocco ancoraggio del ponte possano essere considerati «come una fase costruttiva».
«Cosa succede se a questa fase costruttiva non seguirà altro?», si è chiesta la sindaca, secondo cui «il danno sarebbe inimmaginabile» se il «progetto definitivo non sarà trasformato in progetto esecutivo, ma in tanti progetti esecutivi quanti sono i lotti».
«Ci troviamo catapultati indietro di più di 10 anni o forse 20» ha concluso Caminiti, sollecitando alla commissione e all’intero parlamento «interlocuzioni dirette con le amministrazioni locali».
Anac, trasparenza e coordinazione fondamentali
Riguardo al ponte sullo Stretto, «ci sono alcune disposizioni che fanno riferimento alla verifica dei costi: è importante unitamente al progetto avere una trasparenza ampia sui costi, questo è essenziale per valutare i vincoli di bilancio e la compatibilità con l’articolo 72 (che impone di non superare il limite del 50% rispetto a spesa iniziale – ndr) opportunamente previsto dal decreto fin dall’inizio». Così il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ascoltato in commissione Ambiente. «Se il ministro ha bisogno di più esperti è giusto che possa avvalersene, ma la cosa importante è che l’asseverazione, che ha a che fare con oneri, costi e piano finanziario, sia affidata anche alla Corte dei conti oltre che al Cipe e alle commissioni parlamentari», ha aggiunto.
Per quanto riguarda il ponte sullo Stretto e il venire meno del parere previsto in passato da parte del Consiglio di Stato, «si ritiene che questo parere sia utile al governo a fianco a quello del Cipes. Se possibile sarebbe utile, data l’importanza dell’opera, ripristinare e tenere conto del parere del Consiglio di Stato». Queste le parole del presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, sempre in audizione alla commissione Ambiente.
«Per il Ponte sullo Stretto avevamo suggerito al governo di acquisire il vecchio progetto e usarlo come base di gara per completarlo e migliorarlo. Non è stato deciso così, quindi a maggior ragione oggi serve approvare il progetto esecutivo in modo unitario, senza spezzettarlo in fasi esecutive e naturalmente senza avviare i lavori prima di avere un quadro complessivo dell’opera. Altrimenti la parte pubblica finirebbe per prendere su di sé rischi che non le competono ed i costi potrebbero aumentare oltre il limite fissato dalla normativa europea», ha aggiunto Busia. Inoltre, secondo il presidente di Anac, «per un’opera di tale complessità tecnica e di così ingente valore economico, approvare un progetto esecutivo per fasi costruttive sarebbe estremamente rischioso, in quanto ogni porzione è necessariamente legata all’altra. L’approvazione deve avvenire in un’unica soluzione. Altrimenti risulterebbe difficile avere un quadro chiaro e complessivo dell’effettiva realizzabilità dell’opera e dei relativi costi. Questo è il punto più delicato dell’intero decreto. Non essendo chiaro il quadro complessivo, si accentua il rischio di varianti progettuali, con il duplice rischio di dover rivedere quanto si è appena approvato e di veder lievitare i costi, magari oltre la soglia fissata dalle disposizioni europee. Avendo deciso di non svolgere una gara, esistono al riguardo limiti più stringenti indicati dalla direttiva. Inoltre, un’eventuale approvazione del progetto esecutivo per fasi costruttive finirebbe anche per trasferire in capo alla parte pubblica, rischi che invece competono contrattualmente al privato».
Riguardo al ponte sullo Stretto, «si è capito che il termine del 31 luglio 2024, inizialmente fissato come termine per l’approvazione del progetto esecutivo è naturalmente irrealistico e va procrastinato. Però nel decreto viene totalmente cancellato e sarebbe opportuno fissare un termine: averlo è essenziale per valutare lo svolgimento dell’opera». Così il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ascoltato in commissione Ambiente. In merito all’«approvazione del progetto esecutivo che si prevede per fasi costruttive differenti» Busia ha sottolineato che «proprio un’opera come il ponte sullo Stretto deve avere un progetto esecutivo unitariamente considerato, altrimenti si rischierebbe di approvare singole fasi del progetto senza essere certi che queste fasi vadano a collegarsi l’una con l’altra. Bisogna avere una visione unitaria». Busia ha quindi spiegato che «non aver svolto una nuova gara sul progetto pone dei vincoli anche di carattere finanziario, che esporrebbero al rischio di varianti successive».
Pietro Ciucci rassicura su fasi costruttive e costi
In relazione ad alcune dichiarazioni espresse nel corso delle odierne audizioni in Commissione Ambiente della Camera sul Decreto Infrastrutture, l’Amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, spiega: «Non ci sono dubbi sulla certezza delle fasi costruttive del ponte sullo Stretto né indeterminatezza sui costi, non c’è un rischio di incompiuta, il progetto è assolutamente fattibile ed è stato aggiornato nelle modalità previste per legge».
«In particolare – spiega Ciucci – con l’approvazione da parte del CIPESS del progetto definitivo, sarà approvato anche il Piano economico finanziario che accerterà l’esistenza della copertura per l’intero fabbisogno dell’opera, proprio per evitare rischi di incompiuta, che nella maggior parte dei casi discendono da mancanza di fondi in itinere».
La progettazione esecutiva, che potrà essere sviluppata per fasi costruttive in linea con le best practice internazionali, al contrario dei timori espressi, ha l’obiettivo di ottimizzare la costruzione dell’opera, contenendo tempi e costi.
Il ponte è un insieme di opere: le opere anticipate, le opere di accompagnamento ambientale, i raccordi a terra, oltre 40 km di strade e ferrovie, funzionali, percorribili e utili fin da subito alla popolazione. Ponte, torri e blocchi di ancoraggio saranno ovviamente un unico progetto.
La fattibilità tecnica del progetto non è mai stata messa in discussione, le risposte alle osservazioni del MASE, che sono in corso, saranno completate prima dell’approvazione del progetto definitivo da parte del CIPESS e quindi in anticipo rispetto all’avvio della progettazione esecutiva. Inoltre, lo schema di decreto introduce nuovi passaggi procedurali volti ad assicurare il controllo da parte dello Stato, nel rispetto della massima trasparenza. Pertanto, le norme introdotte dal decreto infrastrutture non comportano aumento dei costi rispetto a quanto fissato da normative già da tempo in vigore».
Pd e 5 stelle critichi: «E’ una truffa agli italiani»
«L’Anac affossa il metodo con cui Salvini sta gestendo il progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Un progetto sbagliato che presenta inoltre una quantità enorme di vizi procedurali e mancanze tecniche a partire dall’assenza di un progetto definitivo. Avevamo segnalato l’assurdità di andare avanti con un progetto a più fasi da approvare in corso d’opera. Oggi l’Anac mette una pietra tombale su quel metodo. Siamo davanti a una vera e propria truffa agli italiani che sta determinando danni ingenti al bilancio dello stato. Un vero e proprio danno erariale di cui prima o poi qualcuno dovrà rendere conto». Così il capogruppo democratico nella commissione Ambiente della Camera, Marco Simiani.
«Al termine di una lunga giornata di audizioni relative al dl Infrastrutture – dichiarano i deputati M5s delle commissioni Ambiente Infrastrutture e Trasporti – c’è più di un sospetto che con il ponte sullo Stretto il governo stia apparecchiando un’operazione a dir poco rovinosa per il paese. Nonostante l’ad della ‘Stretto di Messina Spa’ Ciucci nelle vesti di pompiere, dalle altre testimonianze abbiamo contezza che almeno sin qui l’operato del ministro Salvini è a dir poco tragico. L’intero dossier è avvolto da un alone di incertezza, aggravato da una cronica mancanza di trasparenza: sui costi, sui tempi, sul progetto esecutivo, sulle lacune degli incartamenti sin qui presentati e sulla road map che l’esecutivo Meloni intende seguire».
«Le perplessità evidenziate oggi dai geologi, dall’Anac, dai sindacati e dal comitato ‘Invece del ponte’ – aggiungono – sono le nostre. Le probabilità di veder partire il cantiere senza le dovute certezze sono altissime, per un’opera che rischia di costarci il doppio dei 15 miliardi preventivati e di rivelarsi inutile e non del tutto sicura. Il silenzio reiterato di Meloni sul dossier, del resto, è indicativo sui dubbi che tormentano lo stesso governo. Salvini si fermi un attimo, perché non stiamo giocando con i mattoncini Lego: senza un progetto esecutivo chiaro e con tutte le certezze tecniche del caso far partire il cantiere è lunare».
Per i sindacati «il Ponte sullo Stretto rischia di essere una “Cattedrale nel Deserto”»
Sul Ponte sullo Stretto di Messina «occorre accendere un faro, perché rischiamo di costruire una cattedrale nel deserto»: lo ha detto Michele Azzola, coordinatore dell’area politiche industriali della Cgil nazionale, in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera nell’ambito dell’esame del decreto legge Infrastrutture.
Secondo Azzola il provvedimento, in tema di ponte sullo Stretto, introduce «una procedura assai anomala, che scardina il meccanismo che prevedeva la presentazione del progetto esecutivo entro il 31 luglio, introducendo progetti esecutivi anche per fasi costruttive successive». «Questo – ha commentato – non ha senso per un’opera unica. Andando per avanzamenti successivi abbiamo un sistema dei costi che salta completamente. La strada che si è introdotta è dunque altamente pericolosa sia per il tema delle finanze che per la realizzazione complessiva dell’opera».
Anche per Irene Pata della Uil il rischio è «che i prezzi possano lievitare nel tempo rispetto a quelli prefissati». È quindi «indispensabile», ha detto intervenendo anche lei in audizione, «una supervisione costante per evitare esplosioni incontrollate del costo dell’opera».
I Geologi preoccupati per la procedura del Ponte
«L’aggiornamento delle modalità di approvazione del progetto esecutivo anche per fasi costruttive ci lascia perplessi»: lo ha detto il presidente dell’Ordine dei geologi e componente della Rete professioni tecniche, Arcangelo Francesco Violo, in merito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, intervenendo davanti alla commissione Ambiente della Camera nell’ambito dell’esame del decreto legge Infrastrutture.
Violo ha sottolineato che «il decreto legge 35 del 2023 aveva previsto la necessità, per esempio dal punto di vista degli aspetti geologici, sismici e tettonici di quell’area, di aggiornare il progetto definitivo del 2011 alle nuove conoscenze sopravvenute». Inoltre, ha ricordato, «ci sono anche le osservazioni del Mase». Per il presidente dell’Ordine dei geologi è dunque «un po’ difficile che su questi aspetti si possa andare addirittura a spostare l’approvazione del progetto esecutivo, che proprio per questo decreto ha il compito di accogliere e portare avanti anche prove sperimentali, nelle fasi costruttive».
«Riteniamo – ha concluso – che alcune questioni debbano essere ben chiare e approfondite e approvate già nella fase prima dell’avvio delle costruzioni, per non trovarci con delle sorprese che possono minare la realizzabilità dell’opera».
Il Comitato cittadino critica fortemente il Decreto Infrastrutture
Le disposizioni contenute nel decreto legge Infrastrutture in merito al Ponte sullo Stretto di Messina sono «l’ennesima ingiustificata forzatura procedurale che con l’obiettivo di accelerare la realizzazione di un progetto ancora fragile sotto il profilo amministrativo, tecnico, economico e sociale», e si pongono «in palese contrasto con le regole e le norme sia nazionali che europee». Lo ha detto Guido Signorino, presidente del Comitato ‘Invece del ponte – cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto’, parlando stamani in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera.
In particolare, secondo Signorino, la norma che rivede il termine del 31 luglio 2024 per l’approvazione del progetto esecutivo del Ponte, con l’introduzione di una «indeterminata possibilità» anche per fasi costruttive, «non ha le caratteristiche per essere inserita costituzionalmente in un decreto legge, in quanto non è né necessaria né urgente». «L’ipotesi di procedere per fasi costruttive – ha spiegato – può concretizzarsi nel caso in cui i progetti di cui si discute siano articolati in lotti funzionali».
Per il presidente del Comitato «il progetto non ha peraltro caratteristiche di definibilità». «Non abbiamo ancora l’elaborazione di tutti gli elaborati – ha detto -, inoltre altri elementi tecnici di grande rilievo potrebbero impattare significativamente sui costi». Proprio sul fronte dei costi il dl, ha aggiunto Signorino, «introduce la revisione del perimetro finanziario» dell’opera, «limitando a 11,6 miliardi la disponibilità». «Mancano all’appello quasi 2 miliardi di euro, questo decreto sancisce definitivamente la mancanza di copertura finanziaria integrale dell’opera», ha concluso.