Cosa sta succedendo in casa Fratelli d’Italia? Se lo chiedono in molti anche a seguito delle grandi polemiche che hanno dominato la scena politica cittadina delle ultime settimane. Mal di pancia, distinguo, esasperazioni, lotte interne e solo qualche buona notizia, hanno scandito il passare delle settimane fino ad oggi, giorno in cui è prevista la visita istituzionale della premier Giorgia Meloni in Calabria. Il capo del Governo sarà a Limbadi insieme al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, al Sottosegretario di Stato all’Interno, Wanda Ferro e del Comandante Generale dell’Arma, Gen. Salvatore Luongo, per la cerimonia di inaugurazione della nuova sede della locale Stazione Carabinieri presso un immobile oggetto di confisca. Per qualche ora è circolata anche la notizia di una possibile sortita della Meloni a Reggio. Notizia ovviamente mai confermata.

Di certo c’è che la Giorgia nazionale non avrebbe avuto una buona impressione delle condizioni del suo partito in riva allo Stretto – dove peraltro fra un annetto si torna al voto dopo due consiliature targate Pd e Giuseppe Falcomatà – che appare alla continua ricerca di una definita identità.
Anche per questo si sono celebrati i congressi di Fratelli d’Italia, per fare uscire il partito (nel frattempo primo in Italia in termini di preferenze) dalle logiche del commissariamento. Da quei congressi sono usciti i nomi di due candidature unitarie per dare forza e prospettiva al partito, e per rappresentare anche all’esterno l’immagine di Fratelli d’Italia compatta e coesa. Così Bruno Squillace è diventato il nuovo coordinatore provinciale in quota Denis Nesci, mentre la docente Ersilia Cedro è stata designata per coordinare le attività del partito nella città metropolitana di Reggio in quota Giuseppe Neri, supportata anche dal gruppo di ex scopellitiani composto tra gli altri da Giuseppe Agliano, Franco Germanò e Saverio Laganà.
Insomma, dentro questo nuovo Fratelli d’Italia c’è una forte componente di quella che fu Alleanza nazionale che però non sembra avere ruoli di primo piano, quantomeno nei coordinamenti, il che fa sì che le aree di influenza del partito si dividano tra Denis Nesci, Giuseppe Neri, Giovanna Cusumano e Demetrio Marino, e Giovanni Calabrese che ha un ruolo più “provinciale” rispetto agli altri.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso

Celebrate le europee con l’elezione di Denis Nesci, il partito ha cominciato a farsi notare tra aperture di nuove sedi e battaglie da affrontare col petto in fuori. L’ultima in ordine di tempo è certamente quella che ha visto contrapposti la Cedro e la Curia reggina, con un attacco per certi versi senza precedenti all’arcivescovo Morrone relativamente alla vicenda che vuole il trasferimento di una parte consistente di attività esercitate nel Seminario regionale di via Pio XI a Catanzaro.
Quell’invettiva, in cui la Cedro minacciava di avviare una vera e propria campagna anticlericale – «Faremo proselitismo con un’azione informativa della scelta “politica” adottata nei confronti di Reggio Calabria, dei suoi fedeli e della sua diocesi perché non venga in Comune ed in Provincia di Reggio Calabria versato l’8 x 1000 alla Chiesa Cattolica», ha scritto – ha rappresentato anche la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Almeno per alcuni.
D’altra parte ha del clamoroso, non foss’altro che per la scelta del luogo dove palesarla, la dissociazione del capogruppo in Consiglio comunale Demetrio Marino rispetto alla nota vergata da Ersilia Cedro. «Le mie sono sincere scuse per le parole e i toni usati dalla coordinatrice cittadina» ha detto in aula Marino, che non ha nascosto l’insofferenza per la conduzione del partito da parte della professoressa. Alla base però ci sarebbero anche altre questioni bollenti. Come la mancata nomina di tre vice responsabili sollecitati dal partito e a cui la Cedro non avrebbe mai dato seguito. Tra questi Giovanna Cusumano, Giovanni Calabrese e appunto Demetrio Marino. Una richiesta che sarebbe servita a preparare il terreno per le elezioni comunali.

Le “ragioni” dello scontro

Ma non c’è solo il caso Marino, perché anche all’interno del coordinamento si è mal digerita la sortita della Cedro. Tanto che sono arrivate anche le prime dimissioni dal Coordinamento cittadino con Pasquale Naso e Mario Latella che si rifanno alle posizioni di Marino. Nelle missive si parla di «profonda preoccupazione per la carenza di valori che sta minando l’integrità e il futuro del partito in riva allo stretto», ma anche di «atteggiamenti che, purtroppo, caratterizzano la linea di questo gruppo dirigente, sempre più distante dalle esigenze di dialogo, coesione e confronto costruttivo». In altre parole si rimprovera al gruppo dirigente di «voler perseguire politiche divisive, lontane dalle reali necessità del nostro territorio e della nostra comunità».
Il dibattito interno in queste ore è insomma fitto e incandescente e c’è chi si dice convinto che «mentre Fdi guarda al futuro “loro” guardano al passato». Anche le chat interne del partito testimoniano diversi distinguo e uno scontro tra Denis Nesci ed Ersilia Cedro, con il primo a tentare di far saltare il banco spingendo per il commissariamento del livello cittadino. Perché ciò potesse concretizzarsi non bastavano le due dimissioni di Naso e Latella, e così altre tre lettere erano pronte a partire per annunciare altrettante dimissioni che avrebbero aperto la crisi interna. Dimissioni però che non sono arrivate in qualche modo stoppate da una vecchia conoscenza della politica cittadina – Beniamino Scarfone – che, dicono sempre fonti accreditate, avrebbe suggerito di non mettere in scena prove di forza che avrebbero indebolito il partito anche agli occhi dei suoi stessi elettori. D’altra parte Scarfone, visto di buon occhio dalla componente giovanile del partito e da sempre “in squadra” con Giovanna Cusumano, è persona pragmatica, uno di quelli insomma che predilige la dialettica, anche forte se serve, e un “metodo” diverso da chi vuole mostrare i muscoli per superare i contrasti interni. La loro presenza – in un quadro non certo idilliaco – all’auditorium Lucianum in occasione della visita di Edmondo Cirielli, anche se un po’ defilati, non è sfuggita ai più attenti osservatori. In particolare la Cusumano, seduta in decima fila, dopo l’evento organizzato con la ministra Calderone in Consiglio regionale, non faceva presagire nulla di buono.

Un partito alla ricerca di una identità

In questo marasma generale non bisogna dimenticare – pur nella rimarcata differenza di estrazione politica – la convinta partecipazione di Antonio Marziale, garante regionale per l’infanzia e uomo di partito, alla convention di Eduardo Lamberti Castronuovo per annunciare l’ufficiale discesa in campo alle prossime comunali del medico ed editore in un polo civico.
E c’è da pensare che la sola “buona notizia” per Fratelli d’Italia è arrivata dalla Cassazione che ha confermato per la terza volta – prima erano stati il gip e il Riesame – il “no” all’arresto del consigliere regionale Peppe Neri nell’ambito dell’inchiesta Ducale. Lo stesso Neri – che in accordo col partito si era autosospeso dalle sue funzioni – in una intervista esclusiva al nostro giornale, professandosi fiducioso nella magistratura, si è detto «sereno e nella certezza di non aver commesso alcun reato».
Per il resto, Fratelli d’Italia appare oggi un partito non ancora strutturato e alla ricerca della propria identità. È facile credere che in queste condizioni difficilmente potrà incidere sui tavoli elettorali che contano quando saranno convocati dagli alleati di centrodestra. Sembra quantomai urgente la necessità di un dibattito interno di qualità, anche perché di questa debolezza del partito reggino ne approfitteranno i meloniani di Cosenza e Catanzaro, mettendo in una posizione scomoda la componente reggina, l’unica a pagarne le spese nelle dinamiche politico partitiche della coalizione di centrodestra.