Ad Arghillà, estrema periferia nord di Reggio Calabria, la realtà si impone con tutta la sua durezza: strade ingombre di rifiuti, palazzine popolari prive di agibilità, interi isolati senza acqua per mesi. Un quartiere costruito male e abbandonato peggio, che oggi conta circa cinquemila residenti e che da decenni vive tra marginalità e degrado. È qui che Giuseppe Conte e Pasquale Tridico hanno scelto di fermarsi durante la loro tappa reggina, incontrando cittadini, associazioni e comitati che da anni chiedono risposte concrete.

La «periferia delle periferie»

Ad aprire l’incontro sono stati i rappresentanti dei comitati di quartiere, che non hanno risparmiato parole dure: «Arghillà è la periferia delle periferie. Manca tutto: scuole, sanità, trasporti, opportunità di lavoro. Qui le famiglie sono costrette a vivere senza i servizi più elementari, e pensare che a pochi chilometri si discute di spendere 14 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto».

La denuncia è precisa: non solo l’assenza dello Stato, ma il fallimento delle politiche regionali, soprattutto sul fronte abitativo e sanitario. «Abbiamo visto fallire ogni progetto di inclusione. Qui non esiste neppure una scuola funzionante, eppure il quartiere è pieno di bambini. Le politiche regionali sull’abitare e sulla salute hanno completamente fallito», hanno ribadito i residenti.

La sanità che non c’è e il ruolo del terzo settore

Il cuore della visita è stato il piccolo presidio di medicina solidale, un centro sanitario di prossimità nato grazie al lavoro dei volontari. Un luogo che, pur con mezzi limitati, rappresenta per molti l’unica possibilità di ricevere cure. «Dove non arriva lo Stato, arriva la solidarietà – è stato sottolineato – ma non può essere una soluzione definitiva. Non si può vivere di assistenzialismo».

Conte ha condiviso questa riflessione, parlando di un «grido di dolore che attraversa tutta la Calabria»: «Chi ha una carta di credito si cura altrove, chi non può resta intrappolato in un sistema pubblico disastrato. Negli anni si è scelto di smantellare i presìdi sanitari, invece di rafforzarli. Il risultato è sotto gli occhi di tutti».

I fondi PNRR e i ritardi

L’ex premier ha poi puntato l’attenzione sul PNRR, sottolineando i rischi concreti: «I soldi ci sono, ma i progetti per ospedali e case di comunità stanno procedendo a rilento. Ormai siamo prossimi alle scadenze e dubito che verranno realizzati in tempo. È inaccettabile che, mentre qui mancano scuole e presidi di base, i fondi europei rischino di andare persi tra ritardi e inefficienze».

Tridico ha rafforzato il concetto, richiamando il periodo della pandemia: «Durante il Covid siamo riusciti a garantire risorse e a intuire la necessità di nuovi ospedali, scuole, case di comunità, centri sportivi. Ma oggi, a distanza di anni, i progetti arrancano e il rischio è che a beneficiarne siano solo comitati d’affari, senza un reale impatto sulla vita delle persone».

Dignità negata e inclusione possibile

Non solo sanità: al centro del confronto anche il tema della dignità. «Qui manca soprattutto la dignità – ha detto Tridico –. Noi vogliamo ripartire da quartieri come Arghillà per restituirla. Lo faremo rilanciando la sanità territoriale, i presìdi sociali, e rafforzando strumenti come il reddito di dignità, legato a progetti concreti di inclusione con il terzo settore».

Conte ha parlato di «una Calabria che non può più permettersi di lasciare indietro intere comunità», ribadendo che «l’accesso alle cure e alla scuola sono diritti fondamentali, non concessioni».

Il clima nel quartiere

L’atmosfera ad Arghillà era densa di rabbia, ma anche di attesa. Le voci dei cittadini hanno raccontato storie di esclusione: famiglie in emergenza abitativa, bambini costretti a crescere senza aule né spazi di socialità, giovani che vedono nella fuga l’unica via di riscatto. Eppure, accanto al degrado, resistono anche la speranza e la tenacia di chi non smette di impegnarsi: associazioni che aprono centri educativi, medici volontari che visitano gratuitamente, comitati che chiedono con forza un tavolo permanente di confronto con le istituzioni.

Tra promesse e realtà

«Non è accettabile – ha concluso Conte – che a pochi chilometri da qui si progettino grandi opere mentre questo quartiere resta abbandonato. Prima bisogna garantire i diritti fondamentali: scuola, sanità, trasporti. Da qui vogliamo ripartire per costruire una Calabria dell’inclusione e della speranza».

Ad Arghillà, la politica ha promesso ancora una volta attenzione e impegno. Resta da capire se alle parole seguiranno fatti, o se questo quartiere continuerà a essere, come lo definiscono i suoi stessi abitanti, «la periferia delle periferie».