«Sabato scorso, 29 novembre 2025, presso la città di Messina, si è svolta la seconda grande manifestazione popolare dell’anno a difesa del patrimonio naturalistico dello Stretto, contro l’aggressione fanta-ingegneristica speculativa della presunta grande opera a campata unica».

Così, in una nota, il segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista Antonino Massara, che spiega come «Il Partito calabrese della Rifondazione Comunista non poteva rimanere in silenzio».

«Così, dopo aver aderito alla manifestazione promossa dal Coordinamento No Ponte, che ha visto la partecipazione di tutte le forze politiche e delle associazioni che da anni si battono per questa causa, avvertiamo la necessità di rimarcare il carattere manipolatorio e minaccioso del lessico governativo».

Massara ricorda che la seconda manifestazione nasce dopo i due no della Corte dei Conti al visto di legittimità e alla registrazione della delibera del Cipess. «L’autorevole parere della Corte, ente garante della costituzionalità giuridica ed economica dell’operato del Parlamento, è stato da subito denigrato dalla linguistica affarista di questo Governo. La visione speculativa è la vera causa della pedagogia propagandistica della Lega salviniana e di tutti i partiti che sostengono la realizzazione dell’opera, incluso il nostro rieletto Presidente della Regione».

«Dentro questa logica, il parere di un organo costituzionale è visto come nemico dell’interesse nazionale. Ormai, tutto ciò che garantisce l’autorevolezza della Costituzione deve essere disciolto lentamente. Come poter passare alla storia per essere stati grandi condottieri, riuscendo laddove Silvio Berlusconi aveva fallito? Come far accettare riforma della giustizia, premierato, attacchi al Presidente della Repubblica, subordinazione a Trump e promesse non mantenute, se non attraverso la grande illusione di un’opera impossibile?».

«In tempi passati sarebbe stato considerato oltraggioso ignorare un parere così autorevole. Le istituzioni costituzionali rappresentavano un riferimento comune per i partiti della Prima Repubblica. Oggi si assiste a una mistificazione decadente posta in essere da questa destra anti costituzionale, che mette a rischio la tenuta democratica del Paese. Reggio Calabria e Messina possono essere una possibilità: resistere moralmente al tentativo di rimpicciolire le istituzioni, plasmandole per il turbocapitalismo speculativo, è possibile».

«Il ponte è una babbaria, per usare un linguaggio goliardico tipico dello Stretto. È un’opera frutto del peggior idealismo capitalista che giustifica le disuguaglianze drenando risorse utili al sociale. Occorre decostruire questa narrazione riportando la verità al dato reale: il ponte sullo Stretto non è giustificabile in questo contesto storico e resta il mostro che deturpa una bellezza paesaggistica unica al mondo».

«Forse qualche giudice della Corte dei Conti è stato pervaso dallo spirito di Scilla e Cariddi? Dalle nostre parti tutto può succedere. Il mito dello Stretto saprà difendere il suo fascino eterno, forse servendosi della Ragione Costituzionale».