Al centro della riflessione, anche il caso dell’intitolazione del lungomare del Parco lineare Sud e il ruolo, oggi svilito, degli strumenti di partecipazione popolare.

Abbiamo letto con attenzione la nota con la quale l’UDI ha richiamato l’attenzione sulle recenti vicende legate alla toponomastica cittadina. Si tratta di un tema che ci è particolarmente caro e sul quale, come La Strada, ci siamo impegnati con forza negli anni passati, fino a ottenere – ormai più di tre anni fa – la modifica del Regolamento comunale, affinché venisse formalmente riconosciuto il principio della parità di genere nelle intitolazioni.

Fu un passaggio tutt’altro che semplice: il risultato arrivò al termine di riunioni lunghe e spesso difficili, segnate da resistenze culturali impensabili, mascherate dietro presunte complessità burocratiche. Un confronto che rese evidente quanto il tema fosse – e continui a essere – scomodo.

Oggi la situazione appare solo lievemente cambiata, proprio grazie all’esistenza del nuovo Regolamento. Ma il passaggio più importante, quello culturale, che dovrebbe portare la parità a diventare un criterio strutturale nella visione della città, resta ancora lontano e accidentato, nonostante progetti, iniziative e proclami.

Nelle riunioni dei capigruppo, ogni volta che vengono sottoposte nuove intitolazioni toponomastiche, ci ritroviamo spesso soli a sottolineare come il Regolamento non venga rispettato. È tutto a verbale. Le nostre osservazioni vengono accolte, a volte, con un atteggiamento di sufficienza, come se si trattasse di richieste provenienti da un mondo lontano e utopico.

La risposta più frequente è che oggi si stia semplicemente procedendo a ratificare, tramite Delibere di Giunta, verbali risalenti a tre anni fa, a causa di un blocco triennale dovuto a problemi tecnici e amministrativi. Ma di tre anni fa è anche il nuovo Regolamento: ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per avviare un cambiamento concreto, almeno sul piano formale. A nostro avviso, questo non è avvenuto per mancanza di una sincera volontà politica.

Una mancanza che, con rammarico, non abbiamo riscontrato soltanto tra gli uomini, ma anche nelle donne che si sono avvicendate nella vita amministrativa della città. Ancora una volta, la giustificazione addotta è stata quella di non meglio precisate ragioni burocratiche. Ma la burocrazia non agisce per volontà divina: discende dalle decisioni politiche e, soprattutto, dalla volontà politica di far rispettare le regole che la politica stessa si è data.

In questo quadro si inserisce anche la vicenda dell’intitolazione del lungomare del Parco lineare Sud ad Adele Cambria. Abbiamo partecipato con entusiasmo alla raccolta firme promossa dall’UDI, che ha coinvolto oltre mille cittadini e venti associazioni. Solo pochi giorni fa, però, consultando l’Albo comunale, abbiamo scoperto che la decisione era già stata assunta con un verbale del 2022, recentemente ratificato con Delibera di Giunta.

Perché questa decisione non è stata comunicata prima? Perché non è stato recuperato quel verbale nelle numerose riunioni e negli incontri richiesti, anche in sede di commissione, alla presenza di associazioni e consiglieri, durante i quali la proposta di intitolazione ad Adele Cambria è stata ampiamente discussa?

Va inoltre ricordato che un verbale della Commissione Toponomastica non equivale a una decisione definitiva. La Giunta avrebbe potuto legittimamente non approvarlo, tenendo conto della raccolta firme promossa dall’UDI. Quantomeno, avrebbe potuto convocare i rappresentanti delle associazioni sottoscrittrici per informarli. Perché non è stato fatto?

Così non si mortificano e non si umiliano gli strumenti di partecipazione popolare? Domande che sembrano retoriche, ma che una risposta la meritano. Anche se, in fondo, una risposta già la conosciamo.