Parteciperanno il prof. Carlo Doglioni (Università di Roma ed ex presidente INGV), il prof. ing. Mario De Miranda (esperto in ponti e grandi strutture) e l’ing. Paolo Nuvolone (ingegnere ambientale). A moderare l’incontro sarà il giornalista Marcello Mento.

«Abbiamo voluto chiamare la nostra comunità in uno spazio pubblico e all’aperto – si legge nella nota del Movimento Civico “Città in Movimento” – per comprendere tutte le motivazioni tecnico-scientifiche che oggi impongono di tutelare la città di Villa San Giovanni, gli espropriandi e gli abitanti tutti».

Al centro dell’iniziativa, le criticità legate al progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto, che secondo il Movimento solleva «una miriade di dubbi, criticità e interrogativi circa la sua fattibilità e sostenibilità». Dubbi che non nascono, precisano, da un’ideologia “anti-moderna”, ma da un’analisi basata su dati economico-finanziari, infrastrutturali e sociali.

«La lacunosità di un progetto per il quale non è stato sinora prodotto un avanzamento allo stadio esecutivo – prosegue la nota – è evidenziata dagli stessi organismi istituzionali che, pur non ostili al Ponte né alla parte politica che lo sostiene, hanno firmato una valutazione d’impatto ambientale solo parziale e accompagnata da decine di osservazioni e prescrizioni».

Sul piano economico, viene evidenziato come i costi dell’opera siano in continua crescita – ad oggi si parla di circa 15 miliardi di euro – e si preveda l’utilizzo dei Fondi di Coesione e Sviluppo destinati a Sicilia e Calabria, oltre ai Fondi di Perequazione Infrastrutturale. Il Movimento ricorda inoltre che, secondo l’ultimo documento tecnico del MEF, sono stati recentemente tagliati 8 milioni di euro destinati alle strade provinciali.

«I costi aumentano per motivi tecnici, come l’aumento del prezzo delle materie prime rispetto al 2011 – quando il progetto fu bloccato dal governo Monti – e restano indefiniti anche perché manca un progetto esecutivo». Una mancanza che, secondo la nota, è stata sottolineata anche dall’ANAC, che ha rilevato l’impossibilità, in base alle norme europee, di evitare gare pubbliche senza una stima certa dei costi.

Secondo il Movimento, un investimento di tale portata dovrebbe essere avviato solo quando ogni aspetto – anche collaterale – sia definito con certezza. «Ad oggi – si legge – manca ancora la certezza tecnica della possibilità di attraversamento ferroviario dell’infrastruttura, e nei piani RFI buona parte della Calabria è assente dai nuovi tracciati dell’Alta Velocità previsti dal PNRR».

Il traffico attuale sullo Stretto, composto per l’80% da residenti delle due regioni, non trarrebbe vantaggio dalla costruzione del Ponte, né in termini di costi né di tempi. Il pedaggio stimato, secondo il Movimento, sarebbe pari all’attuale costo del traghettamento privato.

Sotto il profilo geologico, la nota sottolinea la delicatezza del territorio: il distanziamento naturale tra Sicilia e Calabria progredisce di 3 millimetri all’anno, in un’area tra le più sismiche al mondo. Due faglie attive e capaci, identificate dall’ISPRA, attraversano proprio le aree previste per l’ancoraggio del Ponte: una a Cannitello – ritenuta responsabile del terremoto del 1783 – e una a Piale, zona del futuro blocco di ancoraggio.

«Ponti della lunghezza prevista sullo Stretto, con doppia funzionalità ferroviaria e stradale, non sono mai stati realizzati in nessuna parte del mondo – né in Cina, né in Turchia, né altrove».

Per queste ragioni, il Movimento chiede maggiore cautela rispetto alla direzione intrapresa dal MIT con il Decreto Infrastrutture, che prevede la realizzazione per lotti funzionali. «Occorre – conclude la nota – un più ampio ascolto delle istanze dei territori, che chiedono certezze ancora non prodotte sul futuro che li attende in caso di cantierizzazione, a partire dallo smaltimento dei materiali di lavorazione fino all’inquinamento acustico».