Ci pensavamo guariti, ci ritroviamo ancora convalescenti. E il problema sembra sempre lo stesso: a un certo punto della partita, non ci stiamo più con la testa. Trocini è tornato principalmente per sanare questo aspetto, ma domenica, con un avversario decisamente più scarso di noi e con noi avanti di due gol senza particolare sforzo, ci siamo fatti prendere dalle stesse paure di qualche settimana fa. Prima siamo arretrati, poi abbiamo preso un evitabilissimo rigore e poi, senza mai soffrire, ci siamo aperti come polli e, a difesa piazzata, abbiamo fatto fare bella figura all’ennesimo peones del mondo del calcio dilettantistico.

È vero, a leggere la lista degli indisponibili ci sarebbe stato da mettersi le mani nei capelli. Ed è verissimo che uno come Barillà quando non c’è, si sente. Ma la partita era stata blindata dopo 45 minuti, a me sembra evidente che non sia una questione di giocatori o di moduli.

Il Siracusa vince e ora i punti di distanza dagli amaranto sono diventati di nuovo quattro, e con Scafatese e Vibonese ancora in mezzo. Va bene che il campionato è ancora lungo, ma a forza di buttare a mare punti e vittorie già in tasca rischiamo di farci male. I bonus sono ampiamente finiti, ora tocca vincere.

Della brutta gara di ieri mi tengo stretto il solito Ragusa, che il colpo da biliardo del 2-0 avrebbe meritato da solo i tre punti, e qualcos’altro lì davanti. Da rivedere Ba, che mi è sembrato parecchio in confusione soprattutto quando la palla ce l’avevamo noi, e Adejo, che ieri si è fatto saltare come un paletto in allenamento almeno un paio di volte.

Con il passo falso di ieri, gli animi attorno alla squadra si sono nuovamente rabbuiati. Ci sta, i tifosi hanno tutto il diritto di lamentarsi per i risultati a singhiozzo della squadra. Siamo noi che mandiamo avanti la baracca. Io però non mi sento di essere così disfattista. Il campionato ha già detto che nessuno è imbattibile. Ora però, vinciamo.

(Barney p)