E così siamo rimasti con il classico pugno di mosche in mano. Quel punticino che sembrava così a portata di mano, alla fine, si è dimostrato impossibile da raggiungere. Non è bastato un girone di ritorno da togliere il fiato, così come non è stato sufficiente realizzare il maggior numero di punti in campionato nell’intera storia della Reggina.

Restiamo in D, almeno per ora. Ed è inutile dire quanto mi girino le palle. A me e a quelli come me che, da semplici tifosi, hanno stretto un patto d’amore con questa maglia (ai tempi della serie a o della serie z, poco importa). Vedersi sconfitti per un punto è digeribile quanto un piatto di frittole di prima mattina e scrollarsi di dosso questa amarezza non sarà una passeggiata.

Ora però ci sono i playoff e il rischio di arrivarci mentalmente scarichi è concreto. Lo so che è dura, ma serve ritrovare serenità nel più breve tempo possibile (soprattutto tra i tifosi) che i playoff incombono e se vogliamo ancora sperare nella finestra del ripescaggio tocca fare l’ennesimo sforzo e vincerli.

Nelle ultime ore, sui media e sui social, sento rinvigorirsi i soliti avvelenatori di pozzi. Gente che pur di tenere il punto, autolesionista e insulso per quanto possa essere, non si vergogna a sparare ad alzo zero invocando salvatori della patria reali quanto il ponte sullo Stretto. Ma una volta per tutte, me lo dite chi è che tiene la pistola alla tempia di questi fantomatici imprenditori impedendogli di comprare la Reggina?

Chi è che (certamente con la forza, altrimenti non si spiega) impedisce al nababbo di turno di rilevare la società per portarci in coppa campioni? È un complotto della ‘ndrangheta? È la massoneria deviata che intesse trame oscure per ostacolare la rinascita della Reggina? Fatela finita.

Della pur tristissima giornata di ieri (io ci credevo, ci credevo veramente) restano alcune cose positive. E non parlo solo della undicesima vittoria consecutiva (altro record assoluto per la Reggina), o del decimo sigillo del capitano, o del più piccolo del gruppo che ormai si è preso il palcoscenico (la nostra porta) con l’autorevolezza di un veterano.

L’abbraccio della Sud ai giocatori a fine partita, resta una delle immagini più belle del campionato. Così come la commozione del mister al novantesimo. Hanno vinto loro, bravi loro. Ma noi non usciamo sconfitti.

Barney p