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Aspettavamo questa partita da una vita, e alla fine ci siamo. Dopo anni di mezzi derby con Cosenza e Catanzaro (che il Crotone non vale nemmeno la pena nominarlo, almeno per cose di tifosi) finalmente torniamo a giocare contro quelli là, quelli che tifano per la squadra della parte sbagliata dello Stretto. Una partita, La Partita, che manca da troppo tempo e che noi poveri tifosi aspettavamo come parziale compensazione emotiva a questi tre lunghissimi anni d’inferno dilettantistico. La partita che vai a cercare appena escono i calendari, quella che “c’è il derby, scusa amore ma la scampagnata a Gambarie te la vai a fare con tua madre”. La partita del “neanche il ponte ci unirà” che vive di vita propria negli uffici, nei bar e tra gli studenti che fanno avanti indietro tra le sponde dello Stretto.
L’appuntamento che “ci vediamo alla Caronte e poi andiamo tutti assieme”, quella dei brividi che ti dava il Celeste prima e il Franco Scoglio poi. Insomma, l’unico appuntamento che nessuno, da noi e da loro, vuole perdere. E poco contano le categorie, le posizioni in classifica, i fallimenti che si susseguono uno più deleterio dell’altro: il derby è la partita dei tifosi. O almeno dovrebbe esserlo, visto che dovremo accontentarci di vederlo in tv, che per i piani alti del calcio ormai i tifosi sono solo codici a barre obbedienti e guai ad alzare la testa, che un daspo di questi tempi non si nega a nessuno. E così, l’unica stracittadina d’Italia che si gioca in due regioni diverse, farà brillare solo un lato di quella stessa medaglia (un po’ ammaccata per la verità) che rappresenta Reggio e Messina. Domenica c’è il derby, ma senza tifosi non è la stessa cosa. Qualcuno lo spieghi ai padroni del vapore, gli stessi che mandano una partita di serie A in esilio agli antipodi (ma ve lo immaginate se poi a Perth si menano?) e che sbarrano due città la porta della trasferta meno trasferta di tutte. Cambiate mestiere, provate col padel.
Il derby è tornato dopo quasi dieci anni e il ponte, per fortuna, ancora non c’è. E nemmeno il cantiere. E nemmeno il progetto esecutivo. E nemmeno l’ok della Corte dei conti. Il povero Salvini sono anni che spara date a caso – estate 2024, autunno 2024, primavera 2025 e via dicendo. L’ultima parla di inizio 2026, ora ci tocca aspettare la prossima chiamata – ma tra un annuncio e l’altro, il ministro di Pontida che ha costruito la sua carriera sputando sulla Calabria e sui calabresi ha raggiunto l’incredibile risultato di riempire piazza De Nava di una folla plaudente di calabresi. I bene informati raccontano che quella sera, nel museo alle spalle del palco, uno dei bronzi abbia avuto un ictus sentendolo gridare “prima la Calabria”. Ma è solo una voce, dal Marc non è arrivato nessun commento a riguardo.
Domani c’è il derby dello Stretto, probabilmente il più scalcagnato di sempre e con la trasferta vietata. È il calcio moderno, bellezza. Speriamo che in campo conti poco. (Barney p)