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Il derby dello Stretto finisce nel peggiore dei modi per la Reggina. Un gol del Messina nei primi minuti decide la partita, ma a pesare è soprattutto il modo in cui gli amaranto escono dal campo: senza idee, senza ritmo, senza cuore. Il Messina difende con ordine, gioca con orgoglio e porta a casa tre punti che valgono più di una vittoria.
Dall’altra parte, solo delusione. La Reggina non riesce mai a reagire, e la sensazione – fin dal primo tempo – è quella di una squadra scarica, confusa, incapace di trasformare la tensione in energia.
Le occasioni sono poche, i cross sbagliati troppi. Così, al triplice fischio, resta soltanto l’amarezza di un derby perso e di una prestazione che lascia il segno.
Ma la ferita non è solo sportiva.
Il derby di quest’anno è stato anche quello del divieto di trasferta imposto dal Questore di Messina, che ha tenuto lontani i tifosi amaranto dal “Franco Scoglio”.
Un divieto che ha bruciato più della sconfitta stessa: perché chi vive il tifo come appartenenza e fede avrebbe voluto esserci, gridare, sostenere, magari contestare — ma esserci. Invece, il settore ospiti è rimasto vuoto, e con esso un pezzo importante del derby.
Sui social la reazione è durissima. Parole di rabbia, di delusione, di amarezza: «Senza orgoglio», «Indegni», «Questa non è la Reggina».
E a far eco alla tifoseria, anche la voce del patron Ballarino, che non ha nascosto il proprio disappunto: «Nei derby si può perdere, ma non così. È mancato tutto: testa, cuore e rispetto per la maglia».
Il derby dello Stretto, ancora una volta, lascia più ferite che punti.
E mentre lo Stretto torna calmo, resta nell’aria la sensazione di qualcosa di irrisolto: la distanza tra squadra e tifosi, tra parole e campo, tra ciò che la Reggina è e ciò che dovrebbe tornare ad essere.

