Mentre il calcio d’estate comincia a sfiorare i sogni di gloria, a Reggio si vive una settimana sospesa. I tifosi scrutano l’orizzonte con occhi lucidi e pieni di speranza. Il 6 giugno è la data che tutti aspettano. In palio c’è l’orgoglio di una città intera, che sente profumo di Serie C ma sa che bisogna attendere, sperare e restare cauti.

C’è qualcosa di sacro nell’attesa. È come la settimana prima di una finale, quando ogni ora pesa il doppio, ogni voce rimbomba più forte, ogni sogno si veste di cautela. E così, Reggio Calabria, in questi giorni, sembra trattenere il respiro.

Il 6 giugno è ormai alle porte e con lui la scadenza per l’iscrizione alla prossima Serie C. Una data secca, rigida, che divide chi potrà esserci e chi, invece, resterà indietro. Eppure, paradossalmente, non è la Reggina a giocarsi tutto. O almeno, non ancora.

Perché la Reggina ha fatto il suo. Ha lottato, ha vinto i playoff, si è messa in fila. E ora, da quinta nella graduatoria dei possibili ripescaggi, guarda le altre. Quelle che traballano. Quelle che tremano. Quelle che rischiano di cadere sotto il peso di fideiussioni da 700mila euro, stipendi da saldare e carte bollate da presentare alla Covisoc.

È vero, nessuno a Reggio vuole speculare sulle disgrazie altrui. Non è nello spirito amaranto. Ma le voci circolano, eccome. E parlano di tante, troppe società in difficoltà. Il nuovo regolamento non fa sconti. E allora si apre una fessura, una breccia, una possibilità. Sottile, ma reale.

Per questo, il silenzio in questi giorni è carico di significati. La città attende. E intanto, come una candela accesa nella notte, la speranza continua a bruciare. Lenta, ma viva.

Nessuno deve illudersi. A Reggio si è già vissuto troppo. Si è caduti e ci si è rialzati. Si è ricominciato con dignità, con sudore, con il cuore. Ma è anche vero che, dopo una stagione fatta di passione e sacrificio, l’idea di rivedere la Reggina in Serie C fa battere più forte il petto.

Serve calma. Serve freddezza. Serve rispetto per un meccanismo che deve fare il suo corso. Ma, al tempo stesso, serve crederci. Perché questa non è solo una settimana di burocrazia e scadenze. È una settimana che può cambiare il futuro. Una settimana che, forse, ha scelto di passare ancora una volta da Reggio Calabria.

In fondo, il calcio vive di attese come questa. Di settimane in cui tutto sembra fermo, ma tutto si muove sotto traccia. E mentre i tifosi si preparano ad accogliere il verdetto della Covisoc, la città continua a credere. Con sobrietà, con compostezza, ma anche con quella fiera convinzione che la Reggina non sia solo una squadra. È un’idea. È un’identità. È un popolo che non smette mai di crederci.

Il 6 giugno, allora, non sarà solo una scadenza. Sarà una resa dei conti. Con il destino. Con la giustizia sportiva. Con il futuro. Ma anche e soprattutto con un cammino che non si è mai interrotto. A testa alta. E con la maglia amaranto addosso.