La Serie A sta vivendo una nuova stagione che racconta un’Italia divisa anche nel calcio. La mappa delle squadre partecipanti al campionato 2025-2026 mostra un quadro piuttosto chiaro: il Nord domina con ben 15 squadre su 20, mentre il Sud fatica a farsi sentire con appena tre rappresentanti, Napoli, Lecce e Cagliari.

Questo sbilanciamento non è una novità assoluta, ma negli ultimi anni si è accentuato in modo significativo. Se negli anni 2000 il Mezzogiorno poteva vantare una presenza importante, con squadre come Bari, Palermo, Catania, Messina, Reggina tutte in Serie A, oggi quella ricchezza territoriale è quasi un ricordo. Regioni storicamente calde per il calcio come Sicilia e Calabria sono assenti da tempo dalla massima serie.

Le neopromosse di quest’anno, Sassuolo, Pisa e Cremonese, sono tutte squadre del Centro-Nord, che vanno ad aggiungersi a una già nutrita pattuglia settentrionale. Un trend che sembra consolidarsi stagione dopo stagione.

Dietro a questa disparità geografica si nascondono ovviamente motivazioni economiche e strutturali. Il Nord Italia, con un tessuto produttivo più solido, infrastrutture all’avanguardia e maggiori investimenti, riesce a sostenere meglio il peso economico di un club di Serie A. Il Sud, invece, deve ancora affrontare problemi storici di carenza di risorse, strutture non sempre adeguate e difficoltà ad attrarre investitori importanti.

Questo squilibrio non riguarda soltanto il posizionamento delle squadre sulla cartina, ma influisce anche sulla qualità del campionato. Le piazze meridionali sono da sempre state tra le più calde, con tifoserie appassionate e ambienti vibranti che hanno dato alla Serie A un’anima speciale. Senza di esse, il calcio italiano rischia di perdere parte della sua identità, della sua passione e di quella dimensione popolare che lo rende unico.

Per questo motivo, è fondamentale che il calcio italiano e le istituzioni facciano uno sforzo concreto per sostenere e rilanciare il calcio nel Mezzogiorno. Si tratta di un impegno sociale ed economico verso un territorio che ha sempre dato tanto a questo sport.

Solo riportando squadre storiche del Sud nelle categorie più alte, potremo sperare in un campionato più equilibrato e rappresentativo di tutta la nostra nazione. Il calcio del Sud non è solo nostalgia, è una risorsa preziosa che la Serie A non può permettersi di perdere.

In sintesi, la stagione 2025-2026 ci consegna una Serie A che si conferma campionato del Nord, ma anche un campanello d’allarme: per salvare la vera essenza del calcio italiano serve un impegno collettivo per riportare il Sud al centro del palcoscenico.