Sono giorni di fuoco per la Serie C e non solo per la scadenza delle iscrizioni. La SPAL ha acceso il dibattito con l’attacco frontale di Tacopina, il Brescia ha visto scendere in piazza i tifosi e Cellino restare in silenzio, la Lucchese è affondata tra le macerie lasciate da mesi di incertezza e la Triestina si è aggrappata a una domanda presentata all’ultimo istante. Intanto, il tema dei crediti fiscali continua a incidere con nove squadre coinvolte. La Covisoc ha l’ultima parola. La Reggina resta spettatrice interessata.

Giugno, per la Serie C, è ormai sinonimo di tensione, dichiarazioni al vetriolo, scadenze temute più delle retrocessioni. E anche quest’anno non ha fatto eccezione. Se il numero di domande presentate per la stagione 2025-26 sembra rassicurante, il contesto in cui molte di queste sono arrivate racconta una storia ben diversa. Prendiamo la SPAL, ad esempio. A Ferrara si è vissuto un clima da resa dei conti, con il presidente Joe Tacopina che ha tuonato contro il sistema: «Insostenibile, serve un reset». Parole dure, forse anche comode, che provano a spostare l’attenzione da una gestione societaria che non è riuscita nemmeno a garantire il minimo indispensabile. A mancare è stata proprio la fideiussione: non un dettaglio, ma l’elemento centrale per l’iscrizione. Ora si attende il giudizio della Covisoc, ma lo scenario appare più che compromesso e le responsabilità interne non possono essere ignorate.

A Brescia il copione è stato simile. Nessuna domanda di iscrizione è stata presentata: il Brescia, per decisione del patron Massimo Cellino, ha formalmente rinunciato alla Serie C. Dopo settimane di silenzi, trattative sfumate e mancate soluzioni ai debiti con dipendenti, fisco e fornitori, il club non ha neppure tentato il deposito della documentazione. La rabbia è esplosa in città: tifosi in piazza, striscioni di protesta, accuse durissime contro un presidente che, secondo la piazza, ha deliberatamente affondato un pezzo di storia.

Poi c’è Lucca, dove da tempo si respirava un’aria pesante. La Lucchese era data in crisi già da mesi e alla fine l’epilogo è stato quello previsto: niente iscrizione. Le promesse evaporate, i tentativi di cessione falliti, le trattative non andate in porto. Una delle società più storiche della Serie C esce di scena e lo fa nel modo peggiore: senza neanche provare a salvare la faccia.

Alla Triestina, invece, è andata in scena l’ennesima corsa contro il tempo. Dopo una stagione complicata, sul campo e fuori, la domanda è arrivata in extremis. Una mossa che mostra volontà, ma che non cancella dubbi e sospetti. La proprietà ha voluto dimostrare impegno, ma l’ultima parola spetterà, ancora una volta, alla Covisoc.

E proprio la Covisoc sarà l’arbitro silenzioso di un’estate già rovente. Il termine per la pubblicazione dei verdetti è fissato per il 13 giugno e sarà in quel momento che si capirà davvero chi resta e chi salta. In parallelo, non può essere trascurato il tema dei crediti fiscali: un nodo che continua a pesare. Tanti club sono sotto la lente. Il rischio è che altre squadre, pur formalmente iscritte, possano poi pagare dazio.

In tutto questo, c’è chi osserva e spera. La Reggina ha seguito ogni scossa di questi giorni con attenzione. Solo lavoro silenzioso, consapevole che la propria chance dipende dai fallimenti degli altri. Un paradosso crudele, ma anche una finestra da non lasciarsi sfuggire.

In questi giorni di parole grosse e documenti tirati fino all’ultimo secondo, il calcio italiano conferma tutte le sue contraddizioni. Ogni estate si parla di riforme, ma si finisce sempre nello stesso pantano. La Serie C, che dovrebbe essere laboratorio e trampolino, rischia di restare solo il riflesso di un sistema al collasso. Ora tocca alla Covisoc decidere chi resta e chi no. Poi, inevitabilmente, arriverà il tempo dei ricorsi. Ma intanto, tra chi lotta per rientrare e chi attende ai margini, la stagione 2025-26 ha già il sapore amaro dell’emergenza.