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Dopo la vittoria nella finale playoff contro la Scafatese, Bruno Trocini celebra il gruppo, non solo quello in campo: «Le vittorie ottenute sono il frutto di valori morali e professionalità. Ora ci godiamo una pausa meritata, ma con la speranza che il viaggio non sia finito qui».
La sala stampa del “Granillo” si trasforma in una festa di riconoscenza per un’intera stagione di lavoro condiviso.
Un’atmosfera emozionata e colma di riconoscenza al “Granillo”, dove il tecnico ha scelto di spostare l’attenzione su chi lo ha accompagnato nella rincorsa playoff:
«Quello che abbiamo fatto non sarebbe stato possibile senza il mio staff. Li voglio ringraziare pubblicamente. Li ho voluti qui proprio per questo».
Accanto a lui, presenti Maximiliano Ginobili (vice allenatore), Giuseppe Lazzaro (preparatore atletico), Paolo Albino (coordinatore della preparazione atletica e recupero infortunati), Stefano Pergolizzi (preparatore dei portieri), Danilo Polito (match analyst) e Gabriele Parisi (preparatore atletico del settore giovanile aggregato alla prima squadra). Un gruppo compatto, affiatato, che ha fatto della complementarità e della sinergia la propria forza.
Il mister ha poi ringraziato squadra, società e tifosi: «La curva è stata con noi anche nei momenti più duri. Dopo Siracusa c’erano ferite profonde. Ma siamo rimasti uniti. Ringrazio anche la società e la stampa presente, che ci ha fatto sempre sentire la sua vicinanza e che ci ha fatto sapere che c’è piena fiducia».
Poi spazio ai collaboratori, con parole che raccontano l’anima di questa Reggina. Maximiliano Ginobili ha parlato di Barranco: «Lo lasciamo molto libero, ma dà tutto se stesso. È uno che non molla mai».
Danilo Polito ha sottolineato la forza del gruppo nei momenti di difficoltà: «Il nostro segreto è semplice: dopo ogni problema ci ritroviamo, ci confrontiamo. Senza egoismi. Il mister ha saputo guidare un gruppo di lavoro vero, dove ognuno sa dove può dare di più, e lo fa con rispetto reciproco».
Giuseppe Lazzaro ha evidenziato l’importanza dell’aspetto mentale: «A maggio non si corre solo con le gambe. È la testa che conta. Se questa squadra ha spinto fino al 120’, è grazie all’impronta motivazionale che il mister ha dato fin da subito».
Stefano Pergolizzi ha voluto elogiare il giovane portiere amaranto: «Conosco Antonio Lagonigro da quando aveva 16 anni. Ha fatto un salto incredibile. Ma dietro ci sono anche Lazar e Martinez, portieri da categoria superiore che hanno creato un gruppo fantastico».
Ancora Polito, tra ironia e stima, ha parlato di Barillà: «Anche se non corresse, cambia le partite con un tocco. È un punto fermo».
Infine, Gabriele Parisi ha sottolineato il valore della sua vicinanza anagrafica ai giocatori:
«Ho smesso da poco, e questo mi aiuta a capire i ragazzi. Posso parlare il loro linguaggio, soprattutto nei momenti in cui serve supporto emotivo».
La conferenza si è chiusa con un lungo applauso. Una scena rara, spontanea, che racconta di una Reggina che, pur senza certezze sul futuro, ha già vinto nella dimensione più difficile: quella dell’identità.
Bruno Trocini e il suo staff hanno costruito una squadra, un gruppo, una vera famiglia calcistica. Ora si attende solo che arrivi quel «regalo» meritato: la Serie C.

