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Nel cuore di Reggio Calabria, tra le aule e i laboratori dell’Università Mediterranea, c’è un fermento che non è solo accademico, ma anche identitario. A raccontarcelo, nell’ambito del format A Tu per Tu sul Truck del network LaC, è il Rettore Giuseppe Zimbalatti. Con lui abbiamo tracciato un bilancio delle attività recenti dell’ateneo, parlando di numeri, progettualità, futuro — ma anche di radici e visione.
«I segnali sono incoraggianti», afferma Zimbalatti, con il tono di chi vive il mondo universitario non solo come missione educativa, ma come investimento strategico per il territorio. Le immatricolazioni per l’anno accademico in corso mostrano dati in crescita, a conferma di un rinnovato interesse verso l’offerta formativa dell’ateneo reggino.
Un bilancio positivo, tra crescita e progettualità
«Abbiamo lavorato molto — spiega — per rinnovare i percorsi di studio, renderli più attrattivi, più coerenti con le esigenze del mondo del lavoro e più rispondenti alle istanze dei nostri giovani». Non è un caso che alcuni corsi siano stati potenziati e che altri, nuovi, siano stati introdotti con l’obiettivo di allinearsi ai trend della transizione digitale, ecologica e sociale.
La nuova offerta formativa: innovazione e territorio
Tra le novità spiccano corsi interdisciplinari che mettono in dialogo competenze diverse, come ingegneria, architettura, agraria, diritto ed economia. Un approccio moderno, che guarda alla complessità del presente ma senza dimenticare il contesto.
«La nostra forza sta proprio qui — sottolinea il rettore — nel saper coniugare innovazione e appartenenza. Ogni percorso è pensato non solo per offrire una preparazione competitiva a livello nazionale e internazionale, ma anche per rispondere alle esigenze del territorio calabrese, creando figure professionali che possano trovare sbocchi lavorativi qui, senza essere costrette ad andare via».
Giovani e futuro: trattenere i talenti in Calabria
È forse questo il punto centrale della visione di Zimbalatti: l’Università Mediterranea come motore di sviluppo locale, capace di arginare l’emorragia di giovani che ogni anno lasciano la Calabria in cerca di opportunità altrove.
«Il nostro sogno — confessa — è che i giovani possano scegliere di restare. Ma per farlo dobbiamo costruire insieme un ecosistema che li valorizzi, che dia loro possibilità concrete. L’università fa la sua parte, ma serve un’alleanza con le istituzioni, le imprese, il territorio».
Non è solo una dichiarazione d’intenti: è l’orizzonte di un lavoro quotidiano fatto di progettualità europee, partenariati internazionali, incubatori di impresa e servizi agli studenti. Un lavoro che guarda lontano, ma che parte da vicino.
Le radici e lo sguardo avanti
L’intervista si conclude con uno sguardo che è insieme affettuoso e ambizioso: «Sono nato e cresciuto qui. Ho scelto di restare, e oggi sono onorato di guidare questa istituzione che ha un ruolo fondamentale nella crescita della nostra comunità. La Mediterranea ha radici profonde in questa terra, ma il suo sguardo è proiettato verso il futuro».
Un futuro in cui l’università non è solo un luogo di formazione, ma una vera e propria fabbrica di speranza, capace di offrire ai giovani calabresi strumenti per costruirsi un destino diverso — e, perché no, migliore — proprio qui, dove tutto ha avuto inizio.