di Lorenzo Vazzana – Nel silenzio carico di memoria del Museo Archeologico di Reggio Calabria, un padre tiene tra le braccia il figlio e gli indica il volto fiero di uno dei Bronzi di Riace. È un momento intimo, quasi sacro, in cui il presente incontra il passato e lo rende vivo. In quello sguardo condiviso c’è l’essenza della trasmissione: non solo di conoscenza, ma di radici, appartenenza, cultura. I Bronzi, simboli immortali della Magna Grecia, non sono solo opere d’arte: sono testimoni di un’identità che resiste al tempo. Il padre non mostra solo una statua, ma svela un’eredità, un patrimonio di bellezza e forza che oggi, più che mai, va custodito. Così, tra le luci soffuse e i riflessi del bronzo, un bambino comincia a scoprire la sua storia. E forse, anche se ancora non lo sa, se ne innamora.