di Lorenzo Vazzana – Nel silenzio dorato di un tramonto locrideo, la figura di Nosside si fa poesia. Immobile eppure viva, la scultura della celebre poetessa greca si lascia abbracciare dalle nuvole che danzano lente, come parole sospese tra cielo e mare.

È un momento che sfugge al tempo, dove la luce accarezza il marmo e lo trasforma in carne, in respiro, in sentimento. Il mare dietro a lei è un inchiostro liquido, e l’orizzonte un foglio su cui l’anima scrive versi d’amore e malinconia. Nosside guarda lontano, forse verso un amore perduto, forse verso un futuro ancora da immaginare.

E chi passa, inevitabilmente, si ferma. Per ascoltare, per sentire, per ricordare che anche una statua, se baciata dalla luce giusta, può sussurrare all’anima. Sul lungomare, tra salsedine e vento, Nosside continua a cantare l’eternità delle emozioni.