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(foto da www.annaviva.org) – «Il mio ultimo viaggio nel Caucaso settentrionale in fiamme è un’immersione nel dolore della gente e nel cinismo spudorato di chi sta al fronte e dintorni. Quando quest’incubo è cominciato, in settembre, nei recessi della coscienza ci restava un filo di speranza: forse avrebbero davvero catturato i terroristi evitando di usare le armi contro i civili… Non è stato così. Non è stato affatto così. È evidente, ormai: il loro unico obiettivo era il genocidio.
E il genocidio di un popolo porta al genocidio di un altro popolo: è un assioma confermato dai secoli e da generazioni di occupanti e occupati. Per un impero totalitario come quello che si va costruendo sotto i nostri occhi le spedizioni punitive sono la norma, l’essenza. Oggi sulla ghigliottina ci finisce Tizio, domani Caio, dopodomani tocca alla piccola Liana. Poi verrà il nostro turno. Poco ma sicuro». Lucida, coraggiosa e anche profetica. La giornalista russa Anna Politkovskaja mentre denunciava quanto la Cecenia fosse russa ma i Ceceni no e il genocidio in atto. Anche Israele ritiene sua la Palestina ma non i palestinesi.
7 ottobre 2006 a Mosca
Ci sono date che si riconoscono nei meandri della Storia. Tessono trame chiare seppure tenebrose destinate a incrociarsi, a ripetersi, tale è l’incapacità dell’umanità di arginare l’abisso e l’inferno.
Il 7 ottobre 2006 a Mosca veniva uccisa sotto casa la giornalista di Novaja Gazeta, Anna Politkovskaja. Da lì a breve, avrebbe pubblicato un’altra inchiesta accurata e scomoda sul conflitto russo-ceceno. Denunciava con coraggio le sistematiche violazioni dei diritti umani commesse contro i civili dalle forze russe in Cecenia. Il suo omicidio è ancora drammaticamente senza mandanti.
Oggi Anna Politkovskaja avrebbe raccontato anche la guerra che da oltre tre anni va avanti nell’Ucraina di Zelensky. Un conflitto frutto di un’altra lotta imbracciata dal governo russo di Putin per affermare la sua autorità in modo dispotico e violento, al fine di assicurarsi, partendo dal Donbass, un avamposto russo nell’Ucraina orientata a entrare nella Nato.
Una guerra nel cuore dell’Europa che, come ogni guerra, continua a seminare macerie e vittime innocenti. Eppure questa è una guerra condannata apertamente dalla stessa Europa che invece fa ancora fatica a condannare Israele per quello che da reazione a un brutale attacco di Hamas è diventato un progetto di distruzione del popolo palestinese, affamato, assetato, spinto a lasciare la propria casa con il terrore delle bombe e delle armi.
7 ottobre 2023 a Kfar Aza
Sulla striscia di Gaza si consuma da due anni esatti un’escalation di violenza seguite a quel 7 ottobre del 2023 quando Hamas sferrò un attacco brutale a Israele. Un orrore perpetrato da Hamas che si è accani addirittura contro neonati e bambini nel kibbutz di Kfar Aza, sprofondando nell’abisso dell’inenarrabile che invece occorre denunciare.
Oggi Israele ricorda mentre da qualche giorno si discute di un piano di pace messo a punto da Trump per il cessate il fuoco (con una popolazione ridotta allo stremo quasi solo macerie sulla Striscia di Gaza) e il rilascio degli ostaggi da entrambe le parti. Il presidente americano Donald Trump si dice ottimista dopo l’incontro di ieri in Egitto con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Hamas avrebbe accettato disarmo, ma senza Blair governatore di Gaza. La situazione resta aperta e delicata mentre gli attivisti della flotilla che erano stati fermati tornano a casa e a quelli in arrivo adesso a Gaza, annunciata già l’espulsione.
Non si placa il moto di indignazione che ha portato l’Italia (e la Calabria con Reggio) in piazza. Un team di giuristi del Gap (Giuristi e Avvocati per la Palestina) ha presentato denuncia alla Corte Penale Internazionale per complicità in genocidio nei confronti di Meloni, Crosetto, Tajani e Cingolani.
Ci sono date le cui storie si incontrano e si intrecciano come le persone che commemorano e le vicende che rappresentano. Anna Politovskaja con i suoi articoli ha reso chiare trame oscure che la Storia si ostina a riproporre. Dobbiamo operare affinché la luce della sua memoria, del suo esempio e del suo coraggio possa sempre aprire varchi alla verità.