Tutti gli articoli di L'editoriale
PHOTO
Una Vita inizia nel mare dove invece un’altra ha cominciato a spegnersi. Accade la notte del 7 agosto. Una bambina di sei anni proveniente della Guinea raggiunge la costa di Lampedusa dopo cinque giorni di stenti in balia delle onde. Una traversata alla quale non sopravvivrà.
Sulla riva di Caulonia, nel reggino, quella stessa notte un miracolo si compie quando una giovane madre mette al mondo una bimba decidendo di non partorire in ospedale e di non tenere con sé la piccola. Un gruppo di giovanissimi sono testimoni, e con la madre artefici di questo miracolo. Si accorgono che la giovane, entrata in acqua silenziosamente nonostante fosse in pieno travaglio, ha poco dopo una piccola tra le braccia. Sono loro a chiamare i soccorsi per garantire alla madre alla piccola, appena venuta al mondo, le cure necessarie.
Entrambe accudite e in buona salute ma le loro strade si sono subito divise. La madre ha deciso di uscire dall’ospedale senza la piccola che, invece, avrà in futuro una famiglia adottiva.
Radicale la decisione della giovane madre di non essere anche mamma della piccola che ha tenuto in grembo e che ha messo al mondo. Una condizione di solitudine e disagio quella in cui è avvenuto il parto. Un disagio che nulla toglie al valore assoluto del gesto di avere dato la vita, comunque. Un valore assoluto che, proprio nella consapevolezza di non volere tenere con sè la piccola, ove possibile si rafforza. È coraggioso, a prescindere, l’atto di dare la Vita. Un dono è prezioso. Sempre.
Non si conoscono le motivazioni del percorso così conclusosi nella Locride nel cuore dell’estate. Motivazioni che legittimamente devono restare nella sfera personale e di autodeterminazione della donna. Dobbiamo pervicacemente sperare che, per quanto possibile date le circostanze, questa scelta inevitabilmente dolorosa sia stata sua.
Restano in una sfera assolutamente intima gli oceani di dolore e di paura che deve avere attraversato, riuscendo a non annegare, prima di approdare a quella riva e affidare alle acque la “sua” bambina. Una bambina che, suo malgrado, resterà per sempre anche una parte di lei.
Visto l’epilogo, l’alternativa sarebbe stata privarla della vita e privare il mondo di una vita. Invece quella vita è venuta al mondo mettendo in circolo l’Amore che ha destato in tutte le persone che ha già incrociato nel suo cammino appena iniziato. L’Amore che la giovane Maria Vittoria ha provato quando, andando incontro alla donna per soccorrerla, si è trovata con la piccola tra le braccia. L’Amore che la piccola donerà e riceverà dalla famiglia nella quale crescerà, andando incontro alla meraviglia della Vita. Una vita che avrebbe potuto esserle negata e anche questa scelta sarebbe stata radicale e dolorosa, non avrebbe dovuto essere giudicata e avrebbe dovuto interrogarci tutti. Una Vita che invece, prima di tutto e nonostante tutto, le è stata donata.
A non negarle questo dono è stata proprio la donna che poi ha deciso di lasciarla ad un’altra famiglia. Non è meno Amore quello che, invece di dare vita per poi vederla crescere, dà la vita perché altri la vedano crescere. A fronte della facile e superficiale etichetta dell’abbandono, conta davvero che quella vita esista e che, adesso, abbia la possibilità di splendere.
Ancora non si è completamente in grado di riconoscere l’Amore dove esso ha solo un aspetto più impopolare, come non si è sempre in grado di cogliere tutto il coraggio necessario per mettere al mondo e poi lasciare andare, quando le prospettive non consentono altro.
E infatti, incombono sempre i facili giudizi. Frettolose sono le conclusioni secondo le quali la donna non avrebbe dovuto abbandonare … ma se la donna ancora oggi non può decidere, senza essere giudicata se quella decisione non è in linea con il ruolo che con arroganza ancora le si attribuisce, allora dovremmo davvero ammettere che non sono poi così lontani quei tempi bui in cui persino la maternità era solo l’ennesimo pretesto per sminuirne il valore, per violarne la dignità e la libertà. Tempi in cui la donna che non procreava era ritenuta una pazza, malata e da rinchiudere in manicomio piuttosto che una donna che avrebbe potuto e dovuto comunque esprimere i suoi mille talenti e, sempre per scelta, vivere e far vivere una maternità non meno traboccante di amore, come quella donata pure adottando una piccola nata in riva al mare in Calabria, in una calda notte d’estate.
Quanto dolore, che potrebbe e dovrebbe essere evitato, può ancora alimentare il pregiudizio e quanto Amore può essere silenziosamente generato da scelte assai difficili.
Noi non conosciamo la storia di questa giovane donna né quegli oceani di dolore attraversati, probabilmente completamente in solitudine, che lei ha tutto il diritto di tenere per sé. Premettendo questo, domandiamoci piuttosto se e quanto conosciamo la condizione di fragilità e di vulnerabilità di tante coppie che in cui poi la donna rimane sola, di tante famiglie che non riescono ad accogliere e ad accompagnare, di una società sempre pronta a giudicare e non sempre pronta a misurarsi in modo maturo con il dovere di garantire supporto, servizi e presenza accanto alle donne chiamate a scegliere nella maggiore serenità possibile e in autonomia e libertà.
Dobbiamo sperare che la donna non si senta sola o sbagliata, che riesca in qualche modo a custodire l’atto d’amore compiuto, a prescindere. Solo l’amore, in tutte le sue forme, può salvare anche dal dolore di un distacco. Lo fa ogni giorno. Soprattutto in silenzio e nonostante la nostra superficialità e la nostra ignoranza.
Sarà la scelta d’amore a salvare anche la mamma che, per dare un futuro alla sua piccola, ha affrontato un lungo viaggio dalla Guinea e una traversata in mare piena di pericoli e incognite, sopravvivendole. Nonostante questa morte insopportabile, restano l’Amore e il sogno di quell’esistenza migliore che avrebbe dovuto essere. E, anche in questo caso, numerose e altrettanto insostenibili responsabilità collettive.
In questa altalena di gioie e dolori che è il mondo, abbiamo una certezza: la piccola nata sulla riva di Caulonia, nel reggino in Calabria, è viva e sarà amata. Ancora.