venerdì,Aprile 19 2024

Ospedale di Oppido, scendono in campo i sindaci: «Occhiuto mantenga e potenzi le attività»

I primi cittadini della fascia preaspromontana, a cui si sono aggiunti anche quelli di Palmi e Cinquefrondi, hanno anche sollecitato un incontro con il governatore della Regione

Ospedale di Oppido, scendono in campo i sindaci: «Occhiuto mantenga e potenzi le attività»

L’ospedale di Oppido Mamertina non deve chiudere. È questo, in sintesi, l’accorato appello che i sindaci della fascia preaspromontana della Piana di Gioia Tauro e il “Comitato spontaneo 19 febbraio a difesa dell’ospedale Maria Pia di Savoia”, hanno rivolto, attraverso una lettera, al governatore della Regione Roberto Occhiuto, sollecitandone anche un incontro. «Gentile presidente  – si legge nella missiva firmata da Bruno Barillaro, sindaco di Oppido, Marco Caruso (Molochio), Orlando Fazzolari (Varapodio), Domenico Licastro (Delianuova), Giuseppe Zampogna (Scido), Salvatore Papalia (Santa Cristina d’Aspromonte), Ettore Tigani (Terranova Sappo Minulio), Giuseppe Ranuccio (Palmi), Michele Conia (Cinquefrondi) e la portavoce del Comitato Margherita Mazzeo – siamo i sindaci del comprensorio aspromontano e preaspromontano del versante tirrenico della provincia di Reggio Calabria.

Ci rivolgiamo a lei per esporre la grave situazione sanitaria in cui versa il territorio che siamo chiamati ad amministrare con non poche difficoltà. Un territorio interno e disagiato dove non esistono vie di comunicazione adeguate alle esigenze del terzo millennio e dove le criticità in termini di infrastrutture e opportunità, si palesano all’ennesima potenza. Un territorio che da sempre chiede con forza le più elementari infrastrutture necessarie allo sviluppo, ma con maggiore forza e determinazione chiede, quanto meno, di non venire privato di quei minimi servizi già esistenti. Diversamente la condanna alla miseria sociale, culturale ed economica sarà inappellabile. Chiediamo che l’ospedale Maria Pia di Savoia di Oppido Mamertina venga salvaguardato e potenziato e che torni a essere punto di riferimento della fascia montana e collinare, nella quale ricadono numerosi centri, quali Santa Cristina d’Aspromonte Delianuova, Varapodio, Molochio, Scido, Cosoleto, Terranova Sappo Minulio, Piminoro, Castellace, Messignadi, Sitizzano, Lubrichi, Acquaro e molti altri centri minori».

Sindaci e Comitato spiegano che Oppido «è il più vicino punto di riferimento per migliaia di cittadini che sono costretti, in caso di emergenza, a interminabili percorsi in strade strette, tortuose e dissestate, per poter raggiungere l’unico ospedale funzionante, oltremodo congestionato. Evidenziamo infatti, che nel territorio della diocesi, che ha sede a Oppido, coincidente con gran parte del versante occidentale dell’Aspromonte e con tutta la Piana di Gioia Tauro, vivono circa 180.000 persone, popolazione che aumenta esponenzialmente durante il periodo estivo per il rimpatrio feriale di tanti nostri concittadini costretti loro malgrado all’emigrazione. Questo vasto territorio, come ben sappiamo, dopo la sciagurata chiusura di ben 5 ospedali, è servito da un solo piccolo ospedale ubicato a Polistena, assolutamente insufficiente.

L’ospedale Maria Pia di Savoia – sottolineano – è stato qualificato “Ospedale di montagna” nel Piano sanitario regionale 2004-2006, ma nel corso degli anni quello che era un vanto e un fiore all’occhiello della sanità calabrese è stato progressivamente spogliato. Degli ospedali di montagna calabresi solo quello di Oppido, unico nella provincia di Reggio Calabria, è stato oltremodo razziato di reparti e strumenti. Non si può accettare che nel 2023 si muoia per strada a causa di una crisi ipoglicemica o uno shock anafilattico, un dissanguamento per ferita da incidente o un arresto cardiaco potenzialmente reversibile, non si può accettare che le gestanti partoriscano per strada sulle ambulanze o dentro le automobili. Una oggettiva e oculata razionalizzazione delle risorse, in linea con quanto stabilito dal citato Piano sanitario regionale 2004-2006, non può non tenere conto della conformazione territoriale della Piana di Gioia Tauro, che è composta da tre grandi fasce geografiche: marina, intermedia e montana.

La scelta dell’ospedale dell’Aspromonte è coerente con i bisogni degli utenti che vedono in questo nosocomio il punto di riferimento raggiungibile in tempi ragionevoli. Considerando che per la sua specificità, per le sue caratteristiche orografiche e demografiche del territorio disagiato in cui insiste, sia necessario valorizzarlo al fine di metterlo nelle condizioni di poter erogare e svolgere tutti i servizi e le attività di degenza previsti per gli ospedali di base per acuti, nell’immediato è necessario mantenere, rafforzare e potenziare le attività e le degenze attualmente esistenti, con la riattivazione di un punto medicalizzato h24 per le emergenze-urgenze».

Detto questo, sindaci e comitato chiedono «un incontro insieme a una delegazione dei sindaci e dei cittadini, per discutere la situazione nella prospettiva di una svolta che si impone in modo improcrastinabile, convenendo che l’entroterra della Piana di Gioia Tauro protesta il suo diritto a esistere». In conclusione, si sono detti «sicuri che le richieste di noi sindaci sollecitate a gran voce dai cittadini siano ascoltate e accolte e confidiamo nell’attenzione, nell’impegno e nella sensibilità che lei effettivamente ha dimostrato nella gestione dell’ereditata difficile situazione sanitaria in Calabria».

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