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Un sistema in affanno, una sanità che continua a fare acqua nelle sue fragilità più evidenti e una popolazione dializzata spesso abbandonata a sé stessa. Nel nuovo appuntamento del format “A tu per tu” de ilreggino.it, abbiamo incontrato Francesco Puntillo, Coordinatore regionale Fintred, che da anni si batte per i diritti dei pazienti nefropatici. Con lui abbiamo affrontato l’emergenza dialisi in Calabria, con uno sguardo particolare al territorio reggino, da troppo tempo costretto a fare i conti con posti rene insufficienti, carenze strutturali e una gestione che, per Puntillo, non tiene in minima considerazione la dignità dei malati.
Al centro dell’intervista la sentenza che ha annullato l’opposizione dell’Asp al nuovo accreditamento di una struttura privata, fondamentale per dare sollievo a decine di pazienti in attesa. «Questa sentenza – spiega Puntillo – ha messo nero su bianco ciò che denunciamo da anni: posizioni incoerenti, atti amministrativi che sembrano costruiti ad arte per ostacolare invece che garantire. Intanto chi paga, come sempre, sono i malati».
L’appello è chiaro: tutelare i pazienti, garantire il diritto alla cura e fermare quella che definisce “una situazione indegna di una Regione civile”.
Il Presidente Occhiuto è al corrente di questa vicenda?
«Il Presidente, fin dal suo insediamento, ha reiteratamente affermato l’esigenza di garantire le cure di prossimità. La vicenda contrasta nettamente con l’obiettivo del Presidente per cui i casi sono due: o Occhiuto non ne è al corrente, e questo sarebbe un fatto grave, oppure ne è al corrente e non interviene, e allora sarebbe un fatto gravissimo. Dimostrerebbe che il Presidente predica bene e razzola male, o che verso i dializzati reggini non nutre alcun interesse o rispetto».
Ma lei ha chiesto di parlare con il Presidente?
«Ho chiesto ripetutamente di parlare con il Dirigente Generale Calabrò, che a gennaio, in sede istituzionale, aveva assunto l’impegno di aggiornarci. Non ho avuto alcuna risposta, anche se mi risulta che abbia portato a termine il suo lavoro e che qualcuno in Regione stia bloccando irragionevolmente e immotivatamente la procedura. Spero di non essere costretto a denunciare la vicenda in sede giudiziaria».
Una denuncia forte, che chiama in causa la politica e l’etica istituzionale. Perché quando c’è di mezzo la salute – conclude Puntillo – non può esistere il silenzio.