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La gestione sicura dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari al centro del tavolo tecnico organizzato dall’associazione “Città della Piana”. In vista della “Giornata mondiale dell’acqua delle Nazioni Unite” (a sostegno del raggiungimento dell’obiettivo 6 di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030), l’associazione ha ritenuto di dover affrontare l‘irrisolto problema del razionale utilizzo della risorsa idrica.
In virtù di questo ha incontrato i dirigenti del “Consorzio di bonifica tirreno reggino” di Rosarno (gestore della diga sul Metramo), ossia il presidente Cannatà, il direttore Laruffa e Cascarano. L’associazione ha quindi chiesto, e prontamente ottenuto, martedì, l’apertura di un tavolo tecnico di confronto sul grave problema dell’incompiuta della diga e della carenza d’acqua, che di anno in anno si acuisce sempre più, strozzando ogni aspettativa di sviluppo e progresso civile.
Al tavolo tecnico, durato quasi tre ore, per l’associazione hanno partecipato il presidente Armando Foci, il vicepresidente Luigi Cordova, il segretario Aldo Polisena e i soci Marazzita, Caristena e Mileto. In qualità di esperto in materia, ha preso parte anche l’ingegnere Italiano.
Il direttore Laruffa ha aperto i lavori con un’ampia, documentata ed esauriente illustrazione delle vicende relative alla diga, infrastruttura di proprietà della Regione Calabria e della quale il Consorzio, ne è concessionario e gestore per il solo uso irriguo fino al 2029, pur avendo il Consorzio formalmente richiesto sin dal 2015 anche la concessione per uso plurimo delle acque. Concessione che, pur ottenuta e pubblicata persino sul Bur Calabria, risulta ancora stranamente bloccata.
Risalendo a ritroso nel tempo, Laruffa ha ricordato i primi studi eseguiti dal Consorzio negli anni ‘50/’60 del secolo scorso, per la creazione di un serbatoio sul fiume Metramo, con la finalità di irrigare vaste superfici della Piana, cui ha fatto seguito la redazione di un primo progetto di massima nel 1962 ed infine, a cura della Cassa del Mezzogiorno, l’affidamento dell’incarico nel 1973 per la redazione del progetto esecutivo per la costruzione della diga sul Metramo.
«I lavori di costruzione della diga – ha spiegato – avviati sin dagli anni ‘80, completati nel 1994 e collaudati soltanto nel 2013 (cioè quasi 20 anni dopo il completamento, a distanza di quasi 48 anni dalla progettazione e 17 anni dall’ultimazione dei lavori) ci lasciano purtroppo in eredità l’ennesima, disastrosa e offensiva incompiuta che continua a lasciare a “secco” campagne, serbatori idrici comunali e attività produttive esistenti e, quel che è peggio costituisce, insieme alla obsoleta rete di distribuzione dell’energia elettrica, uno dei maggiori impedimenti per l’insediamento di nuove attività produttive e per la creazione di nuovi posti di lavoro».
Nel dibattito, dopo la relazione di Laruffa, sono intervenuti a rotazione tutti i presenti, in particolare il presidente Cannatà e Cascarano che hanno fornito contributi notevoli alla conoscenza degli eventi, evidenziando, ciascuno per la propria competenza, tutti gli aspetti che hanno riguardato e tutt’ora riguardano, questa eccezionale opera di alta ingegneria e gli ostacoli che ancora ne impediscono il suo utilizzo, sia per uso irriguo che per usi civili e industriali.
Dalla discussione sono emerse le gravi responsabilità della Regione Calabria, ed in generale della classe dirigente, che in oltre 27 anni dal completamento dei lavori, pur essendo stati predisposti dal Consorzio di bonifica il progetto esecutivo per un impianto strategico antincendio a monte e il progetto (finanziato) per l’adeguamento sismico della diga, e predisposto dalla stessa Regione il progetto (finanziato) di 26 milioni di euro per il completamento della galleria di derivazione dell’invaso, delle adduzioni dallo sbocco della galleria fino ai punti di utilizzazione, dell’impianto di potabilizzazione e della centrale idroelettrica, tutto continua inspiegabilmente a rimanere bloccato.
«Quel che è certo – ha sottolineato il presidente dell’associazione Foci – comunque, è che a distanza di tantissimi anni non si è più speso un solo euro per mettere in funzione la diga, distribuire il suo prezioso liquido e consentire così il decollo agroindustriale e civile della città della Piana.
Ora, con l’irripetibile opportunità del Recovery Fund dell’Unione Europea, si può e si deve imprimere una forte accelerazione a questo volano di sviluppo rappresentato dalla diga e dalla centrale idroelettrica, appaltando ed avviando con urgenza i lavori già progettati e finanziati e procedendo celermente alla elaborazione delle schede progettuali da inviare al Ministero per il finanziamento con i fondi UE, nonché alla contemporanea progettazione della rete di irrigazione di almeno altri 30 mila ettari agricoli, per rifornire di acqua gli insediamenti industriali e per realizzare le condotte di adduzione per rifornire tutti i 33 acquedotti comunali della città della Piana.
Su questo problema chiederemo a breve un ulteriore incontro al Consorzio di bonifica, ai presidenti del Consiglio e della Giunta regionale, al sindaco della Città Metropolitana, ai sindaci del comprensorio, alla rappresentanza regionale e parlamentare del territorio al fine di concertare ed avviare efficaci azioni comuni tese alla soluzione di questo annoso e delicato problema dell’acqua e dell’energia».

